13- I demoni interiori.

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Cazzo, mi sono ridotto davvero male, se mi piace la principessa e per la prima volta, ho voglia di baciare una persona, prima di spogliarla.

Nu se po' spiegà a parole.
Non si trovano le parole adatte.

Così dannato e pazzo, come mi definisce, la vedo uscire dell'Auditorium e la prima cosa folle ca facc e afferarla dal braccio, mentre lei protesta e portala dietro un muretto.

Ma poi vedo quello che non vorrei mai vedere, quei maledetti tagli al polso, sgrana gli occhi, non ha il tempo di rifilarmi una scusa.

<<Ti stavo per fare pa prima vot, un complimento per come canti.
Una volta sola, volevo essere gentile.>> urlo, preoccupato.

Lei, chiude e stringe gli occhi per la paura.

<<Non sono fatti tuoi.>>

Sbatto violentemente la mano, attorno al muretto, in cui il suo capo è appoggiato.

<<Io comando tutt cos...
Ma non riesco a capire perché ti fai del male.
Devi essere la prima ad azzannare.
Pecché te faje mal?>> sussurro, mentre lei è con il viso di lato.

<<Voglio morire.
Accireme.>>mi supplica, ed io sono confuso e deluso.

<<Che cazz rice, principè.
Arap l'oucchie.
Nu te facc nient.>> le dico, cercando di essere calmo.

Apre gli occhi, sembra un animaletto indifeso e in lacrime, per la prima volta non godo nel vedere qualcuno soffrire, ma riesco a percepire il suo dolore, entrando in una sorta di loop chiamato empatia.

Mi guarda, ammutolita, spaventata, non riesce a pronunciare una singola parola.

<<Non erano i patti.>> le dico, cercando di trattenere con il pollice una lacrima che sgorga impetuosa, dal suo viso.

Cerca di parlare, le metto una mano sulla bocca.

<<Vuoi morire...allò accireme la vecchia te...>> le dico, guardandola negli occhi.

<<Non capisco...>> sussurra, confusa.

<<Se io devo integrarmi, anche tu addà cagnà tutt cos.
Sei un angelo, quando canti, non puoi spezzare le tue ali.
Mi capisci?>> le chiedo, mentre mi guarda in silenzio, incredula per le parole che uso nei suoi riguardi.

Quasi premuroso.

Io.
Nu cammorist!

<<È difficile Cì.
Io mi guardo allo specchio, trovando i miei demoni, che mi dicono che sono una nullità, che non valgo, che c'è sempre di meglio, rispetto a me.
Mi urlano, parole indicibili.
Hai ragione, io non ti posso promettere di non autodistruggermi, come tu non puoi promettermi di divenire qualcosa che tu non sia.
È meglio lasciarci tutto alle spalle!
Lasciami andare, ti prego.>>

Mi dice in lacrime, con il viso arrossato, mentre le bacio ogni singola cicatrice che come un secondo strato di pelle, riveste la sua pelle candida e delicata.

Mi avvicino, poi al suo viso, i nostri nasi si sfiorano, tanto quasi da scapparci un bacio, che non avviene.

<<Io non sono tutte.>>

<<Lo so!>> le dico a fior di labbra, le accarezzo il viso delicato, fronte contro fronte.

<<...condividiamo insieme il buio?
Magari i nostri demoni, possono abbracciarsi, e lasciarci liberi.>> le supplico con voce greve.

<<Ho paura.>> mi dice con la vocina delicata.

<<Io invece da quando conosco te, nu teng paur e nient.
Mi pesa solo la galera.
Voglio ascì cù te.
Voglio ca magne, pecché accussì te pozze perdere...voglio stare accanto a te.
Non mi interessa in che veste.>> le dico sincero, cercando di quietarla.

Poi aggiungo
<<Però riconosco che sono un Ricci.
E te vogl sul a mì, ossacce...
Non è sana questa sensazione, ma che ce pozze fa?>>

Mi guarda terrorizzata, in seguito scopro il motivo.

<<Mi hanno assegnato Filippo.
Anch'io tengo moltissimo a quello che ti succede, però ti prego non fargli niente.>> mi supplica, preoccupata.

Dopo, inaspettatamente mi accarezza il dorso della mano, per quietarmi, per quietarsi.

<<Tra pochi minuti, il pomeriggio lo passo da voi, ci scontreremo in giro.>>

Mi dice sorridendo lievemente, andando via.

Cazzo, Miriam.

Perdonami.

Vedo, il chiattillo, con lui, sono incazzato, o'piecuro o schif, soprattutto odo le parole di quest'ultimo rivolte a Miriam.

<<Chiattì provaci è la ragazza giusta per te!>>

Questa volta, le mani me le sporco io, lo afferro dal collo, facendolo sbattere con il viso, ripetutamente contro il muro.

<<Mo hai capito?
Sentitemi tutti.
Miriam nu se tocc.
Miriam è a mij!>>

Chiattillo, si asciuga il naso rotto, da cui fuoriesce sangue.

Tutti tacciono, compreso lui che ormai ha capito, che deve stare in silenzio, si giustifica con le guardie, dicendo che soffre di capogiri, ed è caduto contro l'asfalto rotto.

Il problema è solamente uno.

Miriam scoprirà presto il mostro che sono.

Ed io ai suoi occhi, non voglio più esserlo.

Sono tossico, per lei, starle accanto anche solo come amico, non è sano.

Ma io la sento mia, mi sento inferiore a sti quatt sciem, sti chiattil è merd.

Ma pa prima a vot, lo confesso tra queste pagine, non mi sento all'altezza di qualcuno.

Miriam.

 CIRO RICCI. 𝐓𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐢𝐞𝐥𝐨 è 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora