6- Un patto.

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Sono passati, la bellezza di tre giorni, da quando abbiamo conosciuti i chiattilli snob, che vogliono cambiare il mondo ma ci guardano come appestati.

Sono tre giorni, che aspetto di rivedere quel visetto dolce, delicato e innocente.

Certo a tratti mi sembra una dolce pazza, ma la voglio rivedere.

Oggi, vengono i chiattilini.

Quindi oggi le restituisco, il fazzoletto lavato con l'iniziale del suo nome.

Sì, avete capito benissimo, l'agge fatt solamente pe sta nata vot, facc a facc cù essa.

Nu me sacc spiegà o'pecché...
Sono tre giorni, che qualsiasi cosa faccia finisco per pensare a Lei.

Mi innervosisce assaje...non ho capito se mi odia oppure le piaccio, incuriosisco il suo animo limpido e candido.

A tratti mi snerva e non mi tratta con il dovuto rispetto, nella sua apparente dolcezza, c'è sfida e sfrontatezza, come se per lei, il fatto che le mie mani abbiano ucciso, spacciato, impugnato un ferro non sia abbastanza da spaventarla.
Non è impressionata dai miei soldi, pecché gli tiene pur essa, non è impressionata dal mio cognome, dalla mia aurea cattiva, dal mio potere.

Nu me success maje, le ragazze mi spogliano, le spoglio, chiavàmme e mi interessa solo portarle al limite.

Invece cu essa, vogl capì pecché è accussì triste...la vogl vasà...
La voglio abbracciare, proteggerla, venerarla come si fa con un culto religioso.

Ma che sfaccime, l'effett ca me fa, mi stordisce peggio de la marijuana.

O forse so troppe canne e devo smettere.

Sono pensieroso, non posso darle mazzate, nu ne n'omme, nu ma pozze manc chiavà, pecché è na santarellina.

Nu ma pozze togliere da cap.

Che sfaccime!

Nu sacc pecché...non riesco a ferirla, bullizzarla o pensare che qualcuno possa farlo.
Comme chill strunz è Riccardo!

Poi saranno le canne, i troppi caffè o 'sti pensieri troppo candidi, mi sale il nervoso, e per stizza tiro un forte calcio, prima all'armadio in ferro, creando un rumore assurdo e poi al tavolo facendolo muovere quel che basta per attirare l'attenzione, di Edoardo, colui che mi sopporta e supporta, pur si song antipatico.

Infatti, si alza frettolosamente da o liett.

<<Che succies Ciru?
Me staje facenn preoccupà?>>

<<Nu succeren nient.>> rispondo secco e turbato.

Edoardo, mi guarda perplesso.

<<Staje tranquill, overament.>>

Che cazzo faccio?

Nu sacc, nu sacc.

Mi rinchiudo nel mio solito silenzio punitivo e riflessivo.
Abbiamo cenato e penso a lei.

Sarà che nu chiave e nu vogl sta cù Viola.
Lo vuole fare sadomaso ed io mi scoccio subito, di quelle cose.

E pe chist mi eccita l'innocenza di Miriam.

Miriam, che nome meraviglioso ed esotico.

È un nome straniero.

Le sta bene, le si addice, tiene proprio la faccia da Miriam.

Ma poi una volta in cella, mi ricordo chi sono e che questo istituto lo comando io.
Pe chist, Lino se scete e mi porta la ragazzina.

 CIRO RICCI. 𝐓𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐢𝐞𝐥𝐨 è 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora