«Dio santo, ma allora sei qui!» disse Andrea raggiungendola tra le viti. Si sedette al suo fianco. «Non cambi mai, eh?!» La ragazza lo guardò scuotendo la testa.
«Nemmeno per scherzo,» rispose sorridendo. «In mia difesa posso dire che non c'è niente di meglio, poi in casa farà sicuramente un caldo orribile.» Lui rise.
«Sì, sì, come no, tutte scuse... Ora sbrigati, la nonna ha detto che non ci farà toccare le frittelle finché non sarai anche tu a tavola.» La ragazza rise ancora, si alzò da terra e pulì il vestito, poi scattò una foto al tramonto e, insieme a suo cugino, si avviò verso la piccola casa della nonna. Non era una casa molto grande, ma ci si arrangiava. I nonni avevano avuto tre figli: sua mamma, la mamma di Andrea e zio Giuliano.
C'era una piccola cucina con sala da pranzo inclusa, tre camere da letto e un bagno; in più, c'erano il garage e la piccola tavernetta. Di solito, si ritrovavano lì poche volte all'anno, durante le festività, e dormivano nella tavernetta giù, così potevano fare rumore senza essere sentiti. In estate mangiavano all'esterno, proprio davanti casa, dove il nonno aveva costruito un enorme tavolo in legno.
Erano cinque cugini: lei Elena, Andrea, e i figli di zio Giuliano, Ettore, Edoardo e Mattia. Essendo l'unica ragazza, Elena era molto coccolata dai cugini.
«Oh, è arrivato il calciatore più scarso della Serie A!» esclamò Ettore abbracciando Andrea. «Ciao, bellissima,» disse poi, rivolgendosi a Elena e baciandole la testa.
«Quando siete arrivati?» chiese Elena, abbracciandolo.
«Proprio adesso. Matti e Edo sono scesi giù ad aprire i lettini.»
«Oh, ma ci sono i gemellini!» disse Edoardo, il più grande di loro, riferendosi a Elena e Andrea. Li chiamavano gemellini perché erano nati con un giorno di differenza: lui il venti febbraio e lei il ventuno.
Entrarono in casa e subito Mattia iniziò a fare i cori da stadio: «"Cambiaso! Cambiaso! Cambiaso!"» Poi venne a salutarli. Si sedettero a tavola, bisticciando come dei bambini, facendo sorridere i nonni, per poi mangiare in tranquillità, ridacchiando delle quotidianità dei loro familiari e dei racconti di tempi ormai passati.
Dopo cena, sparecchiarono e lavarono i piatti. Da piccoli li infastidiva, ma ora era diventato un momento loro, con ruoli ben definiti, come in una catena di montaggio. Dopodiché uscirono fuori. Il piano era fingere di essere stanchi, andare nella taverna e progettare l'unica settimana in cui potevano stare tutti e cinque insieme.
Edo si stirò sbadigliando. «Sei stanco, Ve?» chiese suo fratello Ettore, facendolo annuire. «Eh sì, c'ha un'età ormai!» disse, facendo sorridere il nonno.
«Stanno tramando qualcosa,» disse la mamma di Elena.
«Chi, noi? No!» La risposta fu in coro all'unisono, tanto da attirare su di loro sguardi sospettosi.
«Andatevene prima che mi metta a fare domande,» disse la mamma di Andrea, e loro, ovviamente, si alzarono di corsa.
Arrivati nella taverna, i tre fratelli iniziarono a spiegare il loro piano, e Elena si sentiva un po' in difetto. Era appena uscita da una relazione tossica e non aveva nemmeno un soldo da parte per partecipare a una spesa del genere. Chiedere ai suoi genitori era fuori discussione e tantomeno voleva pesare sulle spalle dei cugini.
«Non so, ragazzi, non è che mi piaccia molto questo piano, e poi abbiamo solo una settimana, non voglio andare in giro tutto il tempo,» disse, cercando di girare la situazione. Andrea sapeva tutto, ogni cosa, e probabilmente era arrivato anche lui a quella conclusione.
«Prendiamo una barca e stiamo in mare, cosa ne pensate?» propose Andrea. «Ci penso io a tutto.» Elena lo guardò male, sapeva che lo stava facendo per lei, ma non era necessario; potevano semplicemente andare al mare come tutti gli anni.
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ci sono le stelle || Dušan Vlahović
FanficElena la cugina di Andrea Cambiaso si trasferirà a Torino a casa del cugino, finirà per frequentare i suoi stessi ambienti e ad avvicinarsi al famosissimo numero 9 della Juventus. Warnings Tutti i fatti narrati sono di pura invenzione così come alcu...