10. Posso baciarti?

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Eva era in piedi vicino a una scultura di legno, che il testo espografico diceva essere fatta con materiale di scarto, composta da pezzi di diverse forme e dimensioni incollati l'uno sull'altro che insieme formavano una figura astratta ma geometricamente ordinata. La ragazza, però, non era interessata all'opera; piuttosto, stava guardando divertita Sandra, Ilaria e Marta, che a pochi passi da lei di fronte alla scultura, la stavano fissando con la medesima espressione di perplessità mista a concentrazione. La cosa che più faceva sorridere Eva era che tutt'e tre le ragazze avevano la testa leggermente piegata a destra e le braccia conserte.
Ci pensò Ilaria a interrompere per prima quel momento solenne, quando, puntando con il dito della mano destra la scultura, chiese alla compagna, che era accanto a lei:
«È questa l'opera del fidanzato della Ludo?»
«No.»
Ilaria si portò la mano destra al petto ed esclamò, sollevata:
«Menomale, perché se ci avesse chiesto un parere non avrei saputo cosa dirle. Fa schifo.»
A questo punto Marta scoppiò a ridere mettendo fine definitivamente alla catarsi del momento. Eva, guardandola ridere, non poté fare a meno di avere la stessa reazione.
«Dai che ho ragione!» insistette Ilaria rivolta alla compagna che la guardava di traverso.
«Sì, che hai ragione, amore. Però, quando becchiamo l'opera di Eddie, ci metteremo d'accordo per dire qualcosa di carino.»
«Sbaglio o stai dando per scontato che farà schifo come questa?»
Sandra, colta in fallo, rimase con la bocca aperta e Marta iniziò a ridere di nuovo.

Eva, che si trovava insieme alle ragazze oramai da più di mezz'ora, pensò che era contenta di essere lì un compagnia di Marta. Nei due giorni precedenti, infatti, era stata più volte tentata di darle buca. L'idea non solo di uscire insieme alla vicina di casa, ma di incontrare le sue amiche, l'aveva resa alquanto nervosa. Sandra e Ilaria, però, erano due tipe alla mano e avevano reso l'atmosfera rilassata e amichevole.
Chi aveva, invece, contribuito a fare aumentare le paure di Eva, era stata Romina, che con il suo spropositato entusiasmo, aveva trasformato una semplice uscita in un affare di stato, finendo così per farla sentire  sopraffatta.
Come se l'amica non fosse bastata, sua madre ci aveva messo del suo. Nei giorni successivi alla visita di Eva, la donna aveva deciso di tenere fede alla promessa fatta ed era passata all'attacco, anche se lo aveva fatto in maniera indiretta. Aveva infatti, tempestato la figlia con una valanga di domande indagatrici atte perlopiù a verificarne il benessere psicologico. Oltre a lavorare e ad andare all'università, si svagava un po'? Usciva con qualcuno che non fosse Romina? Dormiva bene? Mangiava sano? Se le domande erano più che legittime, il tono apprensivo le aveva rese alquanto ansiogene.
Eva, quindi, aveva deciso di raccontarle di Marta, con le dovute censure, e sua madre, sollevata, si era detta contenta che avesse una nuova amica. Amica non era certamente il ruolo a cui aspirava, se si parlava della vicina di casa, ma sarebbe stato prematuro condividere questo pensiero con il genitore.
Adesso, però, mentre girovagava insieme alle ragazze nel capannone dismesso dove era stata allestita la mostra, Eva si era lasciata tutto alle spalle; camminare affianco a Marta, splendida nei suoi jeans skinny scuri e la sua giacca di pelle, le aveva fatto dimenticare sia l'euforia sfiancante di Romina che le preoccupazioni della madre.

«Fammi capire,» stava dicendo Ilaria, mal celando il giudizio nella sua voce
«Eddie è così che si mantiene?»
Eva non ci aveva messo molto a capirlo, ma Ilaria era una donna pratica. Lavorava in un laboratorio analisi come  biologa e tendeva a  a considerare frugale tutto quello che non si poteva analizzare al microscopio.
«Boh?! Ludovica non lo ha specificato.» rispose la compagna.
«Dai date un po' di credito a questo poveretto!» si intromise Marta che mentre camminavano per l'ennesima volta si era girata per assicurarsi che Eva fosse vicino a lei.  La ragazza aveva notato che spesso la vicina la cercava con gli occhi.
«Che ne pensi?» le chiese improvvisamente Marta.
«Faccio la figura della provinciale se ti dico che non capisco molto le opere che sono esposte?»
«In questo caso, siamo in due. Però, sono felice che abbia accettato di venire.»
«Così ti senti meno stupida?» la stuzzicò Eva.
Marta rise.
«No, dico sul serio. Era un'occasione per fare qualcosa insieme.»
«Dopo il fiasco della festa in maschera, in effetti, era necessario.»
«Non era quello che intendevo, Eva.»
«Ti prendevo di nuovo in giro. E sono contenta di avere accettato.»
Eva lanciò uno sguardo furtivo alla mano di Marta che le camminava affianco. L'impulso di prenderla tra la sua era forte, ma nonostante ogni tanto durante la serata era capitato che le loro mani si fossero sfiorate in maniera non proprio accidentale, il coraggio le mancò.
«Eccola!» esclamò a un certo punto Sandra, voltandosi verso Marta e Eva. La ragazza, insieme alla compagna, stava camminando a un paio di metri da loro e si era imbattuta nella statua di Eddie per prima
Si ripeté la stessa scena di qualche minuto prima: le ragazze in riga fissavano  la scultura, con la differenza che ora si era aggiunta anche Eva.

Nelle mie bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora