🎶Thick and Thin - Faouzia
Tears of Gold - Faouzia
Impossible - James Arthur
🎶
'Saremo sempre qui.'
Come poteva un ricordo riportarmi al luogo che mi aveva vista crescere?
In che modo quella conversazione con papà prima di lasciare il Cairo, avrebbe potuto aiutarmi?
Mi ero ripetuta quelle domande in testa talmente tante volte, da doverne vomitare il pensiero in ogni aereo e aeroporto perché persino i miei pensieri erano stanchi di ronzarmi in testa.
Perciò l'unica risposta che ero riuscita a darmi fu: segui il cuore e l'amore dei tuoi genitori.
Ecco perché ero davanti alla mia vecchia casa.
In Vermont.
Ero esausta, sfinita, dopo giornate intere spese tra scali e sedute troppo scomode, incastrata su delle sedie rigate come fossero la rete in cui mi sentivo prigioniera: fredda e metallica come il sapore che sentivo nella bocca ogni volta che mordevo il labbro pensando a cosa stavo facendo. Realizzai dove fossi realmente solo dopo che l'aria frizzante aveva iniziato a pizzicarmi il viso. E con quel poco che Mariam aveva recuperato entrando in casa al posto mio, dovetti fare scorta di indumenti invernali nei negozi dell'aeroporto come fossi una nomade, senza casa ne confort.
Sostai davanti quella vecchia casa in cortina, realizzata interamente in legno scuro, osservando il porticato col dondolo dove mi fermavo a parlare con mamma quando ero bambina, quando mi raccontava le storie della buonanotte perché ero troppo agitata per aspettare di chiudere gli occhi nel letto. O quando semplicemente voleva farmi perdere nella bellezza della vita attorno a noi che aveva il suono dei grilli d'estate e l'odore dell'erba tagliata che preannunciava l'arrivo della stagione calda.
Ma il gelo della neve caduta dall'acero sotto cui mi nascondevo, mi fece tornare alla realtà.
La stessa in cui vidi uscire una famiglia dalla porta della mia vecchia casa.
Felice, ovviamente.
Mi nascosi dietro la corteccia osservando la scena: il papà portava in braccio un batuffolo rosa di abbracci e coccole.
Urlante.
Una bimba troppo piccola per capire che andare a scuola non è la fine del mondo, che sa che le braccia che la sorreggono saranno lì anche quella sera e la guarderanno sorridere prima di augurarle la buonanotte con un bacio. Saranno lì quando si sveglierà da un brutto sogno e potrà così realizzare che il vero incubo se l'è lasciato alle spalle. Che adesso è in salvo, che le lacrime sono finite, che il premio per quella coccola sarà un biberon di un latte la cui temperatura verrà prima testata dalla bocca dei suoi genitori affinché si prendano loro il rischio di bruciarsi, di incendiarsi là lingua e di lasciare che il caldo improvviso lasci il suo marchio su di loro.
Fortune.
Fortune che non tutti avevamo quando non ci sarebbe stato più nessuno che avrebbe assaggiato la nostra pastina prima di invitarci a mangiare con un cucchiaio colorato. A quell'età sarebbe risultata condita perfettamente, cotta al punto giusto, con tutti gli ingredienti che i genitori sapevano le sarebbe piaciuta e nascondendo i sapori di quelli che sapevano ci avrebbero fatto bene ma che proprio non avremmo mandato giù.
Ci insegnavano a capire che spesso il cibo dal colore più brutto in realtà era quello che ci avrebbe aiutato di più: il verde degli spinaci, l'arancione brillante dei mandarini, il giallo di una banana nella sua età perfetta tra l'acerbo e il maturo e il nero di una maglietta lasciata sulle proprie gambe quando le mie non avrebbero retto un secondo di più.
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꘡ᥨ کഠᥨ୧ ꘡ῃ۷ỉيỉⰓỉᥨ୧
FantasíaDue filamenti di DNA, due trame dello stesso destino, intrecciate nella storia fino ad arrivare ai giorni nostri. O più precisamente, all'anno in cui Seth, il dio del deserto e del caos mi trovò. Questa è la mia maledizione. E quella di mio padre. S...