Due filamenti di DNA, due trame dello stesso destino, intrecciate nella storia fino ad arrivare ai giorni nostri.
O più precisamente, all'anno in cui Seth, il dio del deserto e del caos mi trovò.
Questa è la mia maledizione.
E quella di mio padre.
S...
Ma ho preferito dare un taglio netto a New York per volare verso il deserto nel prossimo capitolo.
Quanto a questo, potete gustarlo a sorsi se volete, oppure berlo come uno shottino, in attesa della prossima pubblicazione.
E prima di allora torno sempre a ringraziarvi, perché in un modo o nell'altro parlare di me, di Rajah con voi, è una terapia di cui non riesco più a fare a meno.
Ps questi erano i capitoli più "pesanti". Ora viene il bello😎
Detto ciò (come sempre torno su temi più soft) dal prossimo capitolo inserirò una piccola playlist di canzoni che mi hanno ispirata nella scrittura delle scene a venire🎵
Altra domanda: preferite che il mio spazio torni alla fine o resti qui, come un puntale da illuminare?
Fatemi sapere🌻
E se anche questo capitolo sarà di vostro gradimento, accendete quella stella con me 🌟
Ps: guardate questa foto e capirete tante cose alla fine.
(Sì è il mio avambraccio)
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«Te l'ha detto?» «No. Ma non dovrebbe essere qui. Non ora.»
Mi risvegliai così, con il suono di due voci sussurrate e il cuore che batteva a mille. Avrei ricordato così il mio ultimo giorno a New York.
Curioso e impaziente come un cuore al galoppo, perciò sbarrai gli occhi sulla mia stanza in penombra credendo di perdermi nel giallo delle sue pareti. Ma qualcuno aveva tirato le tende e immaginai chi potesse essere stato.
L'unico ad aver risposto per me in un gioco di colori. E che sapeva quale fosse il problema con quella tonalità.
Nemmeno Callie conosceva il motivo di tanto disprezzo perché credeva che il problema fosse la stanza in sè, dato che è li che ho ricevuto la chiamata dell'ospedale. 'Raj, sto male.'
Mi strinsi lo stomaco perché la lista dei nostri segreti iniziava ad allungarsi sempre di più, incluso quello che liberai finalmente dalla fasciatura sinistra.
E con quella stessa mano, carezzai il cuscino accanto al mio disegnando i tratti della forma impressa sulla federa, la stessa di una testa poggiatasi a lungo e capii che Amos aveva mantenuto la promessa che mi aveva fatto il giorno prima.
'Dormi con me stasera.'
Lo aveva fatto davvero. E io ero praticamente collassata, senza ricordare nulla di quel momento.
Che figura.
D'istinto mi sfiorai il viso per capire in che stato fosse e data la quantità di vetri infranti, mi sporsi verso l'unico riflesso a portata di mano.