Capitolo 23

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Spingo la porta dello spogliatoio con decisione e il suono della cerniera metallica che si chiude dietro di me risuona come un colpo di tamburo nel silenzio del corridoio. Le pareti sono adornate da poster di Hero e squadre, ma non faccio caso a nulla di tutto ciò; la mia attenzione è catturata da un ragazzo biondo che mi aspetta, appoggiato con nonchalance al muro. I suoi capelli sono disordinati, come se fosse appena uscito da un'uragano, e la sua espressione è seria, intensa.

Mi sostengo con le spalle contro la porta, sentendo la pressione del legno contro il mio corpo. Ci troviamo ora faccia a faccia, come due gladiatori pronti a combattere, ma senza armi – solo gli sguardi come lame. Il mio cuore batte più forte, il sangue ribolle nelle mie vene, persino io non riesco a capire perché la sua presenza mi provochi tutta questa adrenalina. Non gliela darò questa soddisfazione, mi ripeto come un mantra, mentre incrocio le braccia sul petto e tiro su il mento con un sorriso provocatorio. «Cos'hai da guardare, biondino? Vuoi per caso un autografo?»

Lui, col suo sguardo infuocato, sembra esattamente il tipo che non ha intenzione di lasciarsi intimidire così facilmente. Noto i muscoli del suo viso contrarsi, un segnale chiaro che la mia provocazione ha colpito nel segno. Se avesse potuto, avrebbe già trasformato questo corridoio in un campo di battaglia ma al momento i suoi occhi brillano di una frustrazione che lo rende solo più affascinante – e pericoloso.

Mi avvicino, quasi incurante del pericolo, e faccio un passo in più verso di lui. La distanza tra noi si riduce, e adesso riesco a sentire il suo respiro che si fa più profondo, incerto. «Non ti sei ancora stufato di fissarmi? » continuo, alzando un sopracciglio con malizia. « Puoi sempre chiedere un selfie, magari è più il tuo stile.»

Il suo sguardo, un mix di incredulità e irritazione, si fissa su di me. «Sei davvero insistente, eh?» mi risponde, la sua voce è bassa. «Non ti rendi conto che stai giocando con il fuoco?»
«Insistente? non ho alcun interesse nell'avere a che fare con voi, tanto meno con te. Sei tu che da stamattina non smetti di fissarmi! Chi cazzo sei e che cazzo vuoi?!» dico senza rifletterci, sono caduta nella mia stessa trappola, adesso sono io quella che non prova a nascondere la propria irritazione.
« Quindi proprio non ti ricordi di me? Sei così concentrata su te stessa. Posizionata sul tuo altarino, con quel tuo atteggiamento da stronza annoiata che mi fa venir voglia di farti saltare in aria!» ringhia tra i denti. Quel suono che gli esce mi risuona in testa, un suono che ho già sentito, ma ora non sono lucida. Il sangue dentro di me ribolle, la rabbia mi assale. Non riesco a rimanere calma. Con un gesto deciso, lo prendo per il colletto e lo sbatto contro il muro:
«Sentiamo, coglione, chi cazzo è che vuoi far saltare in aria?!»

Il rumore del suo corpo contro il muro fa vibrare l'aria attorno a noi, come se l'intero mondo si fosse fermato per un istante. Non posso credere di averlo fatto, di averlo preso così tanto sul serio. Ma in questo momento, quando lo guardo negli occhi, vedo qualcosa di più profondo di quella rabbia che sbuffa come un drago avvelenato. C'è dolore, frustrazione, un'eruzione di emozioni trattenute.
La tensione tra noi è palpabile, eppure, in modo surreale, mi rende viva come mai prima d'ora. La mia incredibile capacità di rimanere impassibile, di non lasciarmi mai travolgere, si frantuma. Chi è questo ragazzo?

Le sue parole, impregnate di risentimento, mi colpiscono come una cannonata. "Sei così concentrata su te stessa." È vero, sono sempre stata chiusa nel mio mondo, protetta da un'armatura di indifferenza, e il fatto che lui, un estraneo qualunque l'abbia notato e non solo, che la sua presenza, da quella mattina, dai suoi sguardi era riuscito a farmi perdere il controllo. Io, che il controllo non lo perdo mai.

« Allora è proprio un'abitudine, andare addosso alla gente e sbatterla al muro eh stronza?!» ringhia, e il suo tono è carico di provocazione. Cosa diavolo gli ho fatto?! All'improvviso, l'ira che mi consumava inizia ad essere sostituita da un briciolo di confusione. E poi ricordo una scena avvenuta la sera prima, futile così tanto da averla rimossa dalla mia mente dopo qualche secondo che fosse accaduta. Lui era quel ragazzo con cui mi ero scontrata nel corridoio. E' così arrabbiato per questo?
«Tu sei il coglioncello che si è messo sulla mia strada ieri?» vedo il suo occhio brillare di frustrazione, un tic che non riesco a ignorare. Porca miseria, l'ho fatto incazzare sul serio.
«NON.RUBARMI.LE.BATTUTE.EXTRA.» tuona, e in un attimo la mia posizione cambia. Ora sono io a essere spinta dall'altra parte del muro.

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