11. Si comportano come se non esistessi

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Sola nel suo appartamento, Marta stava ripercorrendo nella sua testa tutti gli avvenimenti che avevano portato all'amara conclusione del suo appuntamento con Eva. Se doveva essere onesta, la reazione della ragazza l'aveva colta di sorpresa. Gli sguardi, la complicità, il tenersi per mano...tutto lasciava pensare che quel bacio sarebbe stato gradito, ma forse Marta era stata troppo precipitosa e, adesso, se ne pentiva perché era chiaro che aveva scosso Eva, toccando, senza volerlo, un nervo scoperto.

Non ebbe molto tempo, però, di crogiolarsi nei suoi pensieri. Era, infatti, a casa appena da venti minuti quando il telefono squillò e leggere il nome dell'inatteso mittente fu come ricevere uno schiaffo in faccia.
«Mamma che succede?»
«Ciao, Marta.» disse Sabrina Voigt «mi dispiace chiamare a quest'ora. Spero di non aver interrotto te e Silvia durante la cena.»
Se la mandibola di Marta non fosse stata ben salda e ricoperta da strati di muscoli e epidermide, dopo quella frase, sarebbe caduta rovinosamente per terra.
Due erano le cose: o sua madre si era rimbecillita o, molto più probabile, la donna non aveva prestato attenzione alla figlia quando le aveva detto che sua relazione era finita.

«Mamma, se Silvia da casa sua riesce a sentirci farebbe bene ad entrare nelle unità delle forze speciali. È un talento raro.»
Ci fu qualche secondo di silenzio, prima che la madre dall'altra parte mettesse insieme i pezzi e rispondesse:
«Che sbadata.»
Frau Voigt, però, non si curò di chiedere scusa per quell' errore e cambiò argomento.
«Cara, si tratta del nonno. Purtroppo, il suo cuore era più affaticato del previsto ed è venuto a mancare qualche ora fa.»
Marta rimase in silenzio per una manciata di secondi. Più che dalla  notizia, era rimasta stranita dalla scelta delle parole usate dalla madre; aveva detto che il cuore del nonno era "più affaticato del previsto", ma il comparativo lasciava intendere che lei avrebbe dovuto essere già a conoscenza del fatto che l'uomo stava male. Marta, però, non sapeva proprio niente, nessuno si era preso la briga di parlargliene.
«Aspetta, mamma. Che è successo al nonno?»
«Tuo fratello non te l'ha detto?»
«No! Non lo sento da un po'.»
E anche in questo caso, “sentire” non era il termine giusto. I due si erano scambiati appena qualche messaggio.
«Marta, il cuore del nonno purtroppo era malmesso già da parecchio tempo e due settimane fa è stato portato in ospedale per una crisi cardiaca. La convalescenza aveva i suoi alti e bassi, ma oggi le cose si sono improvvisamente complicate e il suo cuore non ce l'ha fatta.»
«Mi dispiace.»
«I funerali si svolgeranno domani pomeriggio,» continuò pratica la madre «ti ho chiamato prima possibile così avrai tempo per organizzare la partenza. Magari riesci a prendere un aereo già stasera. Non preoccuparti del prezzo del biglietto, ci pensiamo io e papà tu cerca di partire. Inoltre, fammi sapere quando arrivi così mando qualcuno a prenderti in aeroporto.»
«Grazie, ma non ce n'è bisogno, mamma. Posso pagare il biglietto da sola e prenderò i mezzi dall'aeroporto, le corse sono garantite fino a dopo mezzanotte.»
«Come vuoi, cara, se cambi idea chiama.»

La madre riattaccò il telefono e Marta rimase assorta per qualche secondo. Non sapeva come sentirsi, non vedeva il nonno ormai da parecchio tempo. Era, infatti, da circa un paio di anni che non rimetteva piede a casa ed era  dispiaciuta, ovviamente, l'uomo aveva contribuito in qualche modo alla sua crescita, ma la tristezza, beh... quella è un'altra cosa.
Quando era morta la nonna era stato diverso. Lei aveva dieci anni, all'epoca, e si era sentita triste perché avevano un bel rapporto.
Marta vedeva la nonna tutte le settimane ed era l'unica tra gli adulti a giocare con lei e suo fratello, Mark. Inoltre, spesso faceva loro dei regali. Non si trattava di oggetti costosi, ma dei piccoli pensierini, come cioccolatini, caramelle, penne colorate, quaderni con i loro personaggi preferiti.
Mentre, però, la donna distribuiva dolciumi ai nipoti, il marito apriva loro dei conti correnti sui quali, ad ogni compleanno e ad ogni Natale, versava del denaro di cui i ragazzi avrebbero potuto beneficiare una volta compiuti diciott'anni, a patto che avessero cominciato a lavorare nell'azienda di famiglia. Quando Marta aveva dato forfait, i soldi erano spariti insieme al fittizio affetto del nonno.

Nelle mie bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora