Capitolo 4

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Aurelio, ovviamente, non era a conoscenza del passato tra Alessia e Giovanni, perché la sua figlioletta non aveva mai voluto rivelare quel doloroso capitolo della sua vita. Sapeva del fatto che fosse fidanzata, glielo aveva rivelato il giorno prima, ma non aveva mai saputo nulla di più, e per rispetto della napoletana, non chiese nulla a proposito, o meglio, ci aveva provato alla cena della sera prima, più di una volta, ma Alessia aveva sempre taciuto sull'argomento.

«Giovanni», lo chiamò, «scusami, posso parlarti un momento?» gli chiese, cercando di mantenere la voce calma ma decisa.

Giovanni si fermò, riconoscendo il tono autoritario del presidente del club azzurro.

«Certo presidente. Cosa c'è?» rispose, cercando di apparire il più naturale possibile.

Aurelio lo scrutò intensamente.

«Cosa ci facevi nel bagno delle donne? Dove, tra l'altro, era entrata Alessia poco prima? Non mi sembra appropriato.»

Il calciatore deglutì, cercando le parole giuste.

«Stavo solo cercando di chiarire alcune cose con lei. Nulla di... inappropriato, lo assicuro.»

Aurelio incrociò le braccia al petto, non del tutto convinto.

«Alessia è come una figlia per me, Giovanni. Non tollero che qualcuno possa farle del male o metterla in una situazione scomoda», lo redarguì. «Cosa c'è tra voi due? Vi conoscete?», domandò infine.

Giovanni esitò per un attimo, ma sapeva che doveva dire almeno una parte della verità. Non era giusto farlo, magari Alessia non avrebbe voluto, ma in quella situazione con il suo "capo" non poteva fare altrimenti.

«Aurelio, con tutto il rispetto, ammetto che c'è un passato complicato tra me e Alessia. Ci conosciamo da tempo; tu sai meglio di me che lei per un bel po' ha abitato a Castelnuovo di Garfagnana. Abbiamo avuto una relazione, ma è finita molto male. Non ne abbiamo mai parlato poiché è stato troppo doloroso per lei.»

Il presidente del Napoli alzò un sopracciglio, sorpreso da quella rivelazione.

Rimase in silenzio per un bel po', e man mano metteva in ordine i pezzi del puzzle, comprendendo ciò che non era mai riuscito a comprendere a causa della riservatezza sin troppo elevata della sua adorata figlia.

L'unica cosa a cui pensò immediatamente fu che il mondo era davvero così piccolo.

«Relazione? Non ne sapevo nulla. E perché è finita così male?»

Giovanni abbassò lo sguardo, sentendo il peso della colpa.

«Ho commesso un errore terribile, e ho tradito la sua fiducia. Da allora, non ha mai voluto parlarmi.»

Aurelio scosse la testa, incredulo.

«E ora? Perché hai deciso di parlarle proprio adesso?»
«Perché dopo anni l'ho rivista e non posso più vivere con questo peso sulla coscienza. Volevo scusarmi, cercare di fare ammenda. So che forse è troppo tardi, ma dovevo provarci», gli rispose il calciatore, con sincerità.

Il presidente lo guardò intensamente per un lungo momento, cercando di valutare la veridicità delle sue parole.

«Giovanni, non so se posso fidarmi di te. Alessia è una persona forte, ma ha sofferto abbastanza. Non voglio che tu le causi ulteriori sofferenze.»

Giovanni annuì, comprendendo la sua preoccupazione.

«Lo capisco, Aurelio. E ti assicuro che il mio intento non è di farle del male, ma solo cercare di rimediare, per quanto possibile.»

Aurelio sospirò, ancora incerto su come gestire la situazione.

«Farò attenzione, Giovanni. Ma sappi che ti tengo d'occhio. Non tollererò altri errori nei confronti di mia figlia.»
«Non farò nulla per mettere a repentaglio la fiducia che hai nei miei confronti, sia come calciatore che come persona.»

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