Quello che non ti ho detto

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Il sole sorge lentamente all'orizzonte, dipingendo il cielo di sfumature dorate e rosa. L'aria era fresca e frizzante, perfetta per una passeggiata all'aperto. Gli uccelli cantavano melodiosamente tra gli alberi, creando un’atmosfera serena.

Aziraphale, in una vestaglia blu con sopra dipinta la notte stellata, stava sorseggiando il suo the mattutino mentre guardava il panorama dalla finestra dell’appartamento di Mayfair.
Era rimasto lì per la settima volta in quel mese e, almeno secondo lui, sembrava che le piante del rosso tremassero un po' di meno.

“È troppo severo con quelle piantine…” mormorò a sé stesso, mentre appoggiava la tazza nel lavandino.

Si girò e fece dei passi verso la scrivania del compagno, dove c’era una foto di un loro  bacio incorniciata. Passò una mano sul metallo e fece una smorfia nel vedere la polvere che gli era rimasta sui polpastrelli.

“Devo pure insegnargli a fare le faccende.”

In quel preciso momento il telefono di casa squillò, facendo sobbalzare il biondo, che sollevò la cornetta pochi secondi dopo.

“Pronto…?”

“Oh, salve!” rispose una giovane voce maschile. “Il signor Crowley è lì?”

“Sì…sta dormendo. Con chi parlo, mi scusi?”

“Warlock Dowling, dirigo l’orfanotrofio di Londra.”

“Orfanotrofio…?” L’Angelo era sempre più confuso, solo qualche secondo dopo registrò il nome che era stato pronunciato. “Un attimo. WARLOCK?!”

“Sì-...ci conosciamo?”

“Oh, young master, credo proprio di sì.”

Il ragazzo, dall'altra parte del telefono, per poco non cadde dalla sedia.
“MR.FRANCIS?!”

“Storia lunga, caro. Chiamami pure Aziraphale.”

“Oddio-...allora lei e il signor Crowley-?”

“Sì, stiamo insieme.” rispose sorridendo. “Ma avremo modo di parlarne più in là. Devo riferire qualcosa a Crowley, Warlock caro?”

“Solo di…richiamarmi. È un mese che non viene e i bambini si stanno preoccupando.”

“Bambini?!”

Warlock sospirò, ridacchiando leggermente.
“Suppongo che il signor Crowley non le abbia detto nulla dell’orfanotrofio, vero?”

“No…in effetti no. Mi farò informare appena si sveglia.”

“D’accordo, d’accordo. Allora a presto, mr.Fran-...ehm, scusi, signor Aziraphale!”

“A presto, Warlock, caro.”
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Un paio d'ore dopo, precisamente verso le nove del mattino, il proprietario di quell’appartamento si degnò di alzarsi dal letto e procedere lentamente verso la cucina.

Quando arrivò davanti al compagno il suo aspetto era singolare, ma certamente non lo rendeva meno bello: i capelli erano arruffati, indossava solo una camicia aperta nera e dei boxer, mentre la sciarpa argentata gli penzolava sul petto nudo.

“Buongiorno…” mormorò con la voce ancora impastata dal sonno. Aziraphale si girò verso di lui, raggiante, e gli sorrise.

“Ben svegliato, mio caro! Dormito bene?”

Crowley annuì, avvicinandosi al piccolo tavolino di legno, spostò una sedia e ci si mise sopra nel suo solito modo scomposto.
“Era da tanto che non faceva un lungo sonno. Anche se un mese è effettivamente poco.”

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