13. Ormai è andata così.

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La chiesa romanica che aveva accolto il funerale di Herr Mark Voigt aveva un'atomosfera che rendeva giustizia all'uomo che era stato: composta e formale.
Eccessivamente, secondo i gusti di Marta. Nonostante, infatti, il cospicuo numero di persone che erano venute a rendere omaggio al nonno, la ragazza non aveva visto nessuno, fatta eccezione per Franziska e suo fratello, versare una lacrima.

A quel punto, le era venuto in mente quando diciotto anni prima, al funerale della nonna, l'unico a cui aveva mai partecipato fino a quel momento, era stata rimproverata perché piangeva troppo. Lei aveva avuto dieci anni ed era stato proprio il nonno a riprederla con una frase simile a: "Controllati, la gente guarda!"
Da adulta, Marta aveva capito che era comprensibile che una bambina  piangesse per la morte della amata nonna e che nessuno avrebbe avuto da ridire, anzi;  ma all'epoca le parole del nonno l'avevano fatta sentire debole.
Chissà, aveva pensato Marta seduta sulla panca della chiesa, che cosa avrebbe pensato il nonno nel vedere il nipote, il quale portava tra l'altro lo stesso nome, trattenere a stento i singhiozzi. C'era dell'ironia in quella scena e la ragazza aveva dovuto camuffare un risolino portandosi una mano davanti alla bocca.

Il ricevimento che aveva seguito i riti religiosi  aveva avuto luogo, secondo le disposizioni del defunto,  in azienda, dove, vuoi per il cibo o vuoi per i drink, il clima a Marta era sembrato più rilassato.
Addirittura, suo padre, Einrich Voigt, che non amava parlare in pubblico,  si era lanciato in un divertente ma commovente discorso sul nonno e questa volta un paio di occhi lucidi in più, Marta li aveva visti.
«Sono grato a mio padre,» aveva concluso il padre di Marta « per essere stato la mia guida, non solo all'interno di questa azienda. Mi ha insegnato ad essere uomo, prima, e marito e padre poi e lo ha fatto stabilendo un modello da seguire. Beh, signori e signore, se oggi sono solo la metà del marito e del padre che è stato, mi posso ritenere soddisfatto e spero un giorno di essere un nonno amorevole come è stato lui.»
Finito il discorso, l'uomo aveva invitato tutti ad alzare i calici e fare un ultimo brindisi a Herr Mark Voigt, ma Marta non aveva mosso il suo bicchiere di un centimetro.

Le andava più che bene stringere mani e scambiare più di qualche convenevole con persone che millantavano di sapere chi fosse, ma delle quali lei non poteva affermare altrettanto. Tuttavia, non avrebbe brindato a una affermazione falsa. Marta non avrebbe certo conferito al genitore il premio del migliore papà dell'anno, tuttavia ricordava con affetto le gite fuori porta durante i week end o la sua presenza a tutti gli eventi suoi e del fratello, si trattasse di partite di calcio o di recite scolastiche.
Quindi, no, suo padre non era, come invece aveva detto,  la metà del marito e padre che era stato il nonno perché, al contrario di Mark Voigt, Einrich non gestiva la famiglia come fosse un azienda.

La mancata partecipazione di Marta al brindisi era stata notata e la ragazza aveva ricevuto un'occhiataccia da sua madre e persino da Fransiska, anche se quest'ultima aveva poi accennato un sorriso. Aveva la sensazione che una delle due avrebbe espresso il proprio disappunto più tardi.
Marta, però, non si era aspettata che il fratello le avrebbe battute sul tempo. A ricevimento finito,  infatti, nell'auto che stava tornando verso casa, Mark guidava con la faccia contrita ed era palese a Marta, seduta al posto del passeggero, che il ragazzo si stesse trattenendo dal dire qualcosa.
Decise, così, di accelerare i tempi.
«Qualcosa non va?»
«No.»
«Stai mentendo.»
Il fratello sbuffò in maniera ostentata, ma Marta non se la prese più di tanto, riconosceva che il proprio tono era stato irritante.
«Mi spieghi che sei venuta a fare?» sbottò il  ragazzo.
«Come scusa?!»
«Se non ti andava di venire perché sei venuta?»
«Chi ti dice che non mi andava di venire?!»
«Andiamo, Marta si vedeva lontano un miglio che avevi voglia di essere da tutt'altra parte!»
«Sì, è vero, non sono a mio agio durante questo tipo di eventi, ma questo non vuol dire che non volessi stare con la mia famiglia!»
«Sul serio,Schwesterlein?»
Il sarcasmo di Mark fece venire voglia a Marta di tirare il freno a mano e fermare l'auto.
«E lasciatelo dire,» continuò il fratello «il momento del brindisi è stato impietoso, più di una persona si è girata a guardati.»
«Allora è di questo che si tratta!» esclamò Marta incrociando le braccia «Temi che la gente possa sparlare.»
«Sì, sì, sì,» ammise Mark accompagnando le parole un vigoroso movimento della testa «è questione anche di apparenze, che ti piaccia o no, nel nostro mondo l'opinione delle persone conta. Quindi se la nipote di Mark Voigt non alza il bicchiere in suo onore, mentre il padre fa un discorso, la gente si fa delle domande. Certe volte sei così ingenua!»
Più che le parole del fratello, fu il tono sprezzante usato dallo stesso ad infastidire la ragazza, la quale ferita nell'orgoglio decise di mettere in campo l'artiglieria pesante.
«Quindi, è perché la gente non facesse domande che Dolores è venuta in chiesa ma non al ricevimento?»
Mark vacillò, Marta se ne accorse perché aveva alzato il piede dall'acceleratore.
«Non poteva rimanere...»si giustificò il ragazzo con scarsa convinzione.
«E quale motivo aveva, invece, per sedersi in fondo alla chiesa anziché vicino a te?»
Colpito e affondato, pensò Marta, il fratello, infatti si era ammutolito.
«È complicato.» disse dopo qualche secondo.
«No, Mark, è molto semplice. Da sei anni frequenti Dolores in sordina, relegandola al ruolo di amante senza che,però, nessuno dei due sia spostato, tutto questo perché  ti hanno insegnato che la figlia di due immigrati non è la compagna giusta per il futuro dirigente della Voigt Meditec.»
Mark contrasse la mascella, palesemente irato.
«Non è corretto, sai?» disse con evidente sforzo di non alzare la voce «Quest'atteggiamento di superiorità da parte tua, Marta, non è corretto! E fattelo dire, hai anche un'idea un po' distorta della situazione e non devo essere certo io a ricordarti che chi frequentiamo o no non è mai stato oggetto di discussione! Altrimenti mamma e papà non avrebbero preso bene il fatto che ti scopi le donne!»
Marta non sapeva se il fratello era consapevole o meno di stare mentendo, ma le sfuggì ugualemente un risolino beffardo.
«Preso bene, dici? Beh, si lo ammetto, poteva andare peggio, però la loro reazione non è stata ideale.»
«Ma che diamine parli? Quando mamma e papà hanno scoperto che eri gay non hanno battuto ciglio.»
«E ti sei chiesto perché?»
«Che vuoi dire?» chiese Mark stranito.
«Ammetto che ci è voluto un po' per capirlo, ma Mark, l'unico motivo per cui non hanno protestato o fatto storie era perché oramai ero fuori dai giochi. Avevo diciott'anni e avevo messo in chiaro che non mi andava di avere a che fare con la società, quindi quello che facevo o non facevo nella mia vita privata non era più rilevante, non avrebbe intaccato l'immagine della famiglia, tanto più che ho deciso di vivere in Italia.  La loro è indifferenza, l'accettazione è  ben altra cosa. La tua situazione è diversa, tu hai scelto di restare e per loro conti qualcosa ed è per questo che storcono il naso per Dolores. Quindi, prima di domandarti se io voglia stare con la mia famiglia, chiediti se la mia famiglia vuole stare con me!»
Marta solo una volta  finito di parlare si accorse che suo fratello si era fermato in una piazzola di sosta.
«Mi dispiace.» disse Mark senza specificare per lo fosse per sé stesso o per la sorella.
«Fa niente, ormai è andata così.» rispose Marta girandosi verso il finestrino.

Per quanto catartica, quella conversazione non era stata risolutiva e aveva lasciato a Marta l'amaro in bocca. Perciò, ormai che i suoi doveri familiari erano esauriti,  tornata alla villa dei suoi, prenotò il primo volo per l'Italia.
La partenza era prevista per le dieci di sera, ma nonostante fosse ancora tardo pomeriggio, preparò in fretta la valigia e chiamò un taxi.
Avrebbe volentieri aspettato ore seduta su una sedia di plastica del gate anziché essere costretta a trascorrere altro tempo con la sua famiglia.

Bussò allo studio di suo padre portandosi dietro il trolley.
«Avanti.» disse l'uomo.
Appena vide la figlia entrare con la valigia, esclamò genuinamente sorpreso:
«Vai già via?»
«Sì, in caserma hanno bisogno di me. C'è poco personale.» mentì la ragazza.
«Capisco.»
«Lo dici tu alla mamma che parto stasera? Non la vedo in giro.»
«Sì, tua madre sta facendo compagnia alla zia che è dovuta tornare all'agenzia funebre per un cavillo, ma le dirò io che sei andata via. Solo, mi raccomando,  scrivi quando arrivi a casa.»
«Ok, papà.»
Marta ebbe un attimo di esitazione. Sentiva che doveva manifestare in qualche modo il suo affetto. Avrebbe potuto dire al padre che gli voleva bene o avvicinarsi e dargli un piccolo abbraccio. Prima che, però, potesse prendere una decisione, l'uomo disse:
«Porta i miei saluti a Silvia, è un peccato che non sia venuta.»
Emotivamente stremata a causa della discussione con il fratello, rispose semplicemente:
«Lo farò.»

Marta aveva fretta di andare via, non abbastanza però da partire senza salutare Franziska. La trovò in lavanderia ad occuparsi del bucato.
«Immaginavo sarebbe finita così.» disse la donna rassegnata, mentre indicava la valigia.
«A quanto pare, ventiquattro  ore sono più che abbastanza.»
La donna annuì e si lanciò in un caloroso abbraccio.
«Ti voglio bene.» disse all'orecchio di Marta.
Per tutta risposta, Marta strinse la donna ancora più forte.
«Ah dimenticavo i biscotti!»esclamò la governante all'improvviso.
Franziska, seguita da Marta, si diresse verso la cucina, dove tirò fuori da uno degli stipi un contenitore di plastica contenente i biscotti promessi.
«Li ho messi qua sopra che se lì beccava tuo padre...»
«Oddio, quanti ne hai fatti!»
«Sono di due tipi, quelli più scuri sono al cioccolato fondente quelli più chiari sono invece al cioccolato al latte. Così Eva può avere scelta.»
«Sei fantastica!» disse Marta schioccandole un bacio sulla guancia.
Fransiska scortò Marta alla porta e appoggiatasi allo stipite, con le braccia conserte e un'aria triste, rivolse alla ragazza un ultima raccomandazione:
«Fai belle cose, una volta a casa.»
Accompagnò poi la ragazza con lo sguardo e quando questa percorse metà del vialetto, le gridò dietro:
«Tesoro, torna presto!»
Marta si girò, sorrise e fece un cenno con il capo, ma era consapevole, etrambe lo erano, che era una promessa che non avrebbe mantenuto facilmente.
















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