Ma che cos'ha quel ragazzo di così strano oggi?Perché è arrivato alle tre di notte, dopo aver visibilmente pianto, a chiedere di poter stare qui? Perché proprio a casa mia?
Che diamine è successo?
E quei sorrisi di stamattina... si vedeva lontano un miglio che erano finti come la neve a luglio.
Mi sono sentita presa in giro, mi ha tenuto nascosto delle cose. E quei toni? Con chi credeva di parlare?Dev'essere davvero stressato... darei qualsiasi cosa per poterlo capire. Per poterlo aiutare.
Il fatto è che sono sinceramente preoccupata per lui, anche se non so praticamente niente di quel ragazzo: non conosco la sua famiglia, mentre lui ormai è parte della nostra, i suoi amici mi sono sconosciuti, lui invece con Sam scherza di gusto.
"Mamma posso andare da Samantha?" Ho decisamente bisogno di parlare con lei di tutto questo.
"Certo tesoro! Non vedo dove sia il problema".
"E se scopro che ti sei divertita con Colin questa mattina..." Ecco, appunto. Mio padre non ha ancora digerito il fatto che lo abbia trovato qui quando si è svegliato.
"Papà ti ho già detto che non è successo nulla! Cosa doveva succedere secondo te? Non vedi che ho dormito sul divano? Andiamo, è un amico che aveva bisogno di aiuto!" Lo abbraccio e gli lascio un bacio sulla guancia pungente per la barba che deve radersi assolutamente.
"Appunto, un amico, non un'amica. Adesso va' se hai così tanta fretta" Sbuffa un pochino. Mio padre può sembrare scorbuto a primo impatto, ma ha un cuore di burro.
"Ti voglio bene!"
"Anche io tesoro!"
Di fretta salgo in camera mia a vestirmi e a cercare di domare quei ricci che mi rifiuto anche solo di provare a legare.
Prendo il primo maglione che mi capita e i primi pantaloni della tuta che vedo, poi mi lancio in bagno, una stanza piccolina decorata solamente da un tappetino blu sotto al lavandino. Mi guardo un secondo allo specchio per chiarire che aspetto ho. Risultato: sembro una scappata di casa.
Bado poco a questo dettaglio, con in testa l'esigenza di dover parlare con qualcuno di questa giornata che si prospetta già piuttosto strana.
Inizio a litigare con la mia chioma ingestibile, ma ben presto ci rinuncio: non è questa la mia priorità, oggi. Trovo un mollettone in un portaoggetti sul lavandino e lo utilizzo per tirare indietro i capelli. Sistemo il collo del maglione color panna sotto al mento e infilo la fine nei pantaloni a palloncino di un blu scuro che stringo con una cintura di cuoio stile western. Ora sono un po' più presentabile, anche se devo fare poche centinaia di metri per arrivare a casa della mia amica, che sicuramente sta ancora dormendo.
Scendo le scale e saluto tutta la famiglia, scambiando baci con mia madre, abbracci con papà, il nostro saluto personale con Francesco e una lunga occhiata a Jess, che infine sorride calorosamente e mi accompagna alla porta.
"Posso parlarti un momento?" Chiede quando siamo lontane da tutte le orecchie. Annuisco, ma il suo tono mi preoccupa. Non me la ricordo così seria da molto tempo.
Precisamente da quando ci aveva detto che sarebbe andata a studiare in Italia.
Ma queste sono altre circostanze.
"Cosa avete combinato davvero tu e il tuo amico stanotte?" La guardo incredula e sul suo volto compare un sorriso d'intesa.
"Ma sei scema? Secondo te sarei capace di farlo sul divano di casa mia con un mio amico e poi almeno non mettere tutto a posto? Ma dico io, ho una sorella impazzita... Ma che ti sei fumata? E tu, piuttosto... quel segno rosso sul collo da dove arriva? Ti sei divertita ieri sera eh?" Mi ritrovo con il busto leggermente in avanti e i capelli che mi coprono gran parte della visuale, ma riesco a notare comunque un'occhiata indispettita di Jess.
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La Nostra Canzone
Teen FictionEvelyn è una sedicenne comune: combatte contro i suoi ricci perennemente annodati, è brava a scuola, fa parte della squadra femminile di pallavolo della scuola, anche se a casa la situazione non è delle migliori, infatti sua sorella è spesso all'est...