«Qualcuno vuole chiedere qualcosa?» chiese Marta sperando vivamente in un no collettivo. Se nessuno dei ragazzini, infatti, avesse fatto domande, quel supplizio sarebbe finalmente terminato.
Era lunedì mattina, il suo turno era finito alle otto e lei teoricamente sarebbe dovuta essere a casa a oziare sul divano.
Una settimana prima, però, il caposquadra li aveva informati che la caserma, d'accordo con alcune scuole medie, aveva organizzato delle visite guidate per le prime classi e a Marta era toccato di fare la guida quel giorno.
«Non ti preoccupare che toccherà a tutti a giro.» l'aveva rassicurata il capo «Non dovrai fare altro che mostrare loro la caserma e spiegare quello che facciamo.»
A Marta i bambini piacevano, quelli però che andavano dai zero ai sei anni; era fermamente convinta, infatti, che, una volta iniziata la scuola dell'obbligo, avveniva la trasformazione da piccoli batuffoli coccolosi in mostri.
«Coraggio,» aveva detto il caposquadra intuendo il suo disappunto «Gabriele ti darà una mano. Un'ora al massimo e siete fuori.»
Così, quella mattina, Marta e altri tre colleghi avevano accolto una sessantina di ragazzini, divisi in due classi, che non avevano fatto altro che rafforzare le idee che aveva riguardo i cuccioli di uomo. Non sapeva come era andata agli altri due, ma tra i gli alunni della classe che era toccata a lei e Gabriele, solo in pochi si erano mostrati interessati al tour. Il resto o controllava compulsivamente il cellulare o parlottava e ridacchiava con i compagni. Più volte, Marta aveva guardato le professoresse nel tentativo di lanciare una silenziosa richiesta di aiuto, ma era giunta presto alla conclusione che entrambe le donne stavano facendo finta di niente per salvaguardare la propria sanità mentale. Per una volta che il problema era di qualcun altro...Erano finalmente giunti alla fine della visita e Marta, nel piazzale della caserma davanti a uno dei camion per cui, con grande delusione di Gabriele, solo tre ragazzini avevano mostrato entusiasmo, aveva incrociato le dita dietro la schiena come gesto scaramantico nella speranza che la domanda che aveva fatto rimanesse solo una frase di circostanza.
Ma una ragazzina con dei lunghi capelli color oro aveva alzato la mano.
«Dimmi pure.»
«Se una donna vuole fare il pompiere deve tagliarsi i capelli corti come i tuoi?»
Con la coda dell'occhio Marta vide una delle professoresse, la più giovane, roteare gli occhi e per poco non scoppiò a ridere. Poteva capirla, anche lei aveva sperato in una domanda più intelligente.
«No, ognuno, uomo o donna che sia, è libero di portare i capelli come vuole.» rispose Marta, domandandosi se la ragazzina, ultimamente, non avesse beccato per caso Soldato Jane in TV.Un altro ragazzino alzò la mano.
«Spara.» lo incoraggiò Marta con un sorriso.
«Mio padre dice che sarebbe meglio se le donne non facessero certi lavori...»
Questa volta la professoressa fece più che roteare gli occhi.
«Matteoooo!» lo interruppe.
Il suo rimprovero, però, a causa della o allungata, era risultato più supplichevole che perentorio.
«Non se la prenda con me prof, sono parole di mio padre. E poi non ho chiesto ancora niente!»
«Sentiamo, allora,» lo sfidò la giovane professoressa «cosa vuoi chiedere?»
Il povero Matteo, reso insicuro dall'intervento della sua professoressa, abbassò gli occhi e mormorò:
«Mi chiedevo se tuo padre ha avuto da ridire quando hai deciso di fare il vigile del fuoco.»
«Da quando in qua si dà del tu? E poi, Matteo, è una domanda personale.» rincarò la dose l'insegnante, mentre la collega più anziana scuoteva la testa.
«Non si preoccupi posso rispondere.» disse Marta la quale si chiese quali che fossero le motivazioni che c'erano dietro quella domanda solo all'apparenza casuale.
«All'inizio i miei non l'hanno presa bene, ma aveva a che fare con la pericolosità del lavoro in sé. Ma poi ci hanno fatto l'abitudine.» mentì.
«Ma non ha nulla a che fare con il genere,» si affrettò ad aggiungere, voleva lasciare ai ragazzini una sorta di morale «per molti colleghi è così.»
«Oh sì,» intervenne Gabriele «mia madre sarebbe capace di fare il cento quindici se non le rispondessi ogni volta che sono di turno.»
«Esatto,» continuò Marta con un sorriso «i genitori si preoccupano ed è giusto che lo facciano, ma se volete fare una cosa fatela. Inoltre, si tratti di vigili del fuoco o di qualsiasi altra forza armata, non esistono ruoli solo per uomini.»
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Nelle mie braccia
RomanceEva, vent'anni e un trauma alle spalle, fa fatica ad aprirsi perché è piuttosto insicura del proprio aspetto fisico. Marta, vicina ai trenta, è una ragazza introversa che fa fatica a trovare l'amore a causa di una vecchia delusione. Marta e Eva si...