14- Na catena.

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Il tempo di essere giunta a casa, che mi sono fatta una doccia al volo, per poi non asciugare i capelli e tornare dai ragazzi, questa volta, dopo questa lunga giornata al liceo, il resto si concluderà all'Ipm.

Mi piace Ciro?
Sì, ma non come lo intendono le altre ragazze, attenzione la mia non vuole essere presunzione, non mi piace nemmeno come lo intendono tutti quanti gli altri ragazzi o nel mondo illegale in cui vive, e detiene la corona.
Mi piace, quando sono con lui, mi sento preziosa e al sicuro.
Non ve lo so spiegare, però sento che mi uccide i mostri che mi tengono in trappola.

E poi sì mi piace, la luce che ha quando è con me, del tutto nuova e inaspettata.

Sembra quasi un ragazzo normale.

Oggi pomeriggio mi sarebbe stato assegnato Filippo, ma Gennaro mi ha appena detto all'entrata che è in infermeria perché soffre di anemia.

Strano ma plausibile, inoltre dal cercapersone che vibra sia a me che alla prof Amelia, si direbbe che la direttrice Paola Vinci mi cerca, per assegnarmi un detenuto o detenuta al momento o per rispedirmi a casa, almeno per oggi.

Invece mi ha fatto portare sempre dal sbadato Gennaro, un foglio con gli accordi di una canzone e il suo conseguente testo.

Sembra una canzone di Geolier, ed è alquanto strano che io debba partire da questa canzone e non da qualche passo dell'Eneide o dell'Odissea.

Non appena giungo in direzione, la direttrice è già sull'uscio della porta, con un grande sorriso, felice per qualcosa che onestamente non ho ancora ben capito.

<<È impaziente.
Devi analizzare questo testo.
È una poesia moderna.
Ecco, è impaziente di iniziare con te, oggi, il detenuto qui presente.
Ed io non posso che essere felice, che il ragazzo più impegnativo dell'Ipm vuole partecipare alle attività assegnate.>>

È lui, sorrido, non ci credo.
Ciro, ha persino ricercato qualcosa di cui discutere insieme  magari cercando tra le righe qualche figura retorica.

<<Vi offro il mio ufficio, perché ho una grande voglia di andare un po' in giro per l'istituto e controllare.>>

Annuisco, Ciro anche, mentre si sistema quel ciuffo bizzaro ma che lo rende attraente davanti ai miei occhi.

Mi afferra dal polso, per entrare in ufficio.

<<Ai.>> urlo ridendo.

<<Hai fatto la brava?>> mi chiede senza mollare il polso.

Annuisco.
<<Ho messo dei polsini, per fare cicatrizzare le ferite.
Ho fatto una doccia, ti giuro non ho preso nessuna lametta.>> ammetto tremante, lui mi accarezza i capelli.

È sempre così protettivo con me, sembra un leone pronto ad azzannare tutto e tutti.

Mi piace, questa caratteristica, quello che non mi piace è che delinque, vive di cammorra.

Non è giusto quello che fa, nemmeno quello che faccio io.
Ma se un giorno, potrebbe morire a causa di tutto ciò?

Io non ci voglio pensare.

Ciro non è un mostro, hanno solo deciso che debba esserlo, i suoi demoni interiori, il contesto in cui vive, così come i miei demoni interiori e il contesto in cui vivo, ha deciso di demolirmi per elaborare il lutto di mio fratello.

 CIRO RICCI. 𝐓𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐢𝐞𝐥𝐨 è 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora