9. Le piaci

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Mentre si lasciava alle spalle la festa e guidava verso casa, Marta si era sentita impotente.
Avere accanto Eva, seduta sul sedile del passeggero, con le mani giunte in mezzo alle gambe e le spalle incurvate e non poter fare nulla per farla stare meglio, era stato frustrante.
Avrebbe voluto, almeno, avere l'occasione di abbracciarla ancora una volta prima di separarsi, ma scese dall'auto, lei e Romina, dopo averle rivolto un saluto veloce, erano filate dritte a casa e Marta, delusa, aveva fatto altrettanto.

L'umore un po' ammaccato di Marta non era migliorato neanche la mattina dopo. Aveva, infatti, in programma di pranzare con le amiche ma, alla luce di quello che era successo la sera prima con Eva, non avrebbe potuto sopportare ulteriori critiche da parte di Sandra e, perciò, aveva scritto a Ilaria un laconico messaggio in cui avvertiva che sarebbe rimasta a casa.
Non era l'unica, però, ad aver disertato il pranzo e,a metà mattina, Marta si ritrovò inaspettatamente davanti l'uscio di casa Chiara.
«Che è successo tra te e quell'altra pazza?» esordì l'amica senza nemmeno dire buongiorno.
Chiara aveva conosciuto Sandra ai tempi della scuola perché frequentavano lo stesso liceo. Sebbene fossero nella stessa classe, però, allora non erano amiche, ma qualche anno dopo il diploma durante una rimpatriata avevano fatto comunella su quanto odiassero quelle serate e da allora erano diventate inseparabili e, così, la ragazza era entrata anche nella vita di Marta senza sostenere alcun esame di ammissione.
«Perché lo chiedi a me?»
«Perché Sandra mi ha liquidato con un rigo. Mi ha scritto "scusa, il pranzo è annullato." E quando le ho chiesto il motivo non ha più risposto. A quel punto ho telefonato ad Ilaria e mi ha detto che siete peggio di due bambine.»
Marta roteò gli occhi e lasciò che l'amica entrasse nell'appartamento.
«C'entra Luisa? Ilaria non è stata molto esaustiva.» disse Chiara mentre prendeva posto sul divano. Marta invece rimase in piedi, confusa, dal aver sentito il nome della usa ex. Non pensava a lei da settimane.
«No, non si tratta di lei.»
«Beh, menomale perché quella mi stava sul cazzo.»
«Non ti ci mettere anche tu!»
« Ahhh!» esclamò Chiara «Allora è di questo che si tratta. Hai conosciuto una e Sandra come al solito si è messa a fare mamma chioccia.»
Marta si sedette sul divano.
«Sì, ma stavolta abbiamo discusso. Le ho dato della viziata e le ho detto di smettere di predicare, in poche parole.»
Chiara non rispose, ma da come premeva le labbra una contro l'altra, era evidente che cercava di nascondere un sorriso.
«Non posso dire che hai torto, però, mi sembra eccessivo non parlarsi per una stronzata del genere.»
«Lo so, lo so, solo che stavolta mi ha dato proprio sui nervi »
«Ti ha infastidito quello che ha detto o riguardo chi lo ha detto?»
Marta si voltò verso l'amica e  questa non ebbe bisogno di una risposta per sapere che aveva esattamente centrato il punto.
«Facciamo così,» disse Chiara «ti porto a mangiare sushi in un posto nuovo e così tu mi racconti tutto di questa ragazza che ha fatto arrabbiare Sandra.»

Chiara diceva sul serio e una volta sedute al ristorante, pretese di sapere dall'amica tutto su Eva, Marta, però, le fornì un racconto poco dettagliato riguardo quello che era successo la sera prima, le parlò piuttosto degli ambigui e maldestri tentativi di flirtare l'una con l'altra.
Finito di pranzare le due amiche si concessero una passeggiata in centro e Marta rientrò a casa che erano ormai quasi le quattro. Troppo pigra per occuparsi di sistemare casa, come avrebbe dovuto, decise invece di guardare un film ma quando, dopo un quarto d'ora, aveva finalmente dichiarato il titolo vincitore, il citofono suonò.
«Sono io, apri! »
Era Sandra, la quale dal tono non sembrava molto contenta di essere a casa dell'amica, e quando Marta aprì la porta, infatti, la trovò, con le braccia conserte e lo sguardò accigliato.
«Ilaria mi ha preso in giro. Mi ha detto che mi portava a prendere un gelato.»
Marta avrebbe riso per quella frase, ma la sua attenzione era stata catturata da un dettaglio.
«Come sapeva che mi avresti trovato a casa?»
La risposta le venne in mente subito e, entrambe dissero all'unisono:
«Chiara.»
Marta guidò Sandra nel salotto e la ragazza non aspettò nemmeno di essere seduta per cominciare a parlare.
«Senti, Marta, mi dispiace per quello che ho detto su Eva, ho esagerato, però, le tue parole mi hanno ferito.»
La padrona di casa prese posto vicino all'amica.
«E a me dispiace di aver sbroccato e ammetto di aver preso la questione un po' troppo sul personale, però, Sa', andiamo, a volte sei troppo dura!»
«Lo dice anche Ilaria, ma...»
Sandra sospirò.
«Ma? »
«Ma cazzo, eri a pezzi quando Silvia ti ha lasciato e non voglio che succeda ancora! Per questo sono così stronza quando si tratta delle ragazze che frequenti, mi ha fatto male vederti con il cuore spezzato.»
Marta si avvicinò a Sandra e le mise la mano sul ginocchio.
«Sandra, ti voglio bene e ti sono grata per essermi stata vicina, ma non puoi impedirmi di soffrire.»
«Beh, io ci provo.»
Marta sorrise per quella adorabile testardaggine.
«Ma prometto che non giudicherò più Eva, o perlomeno aspetterò di conoscerla.» aggiunse l'amica.
Marta si lasciò andare sullo schienale del divano.
«Onestamente, vorrei che avessi avuto ragione sul suo conto.»
«Che vuoi dire?»
Marta raccontò a Sandra gli avvenimenti della sera prima e, a differenza di come aveva fatto con Chiara, all'amica fece un resoconto privo di censure.
Sandra ascoltò con attenzione e poi fece l'unica domanda che Marta, e probabilmente anche Romina, non avevano mai avuto il coraggio di fare a voce alta.
«Credi l'abbia aggredita?»
Marta si nascose il viso nelle mani e fece segno di sì con la testa.
«Cazzo, Sandra, avresti dovuto vederla,» esclamò mentre si metteva dritta «era paralizzata. Aveva paura di quello stronzo.»
«Uno stronzo colossale. Le ha regalato dei miseri fiori. Quanto avrà speso? Una ventina di euro?»
Marta guardò Sandra con espressione infastidita.
«Se, invece, fossero stati diamanti, sarebbe stato perdonato?»
«Che?! No! Certo che no! Quello che intendevo era che uno che classifica un'aggressione come un malinteso e che crede di mettere una pezza con dei fiori, è abbastanza arrogante e presuntuoso da credere che non ha fatto niente di male.»
E probabilmente la passerà liscia, pensò Marta, ma lo tenne per sé.

Nelle mie bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora