Qualche ora fa ero per terra svenuta, tutta sporca.
Quando mi risveglio mi trovo davanti una signora, nella fascia di trent'anni, mai vista. Che bello una faccia nuova! Così bello che per un pelo prendo anche un infarto. A parte gli scherzi, ho scoperto che è stata quest'anima gentile ad essersi presa cura del mio "cadavere semi-morto".
Mi ha fatto bere un po' d'acqua.
"Come stai ora?" Mi dice mettendomi l'indice sulla guancia e accarezzandola.
(Il suo tono. La sua voce. Tutto è dolce. Sono sicura che non è un essere umano è... un angelo. Sì sì è un angelo 🥲.)
"Sì" faccio una pausa e mi rialzo. Sono ancora stordita. Sono molto confusa. Inizio a muovere la testa a destra e a sinistra ,per capire dove sono. Poi mi ricordai di tutto. Ma proprio tutto.
"C..cos...Chi sei?"
Questa donna è bellissima ed era vestita con giacca e cravatta, mi viene da pensare che lavori in un ufficio.
"Sono Park Jimmy. Stavo tornando dal lavoro quando ti ho visto qui per terra". Mi sorride in modo caloroso, che difficilmente ricambio. Restiamo in silenzio.
"Vuoi un passaggio a casa?"
Mi guardo un attimo. Sono sporca, stanca e le energie sono tutte allo 0%.
"Se non è un problema. Sì, grazie" le faccio un lieve sorriso, molto fragile.
"O FORSE NO!" Le urlo quasi in faccia, dopo un po'.
Improvvisamente mi ricordo di una persona molto importante: Chae-Won! La dovevo aspettare vicino alla fermata dell' autobus.
"Dovevo aspettare mia cugina alla fermata qui vicino".
Lei fa una risatina e si passa una mano su una ciocca dei suoi capelli lisci perfetti a caschetto.
"Posso accompagnare pure lei se vuoi".
E così ci avviamo verso la sua macchina.
Rimango a bocca aperta, non appena la vedo. È una Porsche 911 bianca. Credo che sia modello 991. Bellissima. Sono abituata al trattore di nonno o al bus mezzo scassato, le Porsche me le immagino solo di notte nel mondo dei sogni e incubi. Osservo quella meraviglia, perché so che una cosa del genere non mi capiterà mai più nella mia vita. Oltre al bianco ha finiture color oro e finestrini neri. Di sicuro questa donna, non dico ricca , ma è benestante. Alla fine, torno a guardare Jimmy. Mi fissa divertita, ma allo stesso tempo curiosa, mentre io stavo girando intorno a quella bellezza, anche se l'ho realizzato dopo averla guardata.
Saliamo in macchina. La fermata dell' autobus dalla scuola è un po' lontana.
Appena da distanza riesco a vedere mia cugina che sta facendo avanti e indietro, di tanto in tanto allunga il collo. Scommetto che è preoccupata per me.
I suoi occhi si sbarrano. Riesco a vedere tutto lo shock dalla sua faccia. Sono sicura che si sta facendo domande del tipo... 'Che ci fa una Porsche davanti a me? E perché...nel sedile posteriore c'è Ji-Won?'. Infatti la sua faccia impallidisce per lo stupore appena abbasso il finestrino per dirle di entrare dentro.
Rimane per un po' lì impalata, ma poi entra dentro.
"Ma che sta succedendo, Ji'?" mi chiede lei. "e perché puzzi di uova? Ti avevo detto di aspettare davanti la fermata del bus".
Ha un tono molto severo, lo usa spesso quando è preoccupata.
Sto per aprire bocca,ma Jimmy è stata più veloce di me.
"È una lunga storia."
Nel nostro piccolo viaggio fino alla fermata del bus, le avevo detto tutto. Una cosa è certa riguarda a me: riesco a parlare meglio con gli sconosciuti che con i miei genitori.
Chae-Won rimane zitta, a fissare il tutto. Sembra un piccolo cagnolino con gli occhi grandi che guarda tutti e tutto in modo confuso.
L'unica cosa che le dico fu:
"Chae-Young".
Un lampo scosse mia cugina. Dai suoi occhi si capisce che le è tutto più chiaro.
"Prometto che ti racconterò tutto".
Si guarda un attimo intorno. Per poi esclamare:
"Ji-Won, mi avresti dovuto dire che se ti avessi lasciato da sola per un paio di minuti, poi ti avrei rivisto sopra una Porsche"
Sento Jimmy ridere e così faccio pure io, anche se la mia risata finisce in fretta."Che stronze" mi sussurra mia cugina,Chae-Won, accarezzandomi la spalla.
Siamo nel nostro rifugio: la casa sull'albero, costruita dal nonno.
È formata da un'unica stanza, in mezzo c'è un ceppo di legno che funge da piccolo tavolino. Sopra abbiamo steso una tovaglia quadrata con dei quadretti rossi e bianchi. Di fronte al tavolino nonno ci ha messo un piccolo divanetto rosa confetto con l'aggiunta di quattro o cinque cuscini creati da nonna, il tessuto é stato ricavato da vecchi abiti, infatti alcuni sono bianchi mentre altri rosa.
Il sole sta pian piano tramontando, invece riguardo a me, sto autodistruggendo la mia stima, infatti è da quasi mezz'ora che sto qui su a piangere.
La mia mente non fa che riprodurre, come un video, quello che mi è successo dopo scuola.
A parte mia cugina e Jimmy, nessun altro, per ora, sa del fatto che sono stata violentata da Chae-Young. Ho scritto "per ora" perché all' ora di cena dovrò dire tutto, anche se non è la prima volta. Già dalla prima media l'ho detto ai miei e loro l' hanno detto ai prof.
Ma non è servito a niente. Ricordo solo due giorni in cui era rimasta a "cuccia", ma poi aveva ricominciato e io pian piano avevo smesso anche di lamentarmi con i miei, non volevo infastidirli.
A quel tempo non era neanche poi così drastico, anzi Chae-Young mi punzecchiava soltanto, ma a poco a poco siamo arrivati alle "armi pesanti".
Riguardo invece a Jimmy è un angelo vero e proprio: ha accompagnato pazientemente me e Chae-Won a casa.
Rispetto ad altre persone, che appena vedono la nostra casa e quelli dei nonni rimangono disgustati, lei invece è rimasta indifferente e ha anche accettato "l'umile" richiesta di mia madre di entrare in casa e prendere un bicchiere di tè, rimanendo sempre sorridente. È stata sempre lei a segnalare ai miei dell'aggressione di Chae-Young. Ho avuto certezza su un' altra cosa: nonostante fosse benestante, questa donna è rimasta umile, senza neanche mostrare un segno di arroganza. In ogni caso le ho chiesto anche il numero.
"Wonny, perché mi fanno questo? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?" Le dico infine dopo aver raccontato tutto quello che mi ha fatto quella stronza. Mi fermo perché un forte singhiozzo sta uscendo. Distolgo lo sguardo dal piccolo orizzonte che si vede dal balconcino della casa sull'albero al suo volto. I suoi lineamenti sono morbidi, ma decisi e a pena finisco di pronunciare quelle parole, sul suo viso compare un' emozione che faccio fatica a decifrare. Mi è sembrato un unione tra preoccupazione e rabbia.
"Ji'..."la sua voce è calda e nel mentre la sua mano dal fianco passa alla mia spalla. "Mi sono stancata di dirti di ignorarle e quanto meno di dirti che non sei niente di quello che ti dicono, perché in parte hanno ragione..." si ferma un attimo.
Non potevo credere alle mie orecchie, anche lei lo pensa. Pensa che faccio schifo.
STAI LEGGENDO
I DON'T GIVE A...IDOL?!
Novela Juvenil🌈Choi Ji-Won, conosciuta anche con lo pseudonimo "Arin", è oggi una dea del K-pop, una delle Idol più conosciute al mondo, ma il suo passato non era stato rosa e fiori, anzi tutto il contrario di quello che sta accadendo ora. In sostenuta dai suoi...