Capitolo 2

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«Anna... non ci posso credere, sei davvero tu?»

Alessia era visibilmente imbarazzata, scossa e turbata.

Si sentì come se il passato fosse improvvisamente tornato a galla, portando con sé un misto di emozioni contrastanti. Da un lato, provò una certa sorpresa e persino un senso di gioia nel rivederlo dopo così tanto tempo. Dall'altro, però, il dolore e il risentimento per ciò che era successo tra di loro in passato erano ancora vividi e presenti nella sua mente. Nonostante fossero trascorsi undici anni, la web designer non riusciva a dimenticare il dolore che Giovanni le aveva inflitto, e questo le causava una forma piuttosto accentuata di risentimento nei suoi confronti.

I suoi pensieri erano dominati da una lotta interna tra il desiderio di lasciarsi andare alla gioia del momento e la ferita ancora aperta del passato.

«Sì, sono io», riuscì a rispondere dopo un po', provando a darsi un tono.
«Che coincidenza ritrovarsi qui dopo tutto questo tempo», le sorrise Giovanni.

Quest'ultimo, dopo undici anni, era diventato ancora più affascinante di quanto ella ricordasse. Con i suoi 1.83 di altezza, emanava una presenza imponente; una figura muscolosa e possente che catturava lo sguardo di chiunque. I suoi occhi castani, profondi e penetranti, sembravano scrutare l'anima della napoletana con dolcezza, facendo emergere, ancora una volta, emozioni contrastanti in lei. I suoi capelli ricci, tagliati corti ai lati, e i suoi numerosi tatuaggi aggiungevano un tocco di selvatico fascino al suo aspetto. Nonostante la rabbia e il dolore che provava nei confronti di Giovanni, non poteva negare l'attrazione irresistibile che provava per lui, una sensazione che le faceva battere il cuore con una forza travolgente, ma una sensazione che le provocava anche rabbia verso sé stessa, perché non voleva più sentirle certe cose.

«Sì, è incredibile.»

Alessia era fredda, o almeno, dall'esterno così pareva. Ma non voleva esporsi troppo, non lo meritava.

«Come stai?», le chiese il ragazzo, realmente emozionato nel vederla lì, dopo anni che sembrarono letteralmente ere.
«Sto... bene, grazie. E tu?»
«Anche io sto bene», per un attimo guardò i suoi piedi, e poi ritornò a guardare la napoletana negli occhi, «sai, ti ho pensata spesso.»

Alessia si sentì stringere il cuore, e cercò di nascondere il suo turbamento e la sua voglia di urlargli in faccia come una dannata.

«Non era necessario dirlo», aggiunse lei, senza scomporsi più di tanto.
Voleva solo scappare via da lì; quella situazione stava diventando troppo pesante come un macigno.

«Lo so che forse non dovrei dirtelo, ma è la verità. Mi dispiace per tutto quello che è successo.»

Giovanni fece come per avvicinarsi, ma Alessia si allontanò istintivamente e provò a mantenere la calma, ma non ci stava riuscendo benissimo, quindi pensò ad un pretesto per allontanarsi.

«Scusami, devo andare. È stato bello rivederti dopo... tempo», affermò velocemente cercando di nascondere le lacrime che minacciavano di sgorgare.

Fece una corsa per posare il carrello e infilarsi in auto per filarsela a gambe levate da quella situazione divenuta insopportabile.

Giovanni non tentò di fermarla, sapeva che il colpo era stato doloroso e forte, fondamentalmente lo era stato anche per lui.

Alessia, appena arrivata a casa, si ritrovò sola nel silenzio della sua immensa villa. Mentre sistemava la spesa all'interno delle dispense e all'interno del frigo, le lacrime iniziarono a rigare il suo viso. Sentì un tumulto di emozioni che la travolsero completamente, un dolore antico che sembrò riemergere con una forza inaspettata. D'improvviso si poggiò contro un muro, accanto al frigo, e lasciò che il peso delle sue emozioni la sommergesse.

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