Capitolo 6

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Alessia si svegliò stranamente pimpante quella mattina. Si stiracchiò e si alzò dal letto con una sensazione di energia che non provava da tempo. Dopo una doccia rinfrescante, si preparò una colazione abbondante: frutta fresca, yogurt, cereali e una tazza di caffè nero. Seduta al tavolo della cucina, si sentiva pronta per affrontare la giornata.

Decise di mettersi a lavorare al computer. Aveva diversi progetti in sospeso e voleva approfittare di quel momento di positività per portarli avanti. Il tempo volava mentre si immergeva nel lavoro, il ticchettio dei tasti era l'unico suono nella casa silenziosa.

Improvvisamente, il citofono suonò, interrompendo la sua concentrazione.

Alessia andò ad aprire. Era il suo papi, Aurelio De Laurentiis.

«Ciao tesoro» disse con un sorriso caloroso. «Posso entrare?»
«Certo, entra pure» gli rispose, accogliendolo.

Dopo qualche scambio di convenevoli, il presidente del Napoli si sedette al tavolo con lei.

«Ho bisogno del tuo aiuto per alcune questioni burocratiche», disse. «Vorrei che venissi con me in ufficio. Dopo, pensavo di portarti a casa nostra. Non ci vieni da un po', e penso che sarebbe bello trascorrere un po' di tempo insieme, e Jacqueline vuole la tua compagnia.»

Alessia esitò per un momento, ma poi annuì.

«Va bene, mi sembra una buona idea. In effetti, mami sta da giorni a mandarmi messaggi invitandomi a casa, quindi sarei comunque venuta in questi giorni.»

Aurelio le sorrise, e non accennò minimamente alla questione tra lei e il suo calciatore, Di Lorenzo, non gli sembrò un buon momento e Alessia avrebbe potuto dare di matto, dunque tacque e fece finta di nulla.

Quando giunsero in ufficio, si procedette immediatamente col disbrigo delle pratiche amministrative, in cui la napoletana era un portento, nonostante non fosse totalmente di sua competenza. Infine, quando il suo papi la ringraziò, si ritrovò dinanzi la persona che meno di tutte avrebbe avuto il piacere di vedere.

Giovanni Di Lorenzo, con un pantaloncino nero e una maglia di tela a mezze maniche anch'essa nera, fece il suo ingesso in ufficio, questa volta accompagnato solo dal suo agente, Mario Giuffredi. Erano lì per discutere del rinnovo del contratto, poiché il terzino destro voleva legarsi al Napoli a vita.

Alessia sentì il cuore battere più forte. Nonostante i suoi sforzi per evitarlo, Giovanni sembrava spuntare ovunque.

Nel mentre il procuratore, Giovanni e Aurelio iniziarono a parlare, la web designer rimase in disparte tutto il tempo, cercando di ignorare il tumulto di emozioni dentro di sé.

Dopo un po', sentì il bisogno di allontanarsi e chiese scusa, per poi uscire e andare in bagno.

Il calciatore, notando il suo disagio, trovò una scusa per seguirla.

Aurelio, che aveva notato lo scambio di sguardi, capì cosa stava succedendo ma decise di non intervenire subito. Così come quella mattina, anche in quel momento preferì non approfondire troppo.

Giovanni si guardò intorno, quando capì di essere da solo, si catapultò nel bagno delle donne dove trovò Alessia intenta a guardarsi allo specchio.

«Dobbiamo smetterla di incontrarci così», esordì con una battuta, cercando di alleggerire la tensione, ma facendo sussultare lei che non si era accorta di nulla.
«Cosa vuoi ancora, Giovanni?», ribatté, turbata ma anche leggermente furiosa.
«Voglio parlarti, Anna. Solo parlare», rispose lui, usando il suo primo nome ogni volta che erano da soli.
«Sono stufa di questa situazione», disse Alessia, la voce tremante. «Non posso continuare così.»
«Anna, per favore. Ho bisogno di spiegarmi», insistette Giovanni. «Non riesco a smettere di pensare a te.»

Perse un battito, la web designer lo sentì forte e chiaro, e soprattutto, sentì le lacrime scendere, non riuscendo più a trattenersi.

«È troppo tardi. Hai delle figlie con Clarissa. Io sarei solo di troppo.» Il calciatore fece un passo avanti, cercando di prenderle la mano, ma Alessia si ritrasse. «Sto cercando di andare avanti, sto uscendo con Mathìas. Non posso continuare a vivere nel passato.»

Giovanni si sentì gelare.

«Mathìas? Mathìas Olivera?» cercò di mascherare la sua gelosia mentre la napoletana annuì, ma fallì miseramente. «Cosa c'entra lui?»
«È un bravo ragazzo. Merito di essere felice, anche se non è con te», sbottò. «Dio, sono passati undici anni, per te sembra che sia passato solo un mese e che non sia successo nulla di che!» esclamò.

Il terzino destro la guardò, il dolore evidente nei suoi occhi.

«Io non ti ho mai dimenticato, Anna. Mai. Ogni giorno penso a come sarebbe potuta essere la nostra vita se non avessi fatto quello che ho fatto.»
«Ma lo hai fatto», rispose Alessia, cercando di riprendersi. «Devi lasciarmi andare, Giovanni. Devo andare avanti.»

Giovanni abbassò lo sguardo, sconfitto.

«Lo so. È solo che... non vorrei che tu mi lasciassi andare, lo so che è un pensiero egoista, ma lo vorrei tanto.»
«Mi hai fatto male. E per quanto difficile sia andare avanti, io l'ho fatto, e voglio continuare a farlo anche se ci sei tu. Non voglio che la tua presenza mi limiti. Dunque, lasciami andare come io ho lasciato andare te.»

Il calciatore annuì, capendo che non c'era più nulla da dire. L'errore era stato fatto, e rimediare così di punto in bianco dopo undici anni, non era cosa semplice da fare e non era giusto per lei, e nemmeno per la sua sofferenza.

«Va bene. Ti lascio andare.»

Era quello che Alessia voleva, e sapeva di aver fatto la scelta giusta.

Ma allora perché le faceva tanto male?

Quando entrambi uscirono dal bagno, cercarono di ricomporsi e darsi un tono dignitoso. Ritornarono in sala riunioni, trovando Aurelio che si voltò a guardare sua figlia con preoccupazione. Non disse nulla, ma il suo sguardo era pieno di domande.

La riunione si concluse positivamente, Giovanni era sicuro di volersi legare a vita a Napoli, e ne era entusiasta perfino il presidente.

Successivamente, padre e figlia lasciarono l'ufficio. Durante il tragitto verso casa De Laurentiis, la napoletana cercò di distrarsi, ma i pensieri tornavano sempre a quell'uomo che dopo anni era sempre capace di sconvolgerla.

Doveva chiudere definitivamente quel capitolo della sua vita, anche se era doloroso, ma se lo doveva.

Arrivati a casa, Aurelio e Jacqueline cercarono di sollevare il morale di Alessia inconsapevolmente, con qualche battuta e racconti del passato. La ragazza ritrovò un pò di serenità, ma sentiva ancora un peso sul cuore. Tuttavia, la giornata le aveva insegnato qualcosa: doveva trovare la forza di andare avanti e aprire il suo cuore a nuove possibilità, anche se il passato continuava a bussare alla sua porta.






Angolo autrice:

Eccoci qui con il capitolo sei! Cosa ve ne pare?
Che dire... sembra che il destino voglia far incontrare i due nonostante Alessia non voglia per niente, chissà come mai.

A cominciare da adesso partiranno un'escalation di capitoli, a mio parere, uno più bello dell'altro, perché stiamo entrando davvero nel vivo della storia.

Non l'ho mai detto, ma la storia in totale è composta da 20 capitoli, con in più prologo ed epilogo. Dunque, ci stiamo realmente addentrando nella parte viva del racconto.

Come sempre spero che vi piaccia; tornerò presto con il prossimo capitolo, e sono sicura non vi deluderà, almeno spero!

Un abbraccio,
Anna.

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