Capitolo 31

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Kira si fermò di colpo, il cuore le martellò nel petto. Non era Haruki. Era Bakugou, appoggiato allo stipite della porta, con uno sguardo che oscillava tra l'irritazione e la sorpresa. Aveva sentito la sua frase, aveva capito a chi si riferisse.
Bakugou si trovò a fissare Kira, mentre lei si trovava lì, davanti a lui. I capelli, raccolti in uno chignon disordinato, sembravano aver deciso di liberarsi: ciuffi ribelli scendevano sul suo viso, incorniciando quegli occhi grandi, che sembravano riflettere mille pensieri e sentimenti, evidenziati da due occhiaie che segnavano le notti insonni, riflettevano una vulnerabilità che Bakugou non sapeva come gestire. Una parte di lui, quella che di solito nascondeva sotto strati di arroganza e durezza, volava verso la preoccupazione. "Sembri sempre così stanca", pensò, ma non osò dirlo.

Bakugou non poteva fare a meno di notare quanto fosse bella, anche in quel momento di apparente trascuratezza. Decisamente, non era la prima volta che quell'idea gli attraversava la mente, ma in quel momento aveva una risonanza diversa. Un leggero brivido corse lungo la schiena mentre la osservava, avvolta in una felpa larga che, a suo avviso, sembrava inghiottirla. Pensò nel suo angolino più sincero che in quella felpa avrebbero potuto entrarci almeno cinque Kira, eppure la dolcezza che emanava dalla sua vulnerabilità lo faceva sentire disarmato. Grosse, disordinate maniche che si stendevano verso il basso, conferivano alla ragazza un'innocenza inaspettata. E Bakugou pensò di voler essere l'unico a vederla così. Si lasciò sfuggire un sorriso impercettibile. Ma quel sorriso svanì quando lo sguardo scese sulla sua figura. La felpa le copriva a malapena fino a metà coscia, rivelando le gambe scoperte. Bakugou deglutì, un misto di sorpresa e voglia che gli si attorcigliò allo stomaco. "Cazzo" si ripetè mentalmente avvertendo un improvviso calore nelle guance, cercando inutilmente di distogliere lo sguardo; ma era come se la gravità lo tenesse ancorato a quell'immagine, e si sentì indeciso se sentirsi infastidito o affascinato. "Perché deve sembrare così...", si interruppe, realizzando che il suo pensiero stava prendendo una piega pericolosa.

Kira si sentì come se il pavimento le stesse venendo meno sotto i piedi. Il modo in cui Bakugou la guardava le faceva battere il cuore in un ritmo frenetico, mentre il calore le risaliva alle guance, anche se cercava di mantenere un'espressione impassibile. "Cavolo, perché deve guardarmi in quel modo?" pensò, i pensieri che si accavallavano in una confusione vertiginosa. Kira si accorse di un'improvvisa sensazione di mancanza. La familiarità della sua presenza, il modo in cui Bakugou riusciva sempre a farla sentire viva, la avvolgevano come un velo caldo.

Ogni fibra del suo essere sembrava essere attratta da lui. "Sarebbe bello essere di nuovo tra le sue braccia." pensò, e il semplice concetto la spaventò. No, non era possibile, non poteva essere stata lei a formulare un pensiero così... tenero. Kira si sentì soffocare. Quel pensiero non era suo, e lei lo sapeva bene. Bakugou la stava osservando con un'intensità che la metteva a disagio. Si sentiva nuda, esposta, come se lui potesse leggere ogni suo pensiero, ogni sua paura. Si strinse nella felpa, cercando di nascondere il più possibile il suo corpo.
«Sembri uno zombie.» decise di interrompere lui il silenzio imbarazzante che si era creato. Kira però, ancora scossa dal momento, si morse un labbro e abbassò la testa « Che cosa vuoi biondino?» chiese distogliendo lo sguardo.

Bakugou alzò un sopracciglio. «Come mai eri assente stamattina a lezione?»
Kira era pronta con la sua scusa. L'aveva ripetuta mentalmente un milione di volte sotto la doccia, convinta che sarebbe stata perfetta. «Ho passato una notte infernale e non ho chiuso occhio» rispose, cercando di far sembrare la sua voce il più naturale possibile. Ma non appena le parole uscirono dalla sua bocca, si rese conto di aver sbagliato. "Aspetta, che?" pensò, un brivido di panico le percorse la schiena. Aveva detto la verità. Avrebbe dovuto semplicemente dire di non aver sentito la sveglia, o di essersi sentita male sarebbe andato bene . Il suo cuore si fermò un attimo. Non era stata lei a parlare, no. «Un incubo.» continuò, come se la frase fosse l'unica cosa che potesse salvarla. Ma cosa stava succedendo? "Che cosa stracazzo sta succedendo?!" Si portò entrambe le mani alla bocca, come per tappare le parole che rischiavano di sfuggirle. Qualcuno aveva preso il controllo del suo corpo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 20 ⏰

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