Gara d'amore // Lewis Hamilton

9.

<Scusi.. credo di aver sbagliato stanza> farfugliai imbarazzata

<Chi stai cercando?> mi chiese la ragazza ma non risposi, mi congedai scusandomi ancora e andai via.

Ero certa che quella fosse la camera di Lewis, non mi ero sbagliata, ne ero sicura; ero delusa, infastidita, non saprei definirlo molto bene, l'unica cosa certa era che non volevo restare lì, scrissi al pilota che mi avviavo alla barca e corsi a prendere la moto. Ammetto di aver allungato un pochino la strada, dovevo far sparire dalla mia mente determinati pensieri, anche se ottenni scarsi risultati; quando arrivai alla barca di Charles, Arthur mi accolse calorosamente e così anche le loro fidanzate, le quali non vedevo da un pò tempo, di Hamilton nessuna traccia, probabilmente non sarebbe venuto.

<Luci, hai notizie di Lewis?> mi domandò il padrone di casa, dopo le innumerevoli chiamate senza risposta volte al futuro compagno di squadra

<No mi spiace> mi limitai a dire in tono neutro

<Avete litigato?> mi chiese discretamente George, in risposta scossi la testa

<C'era una ragazza nella sua stanza, quando ho bussato, mi ha aperto lei> dissi buttando giù il contenuto alcolico del mio bicchiere

<Vacci piano Lucia, se no come torni a casa> disse Russell togliendomi da davanti la bottiglia

Iniziammo a cenare, Hamilton era irraggiungibile, potevo immaginare cosa stesse facendo con quella ragazza, quello che non capivo era perché mi desse così fastidio. Ormai avevamo praticamente finito di mangiare, quando vedemmo salire sulla barca Lewis, in compagnia della ragazza che avevo incontrato, la quale mi guardò stupita.

<Scusate il ritardo> si limitò a dire dinanzi alle nostre espressioni sbalordite e confuse

<Ciao! Non ci siamo presentate prima, sono Angela, la fidanzata di Lewis e sua ex preparatrice> disse rivolta nella mia direzione

<Lucia, piacere mio> risposi forzando un sorriso

 Vi siete incontrate già?> chiese il pilota colto alla sprovvista

<Si amore, prima, ha bussato alla nostra porta, credeva di aver sbagliato stanza, e invece> rispose tranquillamente lei

Amore, nostra, wow.. beh ero veramente colpita, colpita e affondata; credevo che a Hamilton importasse veramente di me, ci eravamo avvicinati parecchio dopo quella sera in Portogallo, invece era tutto frutto della mia fantasia.
Si vede che sospirai rumorosamente a un certo punto perché Russell mi accarezzò la schiena come se fossi appena stata ferita; lo ero?
Passare la serata con i due piccioncini sotto agli occhi non mi faceva per niente piacere, la facilità con la quale il pilota mi ignorava, mi innervosiva; a parole sono bravi tutti, a contare sono i fatti e quando dalle parole si passa all'agire, rimango sempre delusa. Dopo qualche oretta, decisi di ritirarmi, non mi sentivo a mio agio e non volevo stare lì

<Vi saluto ragazzi, io vado> esordì a un certo punto

<Di già? Dai resta ancora un pò> mi chiese il monegasco

<Per me è arrivata l'ora, come Cenerentola. Grazie per l'invito Charles, a domani> gli dissi lasciandogli due baci sulla guancia; abbracciai Arthur e gli altri li salutai con il gesto della mano, per poi iniziare ad avviarmi all'uscita

<Sei in grado di guidare?> mi sussurrò il minore dei Leclerc

<Si, nel caso vado a spinta. Tranquillo> gli risposi e lo risalutai

Ero in condizioni perfette per guidare, solo non ne avevo voglia, volevo godermi la brezza della sera e prendermi più tempo possibile per me e pensare, mi sentivo così confusa che poteva esplodermi la testa e speravo che questa passeggiata potesse chiarirmi le idee. Dopo qualche minuto da quando me ne ero andata, mi arrivò un messaggio sul cellulare
< Tutto okay? Sei arrivata?> mi scrisse Lewis, visualizzato e non risposto; era l'ultima persona che volevo sentire onestamente.