22. Non sono cose che si possono decidere

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Eva e Marta avevano ritrovato la serenità e grazie non solo all'aperta conversazione che avevano avuto in auto venerdì sera, ma anche al momento di intimità, seppur breve, che avevano condiviso subito dopo, Marta aveva smesso di trattare Eva come se fosse fatta di cristallo.
Durante il fine settimana, tra il lavoro di Eva al ristorante e gli straordinari di Marta, le ragazze non erano riuscite a replicare quella serata , ma perlomeno erano riuscite trascorrere parte della domenica assieme. Avevano passeggiato per il centro storico mano per la mano, si erano scaldate con del vin brulé e, addirittura, Marta le aveva regalato un panda di peluche, che a detta sua richiamava quelli che lei aveva avuto sul pigiama la mattina del loro primo bacio. Lo aveva fatto dopo che Eva aveva espresso un apprezzamento spropositatamente entusiasta per il tenero animale di pezza che si trovava in prima fila dietro la vetrina di un negozio e che indossava una maglietta con la scritta "hug me".

L'idillio con Marta, però, controbilanciava il rapporto tra Eva e la madre. Lo sfogo, confusionario e inconcludente, che era seguito alla disastrosa cena con Giorgia, sebbene avesse sollevato nel genitore parecchi quesiti,  non era stato approfondito; gli approcci fatti dalla donna per entrare in argomento erano stati piuttosto timidi e poco incisivi e Eva, da parte sua, non le stava rendendo le cose facili; la ragazza, infatti, si era guardata bene dal tornare a Loreggia dove sapeva che non avrebbe avuto scampo dell'interrogatorio della madre, che, al contrario, per telefono riusciva a schivare accampando la scusa di aver sempre qualcosa di urgente da fare.

Perciò, quando quel lunedì pomeriggio, aveva ricevuto la telefonata della madre che annunciava che da lì a mezz'ora con il papà sarebbero stati a Padova, Eva aveva fiutato l'odore di un'imboscata. Sperava solo che la presenza di Romina fosse un deterrente efficace.
«Sicuramente ha in mente qualcosa.» stava dicendo alla coinquilina, mentre metteva a posto i vestiti che aveva lasciato sul letto quella mattina.
Non voleva dare, infatti, al genitore un motivo per rimproverarla, anche se, rifletté Eva mentre con un colpo di mano toglieva una piega che si era formata sulle coperte, quello avrebbe potuto essere un diversivo.
«Sì, certo, andare a trovare la figlia e prepararle la cena. Un piano diabolico quello di tua madre.» rispose sarcastica Romina, che se ne stava a braccia conserte, appoggiata contro il telaio della porta.
«Non dico questo. Solo che sicuramente sta venendo qui per indagare.»
«La biasimi? Dall'ultima volta che sei stata a casa  ti sei resa quasi irreperibile!»
Eva fece spallucce, poi aggiunse:
«Sai, l'ho vista stamattina all'università.»
«Intendi quella stronza di Giorgia?»
«Sì, non mi ha nemmeno salutata si è girata dall'altra parte. È chiaro che non mi ha creduta.»
«Non sono tutti come lei, però. Io ti credo.»
«Con te è diverso, siamo amiche da anni.»
«Pensa un po' a Marta, allora. La conosci da poco più di due mesi e con lei è andata bene.»
«Sì, se non consideriamo che per giorni è stata fredda e temevo volesse lasciarmi.»
«Sì, ma avete chiarito, perché ti vuole bene e te ne vogliono anche i tuoi. Perciò, che cosa ti ferma nell'aprirti con loro?»
La domanda legittima dell'amica aveva una risposta complicata di cui forse la stessa Eva non era consapevole. Il campanello di casa, però, la salvò dall'incombenza di dover rispondere.

I genitori entrano in casa con in mano due grandi borse di plastica, una per ognuno.
«Oddio, ma avete invitato tutto il palazzo?» esclamò Romina andando in soccorso a Enzo, il quale aveva un carico visibilmente pesante.
«Mia moglie vi vede sciupate e vuole assicurarsi che non moriate di fame.» disse l'uomo. L'affermazione, fatta roteando gli occhi, fece ridere Romina.
«Non è tutto cibo.» si giustificò Gina, leggermente offesa.
«Qua c'è un piumone.» aggiunse, poi, porgendo la sua borsa, decisamente più leggera di quella che aveva portato sù il marito, alla figlia.
«Non era necessario, ma'.»
«Ho pensato che magari quello che hai è troppo leggero.» rispose la donna mentre si dirigeva in camera da letto, seguita da Eva.
«Siamo a dicembre e comincia a far freddo.» continuò ispezionando lo spessore delle coperte delle quali però non sembrava soddisfatta. «Se non lo vuoi mettere adesso va bene. Ma in caso di bisogno, ce l'hai.»
«Ok, lo metto da parte.» disse Eva, con un sospiro rassegnato.
La madre, mentre lei stava giocando a tetris nel proprio armadio, troppo poco capiente, doveva aver preso a guardarsi intorno. La sentì chiedere, infatti:
«Quanti libri! Ce la fai con i soldi del ristorante?»
«Sì,  parte del materiale è online e, poi, male che va ci sono i soldi delle ripetizioni.»
«L’importante è che non ti tolgano troppo tempo, Eva, se vedi che non ce la fai, molla qualcosa.»
Eva, dopo aver stipato a forza, il piumone in un angolino dell'armadio si girò e vide la madre con in mano il peluche che Marta le aveva comprato il giorno prima. La ragazza, infatti, una volta tornata a casa, lo aveva messo su una delle due mensole che aveva sopra la scrivania, a fare la guardia ai libri tra l'orsetto che suo padre aveva vinto per lei a una fiera quando aveva dodici anni e l'unicorno che Romina le aveva regalato quando le avevano tolto l'appendice a sedici.
«È nuovo?» chiese la donna.
«Uh-uh.» rispose Eva forzando una disinvoltura che non aveva.
«C'è scritto hug me, vuol dire abbracciami, no? Immagino sia un regalo di qualcuno.»
Osservazione sensata, il tono della madre, però, decisamente ammiccante fece arrossire Eva.
«Lo prendo come un sì.» disse Gina con un sorrisetto beffardo, mentre metteva a posto l'animale di pezza.
«Vado a vedere quello che sta combinando tuo padre.» aggiunse la donna, ma prima di lasciare la stanza rivolse alla figlia un inequivocabile occhiolino.
Eva si prese qualche secondo prima di lasciare la camera da letto. La curiosità della madre l'aveva trovata impreparata e, sebbene non avesse incontrato la sua immagine riflessa allo specchio, a giudicare dal calore percepito sulle sue gote, era pronta a scommettere che era arrossita parecchio. La madre, tutt'altro che un' ingenua, perciò, aveva sicuramente intuito che l'animale di pezza era il regalo di qualcuno di speciale.

Nelle mie bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora