Capitolo 12

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Passammo una settimana insieme a New York, tra ristoranti, baci, passeggiate e sesso, ma ovviamente la polizia rovinò tutto.
Michael doveva scappare, non poteva essere preso, e io sono stato un coglione a denunciarlo. Tutta colpa di Ashton. Lui mi disse di denunciarlo, cosi l'avrei allontanato da me e consecutivamente dimenticato.
Ma non era successo un cazzo, anzi, mi sentivo sempre più in colpa.
Non potevo ritirare la denuncia perché mi avrebbero riconosciuto, sono già stato fortunato quando l'ho fatta: i documenti falsi sembravano abbastanza reali.
Proposi di tornare a Sydney. Nella nostra patria non lo avrebbero cercato per un po, dato che sapevano che era scappato in America. Così ordinammo le nostre cose nella valigia e partimmo verso l'Australia, con un get di Michael.

"Siamo arrivati."

Mormorò lui con dolcezza, svegliandomi.
L'aereo stava atterrando ed io avevo dormito tutto il viaggio.
Allungai le braccia, stiracchiandomi, mentre i suoi occhi verdi erano puntati sul mio corpo.
Scendemmo dall'aereo e partimmo verso la villa di Michael con la sua bellissima rage rover.
Il viaggio in macchina durò un'oretta e la passammo ascoltando i Blink 182, la nostra band preferita.
Arrivati alla sua villa, lo accompagnai dentro senza la mia valigia, intenzionato ad andarmene a casa mia, ma lui mi guardò, alzando un sopracciglio.

"Non resti con me?"

A quella frase spalancai i miei occhioni azzurri.
Voleva che restassi con lui, per non lasciarlo solo ed io non potevo farlo, non potevo abbandonarlo ora, in fondo, eravamo in questa situazione per colpa mia: io lo avevo denunciato e quindi la polizia lo doveva cercare.

"Avevo intenzione di tornare a casa, ma resterò con te."

"Non voglio obbligarti a rimanere con me."

Lo presi per mano, facendo intrecciare le nostre dita e buttai giù la mia valigia dal portabagagli della macchina, per poi trascinare entrambi nella villa. Lui mi seguì, ridacchiando.
Entrai nella villa, e mi diressi nel corridoio lunghissimo che più o meno mi ricordavo dall'ultima volta che lo avevo percorso.
Trovai dopo un po la camera di Michael, e ci entrai, lanciando le nostre valige accanto all'armadio. Chiusi la porta dietro di noi, e sbattei il ragazzo contro di essa.

"Ora baciami, coglione."

"E se non volessi?"

"Punizione."

"Uuuh, quale?"

"Lo vedrai."

Sorrisi maliziosamente, prima di baciarlo con passione, infilando direttamente la mia lingua nella sua bocca.
Portò le mani sotto la mia maglietta, accarezzandomi i fianchi nudi.
Gli sfilai la maglietta, e lui mi spinse verso il suo letto matrimoniale, continuando a baciarmi.

"Non ho voglia di fare sesso"

Sussurrai tra un bacio e l'altro.

"Neanche io, ma vederti nudo mi eccita.Teoricamente ero etero, ma sono diventato bisex solo per un tuo sorriso."

Io ridacchiai, attirandolo a me, facendo intrecciare le nostre gambe.

"L-luke..."

Mormorò lui, arrossendo.

"Dimmi Mikey."

Lo guardai, accarezzandogli i capelli tinti di nero.

"I-io ti amo.."

Sussurrò piano l'ultima parola, abbassando lo sguardo.
Io gli alzai il viso con dolcezza, e posai le mie labbra sulle sue, mormorando:

"Ti amo anch'io, Kitten."

Kitten era un gattino, e si assomigliava a Mikey, o per lo meno, erano teneri entrambi, quindi decisi di chiamarlo cosi, mi sembrava appropriato per lui.

Night ~ Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora