Destini Intrecciati

Capitolo 3

La sera della festa era finalmente arrivata.

Alessia si preparava nella sua stanza, fissando il suo riflesso nello specchio. Indossava un vestito lungo e stretto a bretelle di un delicato marrone chiaro, che esaltava la sua figura con eleganza. Sulle spalle aveva appoggiato un foulard velato dello stesso colore, che ondeggiava leggero ad ogni suo movimento, aggiungendo un tocco di grazia al suo look. I capelli erano raccolti in un'acconciatura semplice ma raffinata, e un trucco leggero metteva in risalto i suoi occhi scintillanti.

Avvertì una miscela di emozioni: eccitazione, nervosismo e una lieve ansia per l'incontro con tutte quelle persone nuove. Alessia riconosceva che sarebbe stata una serata importante, non solo per il piacere di divertirsi (o almeno lo sperava), ma anche per provare a creare legami e sentirsi più integrata nella "comunità del Napoli".

Quando arrivò al locale affittato per l'occasione, Aurelio De Laurentiis la accolse con un sorriso caloroso.

«Ale, sei splendida stasera» le disse, abbracciandola affettuosamente.
«Grazie papi. Sono un po' nervosa, ma dopotutto sono felice di essere qui» gli rispose, cercando di mascherare l'agitazione.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene. Sono sicuro che ti troverai benissimo. Vieni, ti presento a qualcuno»,

La prese sotto braccio e la condusse verso un gruppo di persone: tra questi c'erano alcuni dei giocatori più rappresentativi del Napoli. Giacomo Raspadori si avvicinò per primo, accompagnato dalla sua fidanzata.

«Ciao devi essere Alessia, piacere di conoscerti» si presentò con un sorriso cordiale, mentre la fidanzata si limitò ad alzare una mano con un sorriso timido.
«Sì, piacere mio», si affrettò a dire, e Aurelio notando la freddezza con cui aveva risposto, le diede un piccolo colpo sulla spalla, e s'inventò la prima cosa che le venne in mente. «Complimenti per la stagione, siete stati fantastici», nonostante non avesse guardato mezza partita.

Non guardava più il calcio da anni, e la causa del perché non lo guardasse più era sconosciuta a molti.

«Grazie mille! È stato un anno incredibile. Stiamo già pensando alla prossima stagione, sperando possa essere bella quanto questa. E tu, come ti trovi nella tua nuova villa? Aurelio non fa altro che parlare di te», le sorrise Giacomo, mentre il presidente mise su un enorme sorriso da uomo fiero.

Ecco, adesso avrebbe voluto volentieri sparire: sapeva quanto suo padre adottivo fosse entusiasta di lei e di averla lì, ma era troppo per Alessia, perché si imbarazzava subito al pensiero di cosa potesse dire in sua assenza. Lei, ch'era così attenta a non far trapelare mai nulla della sua vita, nemmeno il più insignificante dettaglio.

«È un sogno che si realizza, grazie per averlo chiesto. Spero che mio padre non abbia detto cose imbarazzanti su di me», gli rispose con un sorriso sincero.
«Nah, ti elogia praticamente ogni minuto», s'intromise nella conversazione anche Khvicha Kvaratskhelia, con un sorriso timido. «Ciao Alessia, sono Khvicha. Hai già avuto modo di esplorare la città?»
«E menomale! Piacere. Sì, un po', ma io qui ci sono nata. Napoli è una città meravigliosa. Ho ancora molto da scoprire e da ricordare.»

Per la prima volta dopo anni, la napoletana si sentì a suo agio a parlare con persone nuove e a primo impatto sembravano tutte persone semplici e simpatiche. O almeno, la facciata era quella.

«Se ti va, un giorno possiamo uscire tutti insieme. Io e la mia ragazza adoriamo esplorare nuovi posti», le suggerì.
«Sarebbe fantastico, grazie!», gli rispose Alessia, apprezzando veramente le sue parole.

Poco dopo, anche Piotr Zielinski si avvicinò con sua moglie Laura.

«Ciao Alessia, sono Piotr, lei è mia moglie Laura!», entrambe si salutarono con un'alzata di mano. «Come ti stai trovando con la nostra squadra?» chiese il calciatore con un sorriso e un occhiolino.
«Molto bene, siete tutti così accoglienti. È un piacere conoscervi», rispose Alessia.