Capitolo 1

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L'aereo atterrò in perfetto orario: Alessia era arrivata a casa sua, finalmente.

Non vedeva l'ora, contava da un po' le lancette, e i minuti parevano ore, e le ore parevano giorni, ma l'attesa era terminata, era ritornata dalla sua famiglia.

«Amore di papà!», esclamò Aurelio andandole incontro quando uscì dall'aeroporto di Capodichino.
«Papi!», esclamò Alessia a sua volta catapultandosi tra le sue braccia.

Lo strinse talmente forte da soffocarlo, ma il presidente non fece alcuna lamentela, anzi, rise di gusto e rise perché era felice: non solo il suo Napoli aveva vinto lo scudetto dopo trentatré anni, ma la sua figlioccia era arrivata per restare definitivamente.

«Com'è andato il viaggio?», le domandò invitandola a salire sul suv nero, mentre l'autista caricava le tre pesanti valigie nel bagagliaio.
«Tutto bene, sono entusiasta di vedere la mia nuova casa», gli sorrise, accomodandosi all'interno del veicolo.

Suo padre si sistemò accanto a lei e incaricò l'autista di partire per villa Atellano, a Posillipo.

Posillipo era una delle zone più ricche di Napoli, ed abitarci era un vero e proprio lusso, sapeva di essere una privilegiata Alessia, ma dopo quello che le era capitato meritava solo il meglio dalla vita. E proprio il meglio lo stava avendo dal lavoro e dalla sua famiglia acquisita.

«Mi hanno mandato le foto, è bellissima», commentò Aurelio, dapprima con uno sguardo fiero e poi perso nel vuoto.
«E perché quella faccia malinconica, allora? Hai appena detto che è bellissima.»

Alessia guardò il suo papi in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

«E' una bellissima villa, si, ma enorme, ce la fai a vivere da sola? Potresti sempre vivere con me o con i tuoi fratelli.»

I suoi fratelli, Edoardo, Luigi e Valentina De Laurentiis, o meglio i figli biologici del presidente del club azzurro.

«I miei fratelli hanno una vita, lavorano e vivono da soli. Perché non potrei farlo io?», ribatté incrociando le braccia al petto.

Aurelio scosse la testa.

«Puoi vivere eccome da sola, hai un lavoro e ti sai gestire benissimo, ma insomma hai ventotto anni, a novembre compirai ventinove anni, è possibile che tu non abbia mai avuto nessuno al tuo fianco?»

Alessia sgranò gli occhi verdi e limpidi e poi mise su un'espressione infastidita.

«Da quando in qua ti interessi alla mia vita privata tu?», gli chiese.
«Non lo faccio, mi preoccupo per te», ammise il presidente.
«Non devi, non sono in pericolo e sono felice, qual'è il tuo problema?»
«Non ho alcun problema tesoro, solo che-»
«Solo che nulla papi, ho ventotto anni, sono grande abbastanza per essere indipendente e condurre la mia vita anche da sola», lo interruppe prontamente la web designer.

Aurelio afferrò le mani della sua figlioccia e le rivolse un mezzo sorriso.

«Oh ma di questo ne sono sicuro, non mi riferivo alla tua indipendenza, so che sei forte e determinata e non hai bisogno di nessuno che ti mantenga, ma non mi riferivo a questo, dovresti saperlo. Più che altro mi riferivo a quel valore aggiunto che potrebbe cambiare la tua visione delle cose», spiegò con un tono davvero calmo e pacato.

Alessia sembrò non afferrare a pieno.

«Cambiare la mia visione delle cose?», alzò un sopracciglio, «e cosa vorresti dire con questo? Cosa dovrebbe cambiare?»
«Un amore ti cambia sempre, cambia tutto, non lo sai?»

Lo sapeva eccome invece, perché un amore lo aveva avuto in passato ed era durato ben quattro anni.

In realtà non lo aveva mai dimenticato, ci aveva provato, ma non ci era mai riuscita nel corso degli anni. Non lo pensava più come prima, ma di una cosa era certa: il suo cuore non si era più ripreso d'allora, e dunque si divertiva ad avere rapporti occasionali senza alcun fine, ma solo ogni tanto, perché il vero amore lo aveva già conosciuto, ma tanto vero non si era rivelato; dunque, se quello non era il suo vero amore, allora il vero amore non esiste e non è mai esistito, poiché nessuno mai le faceva provare qualcosa di puramente simile a quello che aveva avuto con il suo amore del passato.

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