Oggi era giornata di prove libere, ieri sera di Lewis non ebbi nessuna notizia, nemmeno un messaggio, si era dileguato. Scesi nella sala colazione dell'albergo, mi sedetti ad un tavolo da sola, intenta a mangiare il mio cornetto al cioccolato inzuppato nel cappuccino, fissando il vuoto. La mia attenzione fu richiamata da Charles, Vale, Lando e Daniel i quali si sedettero nei posti liberi intorno al mio stesso tavolo.
<Che vi prende?> chiesi, vidi i quattro guardarsi
<Li ho costretti a parlare.. c'è una cosa che devi sapere> iniziò Rossi
<Se parli della foto di loro abbracciati, già l'ho vista> risposi tornando a fissare il mio cappuccino
<E.. come stai?> chiese Charles
<Le mie lacrime valgono oro, non ho intenzione di sprecarle dietro a un coglione> risposi
<Incazzata, nera> ironizzò Daniel
<Non ho tempo per queste cose, quando pappamolle si palesa, ditegli che si deve allenare> affermai prima di andarmene
Con la coda dell'occhio vidi che provarono a seguirmi ma Vale, sapientemente, li bloccò. Avevo apprezzato il loro gesto, la premura nei miei confronti, d'altronde avevano ragione, ero incazzata nera; avevo riposto la mia fiducia in Hamilton, stavo provando davvero ad andare avanti, ma ogni passetto in avanti mi sembrava di farne due indietro. Il fatto deludente, non era l'abbraccio in sé, ma la sua vigliaccheria, non era venuto a parlarmi o confrontarsi con me, era sparito, scappato come un ladro.
Mi trovavo intenta a preparare la nuova scheda che il mio pilota avrebbe dovuto eseguire come allenamento, quando distrattamente, inciampai e caddi per terra; il preparatore di George chiamò subito gli operatori sanitari che mi immobilizzarono il braccio e mi portarono al centro medico per accertamenti. Chiesi a tutti il silenzio stampa, al mio posto, per le prime libere, sarebbe stato un altro membro del team ad allenare il sette volte campione del mondo. Dinanzi all'espressione stupita dei due piloti, Toto non sapeva come uscirne, farfugliava qualcosa di incomprensibile, in qualsiasi lingua e poi, messo con le spalle al muro, decise di richiamare all'ordine i due inglesi e diede via all'allenamento. Le FP1 erano ormai terminate ed io ero appena uscita dal centro medico, con una polso steccato e qualche punto in fronte; ottimo, la giornata è iniziata alla grandissima, se il buongiorno si vede dal mattino allora... Mi recai da Wolff per consegnargli il foglio in cui il medico attestava che fossi pienamente in grado di lavorare e mentre uscivo dal suo ufficio, mi sono imbattuta in Lewis; percepivo un leggero imbarazzo, probabilmente sapeva che io avevo visto la foto ma nemmeno ora aveva il coraggio di affrontarmi
<Che ti è successo?> chiese allarmato, provò ad avvicinare la mano al mio viso ma istintivamente indietreggiai
<Non ti devi preoccupare per me, te l'ho già detto mille volte> affermai a voce bassa per poi sorpassarlo.
Hamilton non mi fermò, ennesima prova che lo avevo colto in fragrante e che tra lui e Isa fosse successo qualcosa e aveva paura della mia reazione. Vigliacco.
Per le FP2 ci raggiunse anche la famiglia del pilota, il padre, come mi vide in quelle condizioni si preoccupò subito di sincerarsi che stessi bene, poi raggiunse il figlio, dopo avermi sorriso e accarezzato delicatamente il viso.
<L'hai vista non è vero? (la foto ndr)> mi chiese suo fratello
<Già> sospirai dolorante
<Non è successo altro, se ti fa stare più tranquilla. Credimi> mi disse sinceramente il ragazzo
<Non ti offendere, ho provato a fidarmi di lui e ora mi evita come la peste.. mi limito a credere a quello vedo> risposi con un sorriso dolce amaro per poi congedarmi
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Gara d'amore // Lewis Hamilton
Short Story"Perché era una vita che non ero così felice e non me ne frega un cazzo di quello che pensano gli altri. Io ho deciso di fare quello che mi fa stare bene e penso che dovresti farlo anche tu; guarda che le occasioni non capitano due volte" A volte si...