15. Non è facile starti lontana

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Erano le quattro del pomeriggio quando Marta mise piede nell'androne del proprio palazzo.
Quando, controvoglia, si era separata da Eva, come accadeva quasi ogni domenica, era andata a casa di Sandra e Ilaria, dove aveva trovato inaspettatamente anche Chiara, avendo così l'opportunità di aggiornare le amiche in un colpo solo circa gli ultimi avvenimenti della propria vita.
Marta era andata in Germania per il funerale del nonno, era tornata in Italia e aveva baciato la sua vicina di casa in sole quarantotto ora e non c'era da stupirsi, perciò, se la ragazza a casa delle amiche aveva monopolizzato la prima ora di conversazione. Aveva avuto, però, il benestare di Sandra che sembrava aver smesso di osteggiare le scelte amorose della sua migliore amica. Anzi, aveva detto la padrona di casa, Eva la sera della mostra le era piaciuta un sacco.
A pranzo concluso, Marta era rimasta a chiacchierare con le amiche ma quando Chiara aveva proposto un giro in centro, si era chiamata fuori. Era stanca per il viaggio e per aver avuto a che fare con la sua famiglia, ma soprattutto era impaziente di sistemare casa perché quella sera aveva invitato a cena Eva. Da quell'appuntamento, però, aveva detto alle amiche, non si aspettava più di quello che era successo  quella mattina. La storia personale di Eva aveva reso Marta timorosa, la quale aveva deciso che a dettare il ritmo degli eventi sarebbe stata proprio la ragazza.

La spia dell'ascensore segnava che la cabina stava scendendo e appena fu in prossimità di fermarsi, Marta fece qualche passo indietro per permettere a chiunque fosse dei suoi vicini che era dentro di uscire, ma, l'ombra che stava vedendo dal vetro della porta a battente sembrava alquanto in difficoltà e non si stava muovendo.
Marta, cercando di essere di aiuto, aprì la porta e trovò Romina, accovacciata per terra, che con una mano teneva un laptop e con l'altra stava raccogliendo degli oggetti dal pavimento per rimetterli nello zaino.
«Aspetta, ti do una mano.»
Romina accettò in uno strano silenzio.
Marta non vedeva la vicina da quella mattina, da quando, cioè, aveva beccato lei e Eva sul divano, tuttavia Romina adesso sembrava arrabbiata.
Fece finta di niente e dopo aver aiutato la ragazza a mettere tutto a posto compreso il laptop, sorridente, si spostò da un lato per farla passare.
Romina restituì il sorriso e dopo aver mormorato un incerto saluto si avviò verso il portone.

Marta stranita la seguì con lo sguardo e fu ancora più sorpresa quando la vicina si girò di scatto ed esclamò:
«Non ti ha raccontato nulla di quello che è successo ieri al ristorante, vero?»
Sebbene quell'uscita fosse inaspettata, non c'era bisogno di chiedere per sapere che stava parlando di Eva.
«No.» disse Marta mollando la porta lasciando così che si chiudesse. Aveva, infatti, l'impressione che quella non sarebbe stata una conversazione breve.
«Certo che non l'ha fatto!» esclamò con sarcasmo Romina «Era troppo impegnata a ficcarti la lingua in bocca!»
Marta alzò il sopracciglio in maniera talmente eloquente che la vicina abbassò lo sguardo mortificata.
«Scusa,» disse «non ce l'ho con te e sono contenta che vi siate trovate, ma ho discusso con Eva e questa cosa mi sta torturando.»
Marta fece qualche passo verso di lei.
«A che proposito?»
«Ieri sera ha incontrato quel tipo.»
«Michele? Quello della festa di halloween?»
Domanda inutile, Marta se ne rendeva conto, ma Romina non glielo fece notare. Annuì, invece, prima di continuare.
«Non ci ho visto più, ne parla come se fosse roba da niente. Ma è chiaro che è successo qualcosa di grave, e non sono stupida, quando venerdì è tornata a casa dopo essere uscita con te, ho capito che quello che era successo tra voi le doveva aver azionato qualche meccanismo strano nella sua testa che l'aveva fatta chiudere a riccio. Ma non può stare in modalità difensiva per sempre, arriverà il momento in cui dovrà affrontare quello che le è successo.»
Marta era d'accordo con la ragazza, l'atteggiamento forzatamente noncurante di Eva sarebbe diventato, a lungo andare, emotivamente insostenibile, ma il punto era che non c'era molto che né lei né la sua migliore amica potessero fare.
«Romina...» cominciò a dire Marta senza essere sicura di come voler continuare quella frase. La sua vicina voleva sostegno e non sentirsi dire che non poteva farci niente.
«Non credo che sarà efficace, ma se mi stai chiedendo di parlarle, posso provarci.» disse infine.
Romina parve tranquillizzarsi, nonostante quella promessa traballante. Forse aveva avuto solo bisogno di sfogarsi o di sapere che qualcun altro le dava ragione e dopo averla ringraziata uscì dall'edificio.

Nelle mie bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora