THE SEVENTEEN'S SECRET-Quattordicesima parte
L’amuleto brillava debolmente nella mia mano, emanando un calore inquietante, quasi come se pulsasse di vita propria. Sentivo una tensione crescente tra di noi, consapevoli che stavamo stringendo tra le mani la chiave di tutto quel male che avevamo cercato di sconfiggere. Ma questa volta, dovevamo fare in modo che fosse la fine, una volta per tutte.
“Cosa dobbiamo fare con questo?” chiese Seungkwan, guardando l’amuleto con evidente timore.
“Dobbiamo distruggerlo,” rispose Hoshi, con una determinazione feroce nello sguardo. “Non possiamo permettere che continui a esistere. È l’unico modo per spezzare la maledizione.”
Le sue parole erano ferme, ma sapevo che tutti condividevamo la stessa paura: e se distruggere l’amuleto non fosse sufficiente? Se ci fosse qualcos’altro che non avevamo ancora scoperto? Ma non c’era tempo per dubbi. Dovevamo agire.
Seungcheol annuì, assumendo il ruolo di leader con naturalezza. “Andiamo nel giardino dietro la casa. Accendiamo un fuoco e bruciamolo. Se questo è davvero l’oggetto che tiene viva la maledizione, dobbiamo assicurarci che venga distrutto completamente.”
Ci muovemmo in silenzio verso l’esterno, sentendo l’oscurità che sembrava stringersi attorno a noi. Ogni passo era un ritorno a quegli attimi di terrore vissuti in passato, eppure c’era una determinazione nuova nei nostri cuori. Eravamo cambiati da allora; avevamo trovato forza l’uno nell’altro, e sapevamo che non eravamo più gli stessi ragazzi spaventati di un tempo.
Il giardino era freddo e desolato, il vento faceva ondeggiare gli alberi spogli, creando ombre spettrali che sembravano seguirci. Jeonghan e Vernon presero della legna secca e prepararono un piccolo falò, mentre Joshua cercava tra i suoi appunti qualche dettaglio che potesse aiutarci a rafforzare il rituale di distruzione.
Mentre il fuoco iniziava a crepitare, riempiendo l’aria di fumo e calore, mi avvicinai a Hoshi. Sentivo il suo corpo rigido, la tensione che lo attraversava, ma quando le nostre mani si toccarono, la sua stretta si rilassò leggermente.
“Ce la faremo,” sussurrai, più per rassicurare me stessa che lui.
“Dobbiamo farcela,” rispose, fissando l’amuleto che tenevo in mano. “Non c’è alternativa.”
Gli altri si radunarono attorno al fuoco, i volti illuminati dalla luce tremolante delle fiamme. L’atmosfera era carica di attesa, come se il mondo stesso trattenesse il fiato, osservando cosa sarebbe successo.
Seungcheol prese l’amuleto dalle mie mani, avvicinandolo alle fiamme. “Siete pronti?”
Un mormorio di approvazione si levò dal gruppo. Non c’era spazio per esitazioni. Tutti sapevamo cosa dovevamo fare. Con un ultimo sguardo all’amuleto, Seungcheol lo gettò nel fuoco.
Per un momento, non accadde nulla. Le fiamme lambirono l’amuleto, ma sembrava che l’oggetto resistesse, avvolto in una luce spettrale che sembrava respingere il calore del fuoco. Poi, all’improvviso, una crepa si formò sulla superficie dell’amuleto, e una luce accecante esplose, facendoci tutti indietreggiare.
Il vento aumentò d’intensità, quasi ululando intorno a noi, mentre l’amuleto si sbriciolava lentamente, emettendo un suono acuto e penetrante che fece vibrare l’aria. Sentivo una pressione crescente nella testa, come se una forza invisibile stesse cercando di sfondare le barriere della mia mente. Mi aggrappai a Hoshi, cercando conforto nel contatto fisico.
“Resistete!” gridò Joshua, la sua voce appena udibile sopra il frastuono. “Sta funzionando, dobbiamo solo resistere!”
Le parole di Joshua ci diedero la forza necessaria per non cedere. Guardai le fiamme che avvolgevano l’amuleto, vedendo come la sua luce si affievoliva lentamente, fino a diventare un debole bagliore. Infine, con un ultimo scoppio, l’amuleto si frantumò completamente, riducendosi in polvere tra le fiamme.
E poi, come per magia, tutto si fermò. Il vento cessò, il suono acuto svanì e il mondo intorno a noi sembrò ritornare alla normalità. Il fuoco continuava a bruciare tranquillo, ma il male che avevamo percepito era scomparso. Era come se l’oscurità che gravava su di noi fosse stata dissolta in un istante.
Restammo fermi per qualche istante, increduli, aspettando che accadesse qualcosa, ma nulla venne. La maledizione, finalmente, sembrava essere stata spezzata.
“Abbiamo… abbiamo davvero finito?” chiese DK, rompendo il silenzio, la sua voce piena di incredulità.
“Credo di sì,” rispose Seungcheol, lasciando uscire un lungo sospiro di sollievo. “Abbiamo distrutto la fonte. La maledizione è stata sconfitta.”
Le parole di Seungcheol si diffusero tra noi come una brezza di sollievo. I volti tesi iniziarono a rilassarsi, e per la prima volta da quando tutto era iniziato, sentimmo un vero senso di pace. Ci abbracciammo l’un l’altro, condividendo la gioia e il sollievo di aver finalmente vinto.
Mi voltai verso Hoshi, le lacrime che minacciavano di traboccare. “È finita,” dissi, quasi incredula.
“È davvero finita,” ripeté lui, prendendomi il viso tra le mani e guardandomi negli occhi. “Finalmente possiamo vivere senza paura.”
E in quel momento, sotto il cielo stellato e con le fiamme che illuminavano la nostra vittoria, mi resi conto che avevamo attraversato l’oscurità e ne eravamo usciti più forti, legati da un’esperienza che ci avrebbe cambiati per sempre.
Ma la cosa più importante era che eravamo sopravvissuti. E lo avevamo fatto insieme.