The Truth Untold

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Qualche mattina dopo, quando Aziraphale era troppo impegnato a gestire la sua libreria e la montagna di clienti che continuava a chiamare insistentemente, Crowley ne approfittò per uscire e andare ad affrontare il problema della loro situazione.
Si era fatto dare l’indirizzo dall’Angelo ed era andato fino a lì a piedi, dato che non era così lontano dalla libreria. Suonò il campanello e aspettò una risposta.

Il vento gli faceva ondeggiare i capelli, il profumo del suo shampoo alla mela gli inebriava le narici. Sibilò, nervoso, guardandosi intorno.
Una madre e una bambina stavano camminando nella sua direzione, la piccola sembrava chiedere insistentemente qualcosa.

Il Demone dimenticò per un attimo la sua vera destinazione e ascoltò la conversazione.

“VOGLIO IL GELATO, DAIII!” si lamentò la bimba, aggrappandosi alla veste della madre.

“Te lo già detto, Cassandra, avrai il tuo gelato dopo pranzo. Sono a malapena le dieci di mattina.”

Le due, camminando, finirono davanti allo stesso edificio dove si trovava Crowley, che era appoggiato al muretto con le gambe e le braccia incrociate.

“Buongiorno.” salutò educatamente il Demone, forzando un sorriso.

“Buongiorno.” rispose freddamente la donna, facendo mettere la figlia dietro di lei.
“Lei abita qui? Non l’ho mai vista.”

“Oh no, abito a Mayfair.” si fermò, sorrise e aggiunse: “Puoi avvicinarti, piccola. Non mordo, mica”

La bambina rise, facendo un passo avanti.
“Sta cercando qualcuno, signore?”

“Effettivamente, sì. Il signor Brown.”

“Il signor Brown?” domandò la madre, sospettosa.

“Lo conosce? Dovrei parlargli urgentemente.”

“Di solito, a quest’ora, è al suo negozio.”

“Oh” commentò stupito il rosso. “E sareste così gentili da dirmi l’indirizzo?”

“Green Street.”

Il Demone saltò in piedi a quel nome che conosceva fin troppo bene, ringraziò e se ne andò sorridendo.
Quel sorriso che non prometteva nulla di buono.
___ ___ ___

Una Bentley nera passò per l’ultima curva alla solita velocità spropositata, provocando un ringhio al guidatore.
Era tornato verso la libreria solo per prendere il suo gioiellino e andare a trovare la sua futura vittima, ma Aziraphale l’aveva intercettato ed erano rimasti nello sgabuzzino a scambiarsi effusioni per una decina di minuti.

“Eccolo lì. Quell’ingrato bastardo.”

Brown’s world of Carpets, così diceva l’insegna.
Era molto vicino ad un ristorante di sushi a cui andavano spesso Aziraphale e Crowley, ed era anche molto riconoscibile dato che era l’unico negozio con la tenda verde vomito misto ad un azzurro sbiadito.

Quel pezzo di Demone diede una pacca al cofano della Bentley, si inforcò per bene gli occhiali e scese con tutta la sua eleganza, muovendosi sculettando come sempre.
Abbassò la maniglia della porta di vetro ed entrò nel negozio, facendo tintinnare il campanello sopra di lui, per poi trovarsi in mezzo ad una dozzina di persone.

Iniziò a girellare con le mani dietro la schiena, non dando particolare importanza alla merce esposta, era solo un modo diverso di aspettare che quegli stupidi umani se ne andassero.
Aveva appena adocchiato un tappeto indiano con la merlatura nera e rossa, che qualcuno gli toccò la spalla.

“Dolcezza! Anche lei, qui?”

L’inconfondibile voce di Mrs.Sandwich lo fece ridacchiare, incrociando le braccia al petto.

COME WHAT MAYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora