1. Piacere, sono Eva

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Fu il dolce profumo di shampoo alla frutta della donna che le aveva dormito accanto e che adesso stava appoggiando il volto sul suo petto a svegliare Marta. Luisa, una biondina dal fisico perfetto, era, infatti, rotolata verso di lei e le aveva messo un braccio intorno alla vita.
Marta non sapeva se la ragazza fosse sveglia, ma quando dopo averle sfiorato la fronte con le labbra, sorrise, capì che era cosciente.
«Buongiorno, bellissima. »
«Mmm...buongiorno. È bello stare abbracciata a te.»

Le ragazze si frequentavano da circa due settimane, tuttavia era la prima volta che passavano la notte assieme; solitamente, infatti, dopo i loro incontri, avvenuti fino a quel momento esclusivamente  a casa di Marta, Luisa, accampando una scusa sempre diversa, tornava al suo appartamento.
Perciò, Marta quando la ragazza non solo l'aveva invitata a casa sua, ma aveva insistito affinché passasse la notte con lei, si era sentita finalmente ottimista;  il rapporto stava prendendo la direzione giusta e, adesso, era piena di aspettative per quella storia.

«Forse è meglio che ti alzi, altrimenti farai tardi lavoro.» disse Luisa, mentre si stringeva ancora di più a Marta.
«Non sono di turno oggi, possiamo stare a letto tutto il tempo che vogliamo.»
Luisa allentò la presa e dopo aver gettato un'occhiata furtiva alla sveglia che teneva sul comodino, si mise a sedere.
«Allora, approfittiamone per fare colazione al bar. Che ne dici?»
Marta era piuttosto confusa, la ragazza era passata in un nanosecondo dall'essere sonnacchiosa in cerca di coccole a vigile con una gran voglia di uscire. Guardò, quindi, anche lei l'orologio, ma erano appena le sette e un quarto.
«Di già? Che fretta c'è, ieri hai detto che stamattina non dovevi lavorare.»
«Sì, ma mi è venuta voglia di cappuccino e brioches alla crema. A qualche traversa da qui c'è un bar eccezionale.»
«Ci credo che hai fame, visto com'eri scatenata stanotte!»
Luisa sorrise e accarezzò con le dita il ventre scoperto di Marta, la quale, approfittando di quella distrazione, afferrò la ragazza e la buttò di nuovo sul materasso.
« Io, però, preferisco un altro tipo di brioches.» disse, mentre con la mano si insinuava in mezzo alle sue gambe.
«Marta, finiscila, non è momento!»

Luisa la spinse via e si rimise di nuovo a sedere. Marta non ebbe tempo per scusarsi di qualsiasi cosa avesse fatto di sbagliato, che, dopo aver afferrato il cellulare dal comodino, cominciò a dire:
«Oh no! Nonononono!»
Subito dopo, scattò in piedi e cominciò a vestirsi di fretta.
«Devi andare via.»
«Luisa, che succede?»
«Ti spiegherò tutto più tardi promesso, ma devi uscire di casa.»
Marta, adesso, era in piedi, ma non accennava a muoversi.
«Ti prego, Marta...» insistette Luisa.
Quella supplica piuttosto allarmata la convinse in qualche modo a vestirsi, ma non passò molto tempo prima che l'agitazione di Luisa finalmente avesse senso.
Dall'ingresso, infatti, una voce maschile esclamò:
«Amore, ci sei? Perché non rispondi al cellulare?»
Marta si bloccò, mentre aveva ancora solo una gamba infilata nei pantaloni.
«Amore...?» chiese «Dimmi ti prego che non è come penso e che in realtà abbiamo occupato illegalmente questa casa. Perché sarebbe preferibile che fosse così.»

Luisa, il cui volto era adesso una palette di colori, aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotta dall'ingresso in camera da letto di quello che ormai Marta aveva capito essere il suo compagno.
«Cazzo Lulù, sei viva! Ti ho lasciato una marea di messaggi ieri sera.» esclamò.
«Tommaso, tesoro,  sei tornato prima...»
Marta non sapeva cosa Luisa si aspettasse di ottenere puntualizzando l'ovvio, ad ogni modo Tommaso non sembrava molto preoccupato del fatto che nella sua camera da letto c'era una sconosciuta.
«Sì, i ragazzi hanno deciso che era inutile rimanere un'altra notte, cosa che sapresti se ti fossi degnata di leggere i miei messaggi.»
«Amore, mi dispiace ma abbiamo fatto tardi ieri sera. Lei è  è Marta, andavamo in classe assieme.
Ci siamo incontrate per caso e abbiamo deciso di andare a bere  qualcosa, così per aggiornarci sulle nostre rispettive vite. Solo che ci siamo lasciate prendere un po' la mano e ho pensato che sarebbe stato pericoloso per lei tornare a casa da sola. Perciò l'ho fatta dormire qui, ma eravamo troppo devastate per preparare il divano.»

Nelle mie bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora