Capitolo 25

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Mi sento viva in un modo che non provavo da tempo, e ogni fibra del mio essere mi implora di non aggrapparmi a questa sensazione. Ho spento i miei sentimenti così tanto tempo fa da temere l'idea di sentirmi di nuovo vulnerabile.
Ma Bakugou, con tutte le sue imperfezioni e il suo carattere caotico, riesce a far affiorare qualcosa che credevo sepolto. Perché lui riesce a farmi sentire così viva, così presente, quando tutto ciò che desideravo era rimanere invisibile, al margine.

Chiudo gli occhi, ma le immagini della serata scorrono come un film a velocità accelerata. La rabbia di Bakugou, il suo volto contorto dalla frustrazione, la mia risata liberatoria che sembrava tanto fuori luogo quanto necessaria. Ogni dettaglio, ogni espressione, è vivido nella mia mente e mi travolge come un'onda. Mi sorprende quanto una semplice partita possa scuotere tanto profondamente. Questi sono i momenti che mi costringono a guardare la mia verità negli occhi. Io non volevo questo. Non volevo sentirmi così viva. Ho passato anni a costruire un muro intorno al mio cuore, a spegnere i sentimenti come si spegne una candela, per evitare di essere scossa da emozioni che non potrei più gestire. Non voglio sentire la vulnerabilità che Bakugou riesce a risvegliare dentro di me. Non voglio essere di nuovo quella persona che ama e soffre, che si lascia travolgere e distruggere.

Perché riesce a farmi sentire tanto intensamente, quando tutto ciò che ho cercato di fare è mantenere la mia distanza emotiva?

Mi sento di nuovo esposta, vulnerabile, e odio questa sensazione. Mi sento come se stessi camminando su un filo sottile tra il dolore passato e una possibile, inaccettabile, rinascita emotiva. Non voglio abbassare la guardia, non voglio sentirlo. Ogni pezzo del mio essere mi urla di mantenere il controllo, di non cedere alla tentazione di sentirsi di nuovo viva, di non riaccendere la scintilla che avevo spento con tanta determinazione.

Mi giro nel letto, cercando una posizione che possa alleviare questa agitazione interna. Mi sento come se fossi in trappola. Causa ed effetto. E io sono intrappolata in questo ciclo, incapace di sfuggire alla consapevolezza che la mia battaglia per non sentire è appena iniziata. E ogni volta che chiudo gli occhi, la sua immagine si imprime nella mia mente, una costante, imperiosa presenza che mi ricorda che, anche se ho cercato di spegnere il fuoco, esso è ancora lì, pronto a divampare con una nuova intensità.

Un'ondata di rabbia e frustrazione cresce dentro di me. È come se una pressione interna stesse raggiungendo un punto di rottura. Non posso più trattenere questa sensazione. Mi alzo di scatto, il letto scricchiola sotto il mio peso mentre cerco di calmarmi, ma la rabbia e il caos che ho cercato di reprimere esplodono improvvisamente. Non posso più contenerli.

Sento un brivido di rabbia montare dentro di me. È come se una tempesta si stesse preparando, e non posso più fermarla. Il caos che ho cercato di tenere sotto controllo esplode in un lampo. Non riesco a sopprimere la potenza del mio quirk, provo in tutti i modi ma è inutile. Ogni cosa nella stanza inizia a frantumarsi. I mobili esplodono in schegge di legno e metallo, i vetri si infrangono in mille pezzi. Mi colpiscono, ma non riesco a sentirne il dolore. Ogni pezzo della mia stanza diventa un riflesso del caos che mi sta consumando dentro.

Non riesco più a respirare, non riesco a pensare chiaramente. Mi giro verso quel che resta della finestra e con un movimento brusco, mi lancio nel vuoto, sentendo il vento sferzante contro il mio viso. Volare mi offre un sollievo temporaneo.

Mentre mi allontano dalla città sottostante, il caos interiore sembra trovare una manifestazione esterna, e il cielo sopra di me diventa una tela in continuo cambiamento.
Mi ritrovo su un alto palazzo, il panorama che si estende davanti a me è magnifico e surreale. L'alba sta iniziando a colorare il cielo di tonalità dorate e arancioni, ma il suo splendore non riesce a calmare la tempesta dentro di me. Sono così persa nei miei pensieri che non noto subito la figura che appare dietro di me. È un uomo, alto e con un'aria di calma disarmante. I suoi occhi sembrano scrutare dentro di me con una precisione inquietante. Non lo conosco, ma qualcosa nella sua presenza mi mette immediatamente sulla difensiva.
«Chi sei?» la mia voce esce dura.

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