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Benvenuti a Silverstone, una delle piste che più ho amato in assoluto, era tra le mie preferite perché qui, l'entusiasmo e l'adrenalina sono sempre alle stelle, è un circuito speciale. Sono arrivata qui con il jet privato di Max e tutto il suo piccolo entourage, purtroppo Kelly è volata a New York per la fashion week e poi correrà a Milano per continuarla, quindi mi ritrovo ad essere l'unica ragazza in un mondo fatto di soli uomini, o quasi. Durante il viaggio ho cercato di rimanere sveglia il più possibile; l'aspetto più difficile per me è adattarmi al jet-lag,  ve lo giuro, anche se lo fate con continuità, abituarsi ai vari fusi orari è una tragedia. 

Ho pensato molto in questo tragitto, soprattutto alla storia tra me e Lewis, che nell'ultimo periodo è stata un pò turbolenta. Sono pienamente consapevole che starmi accanto non è facile, dall'incidente sono sempre stata abituata a cavarmela da sola, a non esternare i miei sentimenti, ma soprattutto, non mi sono mai legata veramente a qualcuno per paura di perderlo. Un giorno, in un'intervista un personaggio di spessore disse che noi siamo tante piccole biglie all'interno di un pallottoliere, tutto fila liscio e ordinato, fino a quando, qualcuno non lo prende in mano e lo scuote, creando solo scompiglio. Non ho mai trovato una descrizione più vera di questa. Ho sempre invidiato le persone come Hamilton, amano la vita, sono sempre attive e cercano di viversela al massimo delle loro possibilità; io non sono così e forse non lo sono mai stata. Ho convissuto sin da piccola con il concetto di malattia e perdita, sono cresciuta in fretta e il mondo magico che di solito vedono i bambini io non l'ho mai conosciuto, almeno fino a quando il pilota numero 44 non è entrato nella mia vita. É stato l'unico a dare senza mai chiedere, si è preso cura di me e preoccupato per me sempre, anche dinanzi ai miei rifiuti e a quei muri che mi sono costruita per non soffrire ancora; Lewis è sempre stato presente, silenziosamente, una certezza costante alla quale, senza nemmeno rendermene conto, mi sono aggrappata. Mi sono più volte sentita in colpa per averlo abbandonato come trainer, ma in quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare, solo che ora, il mio unico desiderio è stare con lui; guardo Max e penso a quanto sono fortunata ad avere come cliente il campione del mondo in carica, ma più lo osservo e più vorrei vedere Hamilton

Una volta arrivati a Silverstone, ci recammo subito in albergo, feci il check-in e poi mi diressi verso la mia stanza; mentre camminavo in cerca della mia camera, una voce alle mie spalle, mi fece sussultare

<Penultima porta sulla destra>

Mi voltai e vidi un raggiante Lewis Hamilton, in piedi alle mie spalle. Le mie labbra si piegarono in un sorriso spontaneo difronte all'immagine del pilota con un gilet nero abbastanza attillato e un paio di cargo sempre neri.

<E sentiamo.. come fai a saperlo?> domandai curiosa

<Perché è ovviamente anche la mia stanza, o credi che ti avrei lasciata dormire da sola bambolina?> affermò avvicinandosi lentamente a me

<Che gentiluomo, salvi le donzelle dai mostri sotto al letto?> lo provocai avvolgendogli le braccia intorno al collo

<Non tutte, solo la donna che amo> rispose a un soffio dalle mie labbra per poi, poco dopo, annullare ogni distanza

Sistemai le mie cose in camera, mentre il sette volte campione del mondo non si perdeva ad analizzare ogni mio movimento.

<Hai finito di osservarmi? É inquietante> sghignazzai

<Mi spieghi perché ti sei portata così tanti vestiti?> domandò curioso lui accigliato

<Beh perché starò fuori casa per due settimane di fila, mi sono portata un cambio per ogni possibile occasione> gli spiegai

<Il concetto di viaggiare leggeri a voi donne non piace proprio> mi prese in giro Hamilton

<Non capisci proprio niente> lo rimbeccai sorridendo

Gara d'amore // Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora