SCRATCHED HEART. capitolo 11. Isabella

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Sono le cinque di sabato pomeriggio, ed io mi sto già preparando . Mi sa che sono un pochettino in ansia. Più che altro non so che cosa aspettarmi.  E se non fosse stato Derek ad intrufolarsi ogni mattina nella mia stanza?
È questa la domanda che mi tormenta da quando ho aperto gli occhi questa mattina.
Ci ho riflettuto molto.
Alla fine della frase sono presenti due iniziali "W.D."
L'unica persona a cui penso immediatamente è  la  più assurda ed improbabile, quindi l'ho eliminata a priori dal mio elenco.
Cosa molto importante da sottolineare,
è  che  il mio elenco inizia e termina con un unico nome . 
William Dikenstrok.
Se me lo ritrovassi davanti probabilmente avrei una crisi isterica.

In ogni caso  è assurdo anche solamente pensare che si possa trattare di lui.
Lui.
"W.D."
William Dikenstrok .
È assolutamente impossibile. Lui  non è in grado di compiere gesti cosi carini. E anche se ne fosse capace di certo non li farebbe per me.
L'unica opzione plausibile, se si dovesse trattare di lui,  è che stia facendo ciò per rapirmi, torturarmi ed uccidermi.  Sì, decisamente . Se si trattasse di lui questa sarebbe l'unica spiegazione con un minimo di senso logico.
Io in ogni caso porto in borsetta lo spray al peperoncino comprato su Whish . Sempre sperando che funzioni.
Fortunatamente non mi sono mai trovata in condizioni tali da usarlo, ma al giorno d'oggi bisogna fare attenzione. La cattiveria umana, porta certe persone, a compiere gesti folli.
Ed è una cosa che odio. Odio la consapevolezza di sapere che se mi dovessi ritrovare accerchiata da degli uomini non avrei vie di scampo.
Non mi so difendere, e questa è una consapevolezza che fa male.
Il mio desiderio fin da bambina è sempre stato quello di saper combattere corpo a corpo e di sapere come usare un pugnale o una pistola. È come se sentissi l'esigenza di saperlo fare, come se fosse un impulso saturo nella mia coscienza. Strano vero?

Sono quasi pronta. Sto finendo di truccarmi. Manca solo il gloss alle labbra.
Alla fine ho indossato un jeans nero aderente sui fianchi e poi un po' più morbido scendendo verso le cosce ed i polpacci.
Sopra un body a corsetto bianco con degli strass argento nel  bordino superiore .
I capelli li ho lasciati sciolti in delle semplici onde  fatte con la piastra.
Sono  contenta del risultato, stranamente mi sono riusciti bene.
Guardando  l'orologio mi rendo conto di essere in perfetto orario.
Anzi, direi anche in anticipo . Sono le diciannove e trenta, ho un ora prima dell'appuntamento. Considerando  i quindici minuti di strada, me ne rimangono quaranta cinque per provare a fare una foto o un tiktok discreto da potere pubblicare sui miei profili social. Forse dovrei iniziare ad usarli maggiormente. Dafne me lo ripete sempre. Ma io non l'ho mai ascoltata. Per me i social rappresentano solo finzione e falsità, di certo non la vita vera. Ma come adolescente sono costretta a rapportarmici se desidero avere almeno un minimo di vita sociale.
A proposito avrei dovuto raccontarle di questa situazione. Ma ho preferito tacere, perché conoscendola l'avrebbe raccontata a chiunque. Ovviamente, non per cattiveria.
Lei è fatta così.
In ogni caso mi metto all'opera.
Passata mezzora sono riuscita a scattare una foto decente. Perciò decido di postarla nelle storie di instagram . A questo punto non mi resta che prendere la borsa e scendere al piano inferiore per mettere le scarpe. Opto per le scarpe da tennis. Le mie amate Golden Goose. Non mi abbandonano mai, ed in questo caso mi saranno utili in caso di fuga.
Salgo in auto e vado.
Ormai non si torna più indietro.

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