L'apertura

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La notte calava lenta e soffocante, avvolgendo la casa in un silenzio surreale. Il respiro regolare di Flor accanto a me era l'unico suono che rompeva quel silenzio, ma non era sufficiente a calmare il tumulto dentro di me. Mi girai nel letto, cercando una posizione comoda, ma sapevo che non sarebbe servito a niente. La mia mente era prigioniera di quel piccolo pacchetto lasciato all'ingresso, e non c'era modo di ignorarlo.

Mi alzai piano, attento a non svegliare Flor. Il pavimento freddo sotto i miei piedi era come una scossa, un segnale che stavo per fare qualcosa di irreversibile. Con il cuore che batteva forte, mi diressi verso l'ingresso, i miei passi attutiti dal tappeto. La penombra della casa sembrava amplificare ogni mio movimento, come se anche i muri fossero in attesa di scoprire cosa contenesse quel pacchetto.

Lo trovai esattamente dove l'avevo lasciato, sul tavolo all'ingresso. Mi fermai a fissarlo per un momento, sperando che l'oscurità mi aiutasse a vedere meglio la situazione, a capire cosa fare. Ma non c'era niente che potessi leggere dall'esterno: nessuna risposta, solo incertezze.

Allungai una mano tremante e lo presi. Era leggero, troppo leggero per contenere qualcosa di fisico. Lo rigirai tra le mani, cercando di percepire attraverso la carta, ma non riuscii a capire cosa ci fosse dentro. Era una sensazione strana, come se il pacchetto contenesse più dubbi che oggetti.

Mi sedetti sul divano del soggiorno, il pacchetto posato sulle ginocchia. La mente correva veloce, ripensando a Giulia, al nostro passato, e a tutte le cose non dette che avevamo lasciato dietro di noi. Cosa voleva ora? Perché aveva deciso di riapparire proprio in questo momento?

Finalmente, dopo un sospiro profondo, iniziai a sciogliere il nodo del pacchetto. Le mie dita lavoravano con lentezza, come se volessi ritardare il più possibile l'inevitabile. Ma alla fine, la carta si aprì, rivelando una piccola scatola di cartone. Il mio cuore accelerò mentre alzavo il coperchio, rivelando una busta e un piccolo oggetto che non riconoscevo subito.

Presi la busta e la aprii con cautela, estraendo un foglio di carta piegato. Le parole scritte da Giulia erano ordinate, ma c'era qualcosa nel modo in cui la penna aveva tracciato le lettere che rivelava la sua agitazione. Iniziai a leggere.

_"Federico,_

_Se stai leggendo queste parole, significa che ho trovato il coraggio di dirti ciò che ho sempre taciuto. Forse avrei dovuto dirtelo molto tempo fa, ma non è mai stato il momento giusto. Ho tenuto dentro di me questo segreto, sperando che il tempo lo cancellasse, che il dolore si attenuasse, ma non è stato così._

_Il tempo non ha cancellato nulla, e ora non posso più ignorare ciò che ho provato. Tu sei andato avanti con la tua vita, e io non volevo rovinare la tua felicità, ma non posso più fingere. Ciò che ti ho nascosto riguarda una parte di noi, qualcosa che è successo quando eravamo ancora insieme._

_Quello che troverai nella scatola è un piccolo promemoria di quel passato, qualcosa che ho tenuto per tutti questi anni. Ti chiedo solo di ascoltarmi, di cercare di capire. So che potrebbe sembrarti egoista, ma non ho nessun altro a cui rivolgermi._

_Giulia._"

Le mie mani tremavano mentre piegavo nuovamente la lettera. Il nodo allo stomaco era diventato insopportabile. Presi l'oggetto che era nella scatola: era un piccolo ciondolo, un ciondolo che riconobbi immediatamente. Lo avevo regalato a Giulia anni fa, quando eravamo ancora insieme, un simbolo del nostro legame, qualcosa che allora rappresentava un futuro che non avevamo mai realizzato.

Rimasi seduto in silenzio, fissando quel ciondolo. Mille pensieri attraversarono la mia mente: perché Giulia aveva deciso di darmi proprio quel ciondolo? Cosa voleva veramente dirmi? E, soprattutto, perché ora?

Sapevo che avrei dovuto fare qualcosa, parlare con lei, cercare di capire. Ma una parte di me voleva solo buttare tutto via, dimenticare e andare avanti con la mia vita. Tuttavia, sapevo che non sarebbe stato possibile. Il passato era tornato a bussare alla mia porta, e ignorarlo avrebbe solo peggiorato le cose.

Tornai a letto, il ciondolo ancora stretto nella mano. Flor era ancora addormentata, e io mi infilai sotto le coperte con la consapevolezza che il giorno successivo avrebbe portato con sé delle scelte difficili. Sentii una morsa allo stomaco, un senso di colpa per aver nascosto tutto a Flor, ma sapevo anche che dovevo risolvere questa situazione prima di coinvolgerla.

Il mattino seguente mi svegliai con una sensazione di pesantezza nel petto. Flor era già in piedi, occupata a preparare la colazione per Andres. La vidi muoversi con la solita grazia e determinazione, il suo sorriso caloroso che mi accoglieva ogni giorno. Eppure, non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che tutto questo potesse cambiare in un attimo.

Decisi di non dire nulla a Flor, non ancora. Prima dovevo parlare con Giulia. Mi vestii in fretta, e mentre Andres mangiava i suoi cereali, inventai una scusa per uscire presto. Flor non fece domande, mi baciò sulla guancia e mi augurò una buona giornata. Sentii una fitta al cuore, sapendo che la stavo ingannando.

Uscendo di casa, presi il telefono e chiamai Giulia. La sua voce rispose dopo qualche squillo, calma ma con una leggera esitazione.

"Federico," disse, come se mi aspettasse.

"Giulia, dobbiamo parlare. Ho trovato il pacchetto."

Dall'altra parte ci fu un momento di silenzio. "Lo so. Immaginavo che lo avresti aperto. Ci vediamo al solito posto?"

Annuì, anche se sapevo che non poteva vedermi. "Sì, tra un'ora."

Mentre camminavo verso il nostro vecchio caffè, il peso del ciondolo nella tasca mi ricordava ogni passo che avevamo fatto insieme, ogni sogno che avevamo condiviso, e ogni errore che avevamo commesso. Non sapevo cosa mi avrebbe detto Giulia, ma sapevo che questo incontro avrebbe cambiato tutto.

Giunto al caffè, la vidi seduta a un tavolino, con una tazza di caffè davanti a sé. Mi avvicinai lentamente, e quando i nostri sguardi si incrociarono, ci fu un momento di riconoscimento, di intesa silenziosa.

Mi sedetti di fronte a lei, posando il ciondolo sul tavolo tra di noi.

"Giulia, voglio sapere tutto," dissi, guardandola negli occhi.

Lei sospirò, abbassando lo sguardo verso il ciondolo. "Non sarà facile, Federico. Ma te lo devo."

E mentre iniziava a parlare, sapevo che non ci sarebbe stato più modo di tornare indietro.

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