🌻~23 Cobalto ~🌻

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Loreen - Tattoo

Before you go - Lewis Capaldi

When I look at you - Miley Cyrus

With you in the morning - Carl Storm

Airplanes - KYANU, Quickdrop

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Una figura nera, dalle sembianze meravigliosamente familiari comparve davanti a me. Non credetti ai miei occhi. Era un'illusione?

Anubi afferrò la coda di Apopi artigliandone l'estremità spinata d'aculei e come fosse una corda, la fece volteggiare, facendola sprofondare nel buco di sabbia e fiamme a cui era destinata. Assieme al suo padrone che nel frattempo lanciò l'ultima disperata pioggia di aculei verso di noi. E quando finalmente scomparve dalla nostra vista, un fulmine rosso lava delle dimensioni di un uragano, incendiò definitivamente quelle cascate di sabbia, sigillando la porta di quell'inferno intorno a noi.

Apopi è andato. Per ora.

Anubi aveva il volto al cielo, le mani cariche di elettricità vibranti di rabbia rivolte verso quella tempesta che mi aveva appena salvata, quando dalla sua bocca uscì un urlo disumano simile a un ruggito. Dietro di noi vidi l'esercito di rinati continuare ad avanzare tra le braci di cadaveri e lanterne ormai riverse sulla strada come corpi esangui, finché quei cavalieri d'ossa e fiamme argentee, iniziarono a guardarmi con aria minacciosa.

Fuochi fatui servi della morte.

Il dio sciacallo, si girò verso di me e verso quegli spettri e con lo sguardo più cattivo che potessi vedergli, quasi come fosse posseduto, gridò l'ammonimento che avevo bisogno di sentire, quantomeno per riuscire a tornare a respirare: «LEI E' MIA!» Fu un grido primordiale che non sembrò uscire dalla sua bocca come se l'aura intorno a lui avesse parlato per suo conto, una voce oscura, appartenente alle profondità della terra. I suoi artigli erano insanguinati del sangue di Apopi che, al contatto con la potenza del fulmine nelle sue mani, generò sfere di luce e ombra.

Provai qualcosa di terribilmente inappropriato in quel momento, primordiale quanto l'urlo di possesso squarciato in nome della mia salvezza.

Ma cos'era davvero giusto e cosa non lo era?

I limiti noi due li avevamo azzerati già da tempo e ne eravamo la prova.

E così, il suo esercito, dopo il ruggito del suo padrone, smise di guardarmi come fossi il piatto principale della più succulenta delle portate. Considerandomi finalmente come una sua alleata. Mai come in quel momento fui contenta di chiudere gli occhi. Esausta.

Ma li riaprii immediatamente, rapita dal suono più armonico che avessi sentito quel giorno.

Mi voltai su me stessa, poggiandomi su quegli stessi gomiti che della sabbia ne avevano abbastanza, rivolgendo tutto il mio sguardo a quello spettacolo mortalmente perfetto.

I comandanti adorni di sandali e mantello, iniziarono a battere i khopesh sui propri corpi d'ossa e bende, in segno di devozione verso il loro dio e salvatore. Urla disumane di vittoria e metallo si unirono a quell'aria di zolfo e fuoco.

I destrieri infernali nitrirono, spiccando impennate al cielo.

Ma un suono ancora più dolce mi richiamò dal mio riposo.

«Raj.» Anubi inginocchiato davanti a me, mi prese il viso nella mano con dolcezza, finché i suoi occhi ambra mostrarono altro: preoccupazione.

«Nub, cosa...?» Ma un calore al petto mi interruppe, costringendomi a riprendere tutto l'ossigeno che venne a mancarmi. «Non riesco a...»

꘡ᥨ کഠᥨ୧ ꘡ῃ۷ỉيỉⰓỉᥨ୧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora