Marta odiava le domeniche.
Figlia di un imprenditore tedesco e di un'ereditiera italiana, era cresciuta in un ambiente che subordinava tutto all'apparenza e fin da bambina era stata abituata a soffocare qualsiasi forma di spontaneità in favore di un atteggiamento più consono all'etichetta imposta dalla borghesia.
Ed era proprio durante le domeniche, giorni nei quali i Voigt si dedicavano alla religione e alla famiglia, che l'ipocrisia della classe sociale, a cui Marta, suo malgrado, apparteneva, si manifestava a pieno.
Aveva perso il conto delle volte in cui da bambina, era stata rimproverata durante l'ora di catechismo per via delle sue domande giudicate troppo sfacciate, ma che a lei erano sempre apparse legittime e sensate; come innumerevoli erano state le occasioni a casa dei nonni, in cui le era stato intimato di giocare come una bambina, fosse solo per preservare i vestiti di taffettà color pastello che la madre la costringeva ad indossare.
Quando poi era diventata abbastanza grande da non poter evitare di interagire con gli adulti, Marta aveva potuto constatare quanto i pranzi di famiglia fossero in realtà teatro di sceneggiate dove i protagonisti erano condannati ad interpretare sempre la stessa parte.
In quanto nipote di Herr Mark Voigt, fondatore e socio maggioritario della Voigt Meditec AG, la parte che Marta avrebbe dovuto interpretare prevedeva una laurea in campo economico o in materia legale, un tirocinio in azienda che nel giro di qualche anno si sarebbe tradotto in un lavoro effettivo, un matrimonio con qualcuno all'altezza del nome che portava e possibilmente dei figli.A lei, però, di seguire quel copione, lo stesso che suo fratello e i suoi cugini stavano seguendo, non andava, aveva bisogno di onorare la sua voglia di indipendenza e, perciò, all'età di diciott'anni aveva annunciato che avrebbe percorso un sentiero non ancora battuto e non avrebbe lavorato per la sua famiglia.
Era stato un duro colpo per tutti, soprattutto per nonno Voigt, il quale proprio durante un pranzo di famiglia, aveva detto alla sua nipote più giovane che se non avrebbe lavorato nella azienda di famiglia (azienda che, come Marta si era sentita ripetere, testuali parole, manco fosse un mantra, "si posizionava nella top dieci delle società più competitive nel settore della produzione di apparecchiature biomediche") tanto valeva cambiare nome.
Marta non aveva cambiato nome, ma aveva cambiato stato. Si era trasferita in Italia, paese di origine della madre, dove, quando i nonni materni erano ancora vivi, lei e suo fratello avevano spesso trascorso le vacanze e aveva trovato un lavoro tutt'altro che noioso.Acquisita la libertà tanto agognata, Marta aveva, quindi, abbandonato la vecchie abitudini familiari che aveva sempre subito e le domeniche finalmente erano diventate un giorno come un altro, tanto più che capitava anche che fosse di turno.
Una volta conosciuta Ilaria, però, le cose erano cambiate. A differenza di Marta, infatti, Ilaria sentiva la mancanza della sua famiglia che abitava lontana e tendeva a ricreare con gli amici le stesse dinamiche famigliari di cui la distanza l'aveva privata e, perciò, Marta , da quando la relazione tra Ilaria e Sandra si era fatta seria, salvo cause di forza maggiore, la domenica pranzava a casa delle amiche.Quella domenica non faceva eccezione e Marta, adesso, stava montando gli albumi d'uovo per la torta che Sandra aveva intenzione di fare.
Sospettava che l'amica l'avesse scelta come aiuto cuoco per rifilarle i compiti che lei non voleva svolgere, come montare gli albumi a mano perché le fruste elettriche nessuno sapeva dove fossero finite.
«Ti conviene sbattere dal basso verso l'alto, così impiegherai meno tempo.» disse gentilmente Ilaria distogliendo l'attenzione dal sugo che stava preparando. Era lei, infatti, che si occupava di cucinare e sebbene non fosse una tradizionalista sotto molti punti di vista, la pasta era una cosa che non mancava mai nei suoi menù, come se, per una sorta di pensiero magico, fosse accaduto qualcosa di brutto se non l'avesse mangiata.
«Sai cosa impiegherebbe meno tempo? Le fruste elettriche.» rispose col fiato corto, Marta.
«Andiamo, non sarai già stanca! Sei un vigile del fuoco. Mi aspettavo più resistenza da parte tua.»
«Amore, lasciala stare» intervenne Sandra « miss Voigt viene da una famiglia altolocata. Prima di conoscerci non ha mai dovuto sporcarsi le mani in cucina.»
«Forse intendevi dire fräulein Voigt,» la corresse Marta « se devi prendermi per il culo, sii precisa.»
Sandra si rivolse alla compagna e disse indicando Marta con il mestolo:
«Che ti dicevo? Snob.»
«Non sono snob, la mia famiglia lo è.»
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Nelle mie braccia
RomanceEva, vent'anni e un trauma alle spalle, fa fatica ad aprirsi perché è piuttosto insicura del proprio aspetto fisico. Marta, ventotto anni , è una ragazza introversa che fa fatica a trovare l'amore a causa di una vecchia delusione. Marta e Eva si in...