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Tutto il team si lanciò verso i due piloti, sotto al podio per festeggiare il primo podio del monegasco ad Imola; insieme a loro una marea rossa aveva invaso la pista, le immagini dai maxi schermi era davvero impressionanti.

<Da brividi vero?> disse una voce dietro di me

<Vale? Che ci fai qui?> domandai stupita quando mi voltai e lo vidi

<Tutto il mondo sa che sei qui, ma non sa dove, è partita una caccia al tesoro a quanto pare> sghignazzò Rossi

<E tu hai vinto allora> gli ressi il gioco

Parlammo un pò, Valentino Rossi fu la mia spalla per molto tempo, mi insegnò ad andare in moto, a provare il brivido della velocità, dello spingersi al limite, senza paura. Subito dopo la gara, i piloti andarono nella zona interviste mentre i meccanici iniziarono a smontare il paddock. Il primo a terminare fu Russell, il quale venne verso di noi, pronto a salutare Vale, mentre Lewis, restò a distanza e si limitò a osservarci. Prima di andare via, il mio amico mi poggiò una mano sulla spalla, si guardò intoro e poi tornò a guardare me

<Puoi fidarti di loro> mi disse serio, <Di lui soprattutto> aggiunse indicando con il capo Hamilton

<Grazie per essere venuto Vale> risposi sorridendogli

<Senza paura> dicemmo in coro battendoci il pugno, questo era il nostro saluto.

Andai incontro a Lewis, in volto un sorriso dolce amaro, dopotutto non erano questi i risultati sperati e la posizione in cui voleva essere. Il prossimo anno avrebbe vestito i panni della Ferrari, abbandonando il suo storico team e forse iniziò a fantasticare su come sarebbe e cosa significherebbe andare a podio davanti a questa tifoseria. Non mi ha ancora chiesto di andare con lui, staremo a vedere. Il pilota ed io non parlammo, ci demmo un abbraccio veloce, fugace, perché i nostri sguardi parlavano da soli e meglio di ogni parola. Stava bene, era qui, e questo a me bastava.

Mentre Lewis era occupato con le ultime interviste, io rimasi nel MotorHome, cercai un angolino appartato in cui rifugiarmi, avrei aspettato che si svuotasse l'intero paddock prima di andare via, sarei stata l'ultima ad abbandonare la nave. Le luci intorno al circuito si stavano man mano accendendo, per permettere agli addetti di sgombrare il paddock al meglio; il sole stava calando e un venticello fresco si stava alzando. I miei occhi non riuscivano a vedere nient'altro se non quella curva, involontariamente le mie dita percorsero la cicatrice sul mio fianco, gli occhi lucidi;

<Quel giorno non lo dimenticherò mai> mi disse Arthur, il quale mi aveva trovato

<Cosa fai qui? Non credo tu possa entrare> affermai sorpresa

<Ti ho cercato in lungo e in largo e mi hanno detto che eri qui. Lewis mi ha dato il via libera, cioè quasi ordinato> confessò il minore dei Leclerc
Lo guardai confusa, un sopracciglio alzato, poi mi scappò una risatina.

<Saresti stata tra i migliori sicuramente> aggiunse Arthur

<Non lo so.. qui è tutto diverso..> sospirai rumorosamente

<Io ne sono certo, in Formula 2 si parlava solo di te, la nuova promessa del motor sport> disse fiero

<Guarda com'è finita però> dissi rannicchiandomi

Crollò un silenzio improvviso, iniziavo ad accusare la pesantezza del weekend e l'adrenalina iniziava a svanire; Arthur mi salutò e andò da Charles, il quale aveva finito di fare le interviste e volevano tornare a Maranello. Rimasi sola, ad osservare come le luci della sera abbracciavano il circuito; improvvisamente un giacchetto nero si poggiò sulle mie spalle e accanto a me comparse il mio pilota.

Gara d'amore // Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora