THE SEVENTEEN'S SECRETS- settima parte
Lasciammo le catacombe, sentendo ogni passo diventare più leggero mentre ci allontanavamo da quel luogo oscuro. La luce del giorno filtrava attraverso le fessure della vecchia scuola, accogliendoci con un calore che sembrava quasi irreale dopo l’oscurità che avevamo affrontato.
Una volta fuori, il sole era già alto nel cielo, e l'aria fresca riempì i nostri polmoni come se fosse la prima volta che respiravamo davvero da giorni. Nessuno parlava, ma il silenzio tra noi era diverso ora. Non era il silenzio del terrore, ma quello della pace ritrovata, del conforto reciproco.
Hoshi non mi lasciava la mano, e la sua presenza accanto a me era un costante promemoria che non ero più sola. Guardai gli altri, notando come anche loro sembrassero diversi, più leggeri, come se un fardello invisibile fosse stato sollevato da ciascuno di noi.
“Ce l'abbiamo fatta,” mormorò Seungkwan, rompendo finalmente il silenzio. La sua voce era piena di stupore, come se non riuscisse ancora a credere a ciò che avevamo appena superato. “Abbiamo spezzato la maledizione.”
“Non è stato facile, ma sì,” disse Jeonghan con un sorriso calmo, “abbiamo fatto qualcosa di davvero incredibile. Insieme.”
Quel “insieme” risuonò tra noi come un mantra, un ricordo costante di come eravamo riusciti a superare la prova più difficile delle nostre vite. Eppure, sapevo che il viaggio non era ancora finito. Liberarsi dalla maledizione era solo l'inizio di un percorso di guarigione e crescita personale.
Mi girai verso Hoshi, che mi osservava con un’espressione dolce, ma c’era anche una determinazione nei suoi occhi. “Ora dobbiamo imparare a vivere senza paura,” disse, quasi leggendo i miei pensieri. “Non possiamo permettere che il passato ci definisca.”
Annuii, sapendo quanto fosse vero. “E dobbiamo farlo giorno per giorno, un passo alla volta,” aggiunsi. “Non sarà facile, ma ora sappiamo che possiamo farcela.”
Gli altri si riunirono attorno a noi, formando un cerchio naturale. C’era qualcosa di solenne in quel momento, come se stessimo giurando di proteggerci l’un l’altro, di non lasciarci mai più abbattere dalle ombre del passato.
“C’è una cosa che dobbiamo fare subito,” disse Joshua, il suo tono diventato serio. “Dobbiamo seppellire quel diario. Non deve mai più essere trovato.”
L’idea di liberarmi di quell’oggetto mi diede un immediato senso di sollievo. Quel diario era stato la chiave per spezzare la maledizione, ma era anche un simbolo di tutto il dolore e la sofferenza che aveva causato. Era meglio lasciarlo andare, seppellirlo in un luogo dove non avrebbe più potuto fare del male a nessuno.
“Concordo,” disse Minghao, guardandoci tutti. “Seppelliamolo lontano da qui, in un posto dove nessuno possa mai trovarlo.”
Ci dirigemmo verso un angolo remoto del giardino della scuola, lontano da occhi indiscreti. Il terreno era soffice, e con le mani nude iniziammo a scavare una fossa abbastanza profonda per contenere il diario. Non ci volle molto, ma ogni gesto sembrava pieno di significato, come se stessimo seppellendo non solo il diario, ma anche il nostro passato, le nostre paure e i nostri errori.
Quando la fossa fu pronta, presi il diario e lo posai sul fondo, sentendo un peso sollevarsi dalle mie spalle mentre lo lasciavo andare. Poi, insieme, ricoprimmo la fossa con la terra, chiudendo definitivamente quel capitolo della nostra vita.
Quando fu tutto finito, restammo lì in silenzio per qualche istante, osservando il terreno appena smosso. Non c’era bisogno di parole; tutti sapevamo cosa significava quel gesto.
“Adesso possiamo andare avanti,” disse Hoshi, la sua voce calma e sicura. “Ma dobbiamo ricordare cosa abbiamo imparato oggi. Che non importa quanto sia oscuro il nostro passato, possiamo sempre trovare la luce se siamo disposti a cercarla insieme.”
Le sue parole toccarono profondamente tutti noi, e una nuova sensazione di speranza si diffuse tra il gruppo. Avevamo affrontato qualcosa di terribile, ma avevamo anche scoperto la forza della nostra amicizia, dell’amore e della fiducia reciproca. E sapevamo che, finché ci saremmo sostenuti a vicenda, avremmo potuto superare qualsiasi cosa.
Lentamente, ci incamminammo verso l’uscita della scuola, il nostro passo più leggero, il nostro cuore più libero. Era la fine di un capitolo e l’inizio di un altro, uno in cui avremmo imparato a vivere senza paura, a costruire una vita piena di luce e serenità.
Quando uscimmo dai cancelli della scuola, il mondo sembrava diverso. Il sole brillava più luminoso, l’aria era più fresca, e ogni respiro sembrava più facile. Ci fermammo un’ultima volta, guardandoci l’un l’altro con un sorriso che diceva tutto.
“E ora?” chiese Mingyu, rompendo il silenzio con un tono che conteneva sia eccitazione che incertezza.
“Ora viviamo,” rispose Hoshi con semplicità, ma con una convinzione che fece eco dentro di me. “Viviamo e non dimentichiamo mai quello che abbiamo imparato qui.”
E con quel pensiero, ci incamminammo verso il futuro, pronti ad affrontare qualunque cosa ci aspettasse, ma questa volta con una nuova forza e un nuovo scopo. Avevamo spezzato la maledizione, ma ancora più importante, avevamo trovato noi stessi e l’un l’altro. E sapevo che, da quel momento in poi, nulla ci avrebbe più potuto fermare.