THE SEVENTEEN'S SECRETS- Terza Parte
Nei giorni successivi all'incontro con Hoshi, la mia vita cambiò radicalmente. Ogni momento libero che avevo lo trascorrevo con i Seventeen, cercando di comprendere il loro mondo e come potessi davvero essere utile. Quella che una volta era una routine tranquilla e solitaria, fatta di lezioni e pause pranzo da sola, si trasformò in una serie di incontri segreti e discussioni intense. I Seventeen mi accolsero nel loro gruppo con una strana miscela di calore e sospetto, come se fossero felici di avere un’alleata, ma allo stesso tempo preoccupati per la mia sicurezza.
Hoshi era sempre al mio fianco, guidandomi in questo nuovo mondo fatto di segreti, paure e leggende antiche. Scoprii presto che ogni membro dei Seventeen aveva il proprio modo di affrontare la maledizione. Alcuni, come Mingyu e DK, cercavano di mantenere un atteggiamento positivo, scherzando e cercando di alleggerire l’atmosfera ogni volta che potevano. Altri, come Jeonghan e Jun, erano più riservati e riflessivi, e sembravano portare un peso ancora più grande nel cuore.
Una sera, Hoshi mi invitò a casa sua per un incontro più intimo con il gruppo. Era un venerdì, e l’aria autunnale aveva cominciato a rinfrescarsi, portando con sé il profumo delle foglie secche. Quando arrivai, fui sorpresa di vedere che la casa di Hoshi era grande e antica, quasi un rifugio nascosto tra gli alberi che la circondavano.
“È qui che viviamo tutti insieme,” mi spiegò Hoshi mentre mi guidava all’interno. “Dopo essere stati adottati, il nostro tutore ci portò qui. È la nostra casa, ma a volte sembra una prigione.”
L'interno della casa era caldo e accogliente, ma c’era un senso di malinconia che permeava ogni stanza. I muri erano coperti di fotografie dei ragazzi, ricordi di momenti felici che sembravano lontani anni luce dalla realtà che stavano vivendo. Mentre mi guidava attraverso il corridoio, Hoshi mi raccontò storie della loro infanzia, di come avessero sempre saputo che c'era qualcosa di diverso in loro, anche prima di scoprire la maledizione.
“Abbiamo sempre sentito una presenza,” disse, fermandosi davanti a una porta chiusa. “Un’ombra che ci seguiva, anche quando eravamo bambini. Pensavamo fosse solo la nostra immaginazione… finché non abbiamo perso il primo di noi.”
La sua voce si spezzò su quelle ultime parole, e io potei solo immaginare il dolore che doveva aver provato. “Da quel giorno, la nostra vita è cambiata. Non potevamo più ignorare ciò che eravamo… o ciò che ci seguiva.”
Ci riunimmo nella grande sala da pranzo, dove il resto del gruppo ci stava aspettando. L’atmosfera era tesa, ma c’era anche una strana sensazione di solidarietà, come se sapessimo che, indipendentemente da ciò che sarebbe successo, l'avremmo affrontato insieme. Hoshi mi presentò formalmente agli altri, spiegando il mio ruolo nel loro piano.
“Hayun ci aiuterà a trovare una soluzione,” disse, guardando ognuno dei ragazzi negli occhi. “Lei non è legata alla maledizione come noi, e questo potrebbe fare la differenza.”
Joshua, uno dei ragazzi più grandi e riflessivi del gruppo, annuì lentamente. “Hai ragione, Hoshi. Potremmo aver bisogno di un punto di vista esterno, qualcuno che possa vedere ciò che noi non riusciamo più a vedere.”
Parlarono per ore, discutendo delle diverse teorie su come spezzare la maledizione. C’erano storie di rituali antichi, di spiriti inquieti e di segreti nascosti nei luoghi più oscuri della scuola. Ogni teoria sembrava più assurda della precedente, eppure nessuna di loro poteva essere scartata a priori. Ogni frammento di conoscenza poteva essere la chiave per spezzare il ciclo di morte che li perseguitava.
A un certo punto, Hoshi prese la mia mano sotto il tavolo. Era un gesto semplice, ma in quel momento, significava tutto. Sentivo la sua forza, ma anche la sua vulnerabilità. Mi stava chiedendo di portare una parte del suo fardello, e io ero pronta a farlo.
“Dobbiamo andare alla radice della maledizione,” disse Hoshi, rompendo il silenzio che si era creato nella stanza. “Dobbiamo capire cosa vuole veramente lo spirito che ci perseguita
"e perché non ci lascia in pace.”
Le sue parole risuonarono nell'aria, mentre tutti noi cercavamo di afferrare il significato di ciò che stava dicendo. La radice della maledizione. Fino a quel momento, nessuno aveva osato guardare indietro troppo a lungo, come se il passato fosse una ferita troppo dolorosa da riaprire. Ma ora, era chiaro che non avevamo altra scelta.
“C’è un posto,” continuò Hoshi, la voce più bassa, quasi un sussurro. “Un luogo che abbiamo evitato per anni. Si trova nelle catacombe sotto la scuola, un’ala abbandonata che risale a quando l’edificio era un antico monastero. È lì che dobbiamo andare.”
La sala piombò in un silenzio carico di tensione. Tutti sapevano di quel luogo, un segreto di cui avevano parlato solo a bassa voce, temendo persino di pronunciarne il nome. Le catacombe erano state sigillate decenni prima, considerate troppo pericolose per chiunque, e nessuno sapeva cosa si celasse al loro interno.
“Non possiamo andarci da soli,” disse Seungkwan, visibilmente preoccupato. “È troppo rischioso.”
“Siamo già a rischio,” rispose Hoshi con una calma che sembrava quasi innaturale. “Ogni giorno che passa, la maledizione si fa più forte. Non possiamo più aspettare.”
Mi voltai a guardarlo, cercando di capire cosa lo spingesse a prendere una decisione così rischiosa. Era la paura di perdere un altro membro del gruppo? O forse c’era qualcosa di più, un desiderio di proteggere non solo i suoi amici, ma anche me? Qualunque fosse la sua motivazione, sapevo che non avrei lasciato che affrontasse tutto questo da solo.
“Verrò con voi,” dissi con fermezza, sorprendendo anche me stessa. “Se c’è qualcosa là sotto che può spezzare la maledizione, lo troveremo insieme.”
Hoshi mi guardò intensamente, poi annuì, stringendo la mia mano con più forza. “Grazie, Hayun. Non so cosa troveremo laggiù, ma sapere che sarai al nostro fianco mi dà speranza.”
Gli altri ragazzi si scambiarono sguardi d’intesa. C’era paura nei loro occhi, ma anche una risolutezza che non avevo mai visto prima. Stavamo per affrontare il nostro destino, e lo avremmo fatto insieme, senza più nasconderci.
La decisione era presa. Avremmo esplorato le catacombe quella notte stessa, sperando di trovare le risposte che gli erano state negate per così tanto tempo. Mentre i ragazzi si preparavano, raccogliendo torce e corde, sentii un misto di eccitazione e terrore crescere dentro di me. Non sapevo cosa ci aspettasse in quel luogo oscuro, ma ero pronta ad affrontarlo.
Mentre uscivamo dalla casa e ci dirigevamo verso la scuola, Hoshi camminava accanto a me, in silenzio. L'oscurità della notte sembrava inghiottirci, ma la sua presenza al mio fianco mi dava una strana sensazione di conforto. Potevo sentire il suo respiro accanto al mio, e con ogni passo, il legame tra di noi sembrava diventare sempre più forte.
Arrivati alla scuola, ci fermammo davanti a un ingresso laterale che conduceva verso l’ala abbandonata. Era un luogo che molti pensavano fosse solo una leggenda, ma i Seventeen conoscevano bene la sua esistenza. Con mani tremanti, ma risolute, aprirono il vecchio portone, che cigolò sinistramente. Davanti a noi si spalancava un lungo corridoio buio, l’inizio di un viaggio che avrebbe cambiato per sempre le nostre vite.
Hoshi mi prese la mano, e io sentii il calore delle sue dita intrecciarsi con le mie. “Qualunque cosa accada,” mi sussurrò all'orecchio, “non ti lascerò mai sola.”
Con quelle parole, facemmo il primo passo nel buio, pronti a scoprire il segreto che si nascondeva nelle profondità della scuola e a combattere la maledizione che minacciava di distruggere tutto ciò che amavamo.