11- Il centro dei miei pensieri.

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Il fatto che lei, sia diventata in pochissimo tempo, il centro dei miei pensieri, non è affatto semplice, mi ruba il sonno, perdo costantemente la testa se sono al suo contatto, con la sua aurea buona, riesce comunque a tenermi testa.

Mi sento una "ragazzina stupida" con la testa in pappa, appena esco dal quel stanzino.

Ha detto che le importa di me, con un solo cenno, ho sentito le gambe cedere, come se stessi in procinto di morire.

Ed è assolutamente assurdo.

È vietato pensarla.

Non devo diventare succube di ogni suo respiro, non posso interpretare ogni sua singola mossa.

Sono un cammorista, devono essere succubi, di me, sono il figlio del più potente boss del territorio campano, con uno schiocco di dita, potrei avere una miriade di donne.

Come è sempre accaduto, da quando ho memoria.

Di solito, ammazzo, minaccio, faccio estorsioni ma se vedo lei ho voglia solamente di compiere buone azioni.

Riesce a tenermi testa, più di qualsiasi minaccia.

Ho capito, solo che se dovessero solamente colpirla, toccarla, cca dint o all'Ipm, potrei combinare una strage.

Leverei cuori, senza fare l'anestesia.

Ma giurerei di voler entrarci in quel cuore, per capire cosa si celi, quale sia il motivo per cui abbia costantemente un velo di malinconia negli occhi.

E se continua a mostrare, sempre la sua innocenza e spiccata gentilezza, rischio di impazzire...
Non cade ai miei piedi, e forse è pe chist ca agge perz o'suonne e a'cap.

A lei importa di me, ma non nel senso che tanto mi piacerebbe.

Mi vuole salvare.
Come mia madre.

Mia adorata mamma, ho trovato la tua stessa luce, in una ragazzina minuscola.

Incamminando, trovo un'auditorium che funge da sala relax.
Entro senza pensarci e ci trovo, il Pirucchio e alcuni alunni di questa tediosa scuola.

<<Pirù che faje?>> chiedo ridendo.

<<E ossaje Cirù, agge semb odiat a scol!>> risponde ridendo, a sua volta.

Sì, l'unico con cui mi concedo di ridere, lo vedo più leale di chiunque altro, nei miei confronti.

Mi fa ancora ben sperare ca pozze tene coccherun ca nu me tradisce comme a fatt Francesco.

Ci sediamo sul divano, parlando in codice del più e del meno, a livello illegale, fumiamo, ci sentiamo a casa.

Fino a quando, una voce maschile ma stridula, ci parla con tono arrogante.

<<Qui non si può fumare, è severamente vietato.>>

È dietro di me, e già ho la testa annebbiata.

<<Saje che cazz me ne fott a me!
Chi cazz sì, pe ricer chella ca agge fa ij???>>

<<Parla con toni pacati, è scritto nel regolamento della scuola.>>

C'è una risata generale, sono quasi tutti divertiti anche teoricamente coloro che dovrebbero essere alunni come lui.

Ghigno divertito, mi giro e subito mi acciglio.
È lui, il grandissimo coglione, che teneva i polsi saldi della piccola Miriam.

<<A me, nu me ne fott nient, del regolamento!>>

 CIRO RICCI. 𝐓𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐢𝐞𝐥𝐨 è 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora