10. Divini rivali

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"La rivalità tra dèi è innata.

Sarai sempre il migliore, tra i migliori."


     «Dunque, è Dante il suo nome? Ha anche lui un antenato famoso? Un Alighieri che ha attraversato il tuo regno, magari?» Chiedo a Ade, adagiandomi sul letto, come se la loro presenza nella mia camera non mi irritasse.

     «Ehi! Sono qui, potresti chiedermelo direttamente! Stupida!» Il botolo ringhioso ha voglia di giocare con il fuoco, quindi non mi pento, mentre gli lancio contro la bottiglia  che gli lascerà un nuovo tatuaggio sulla pelle: livido!

     «Non ha parenti importanti, per la verità non ha parenti.» Risponde Ade adombrandosi.

     «Oh! Mi dispiace.» Guardo Dante di sottecchi, mentre sclera per l'ematoma che gli ho procurato.

     «La vita non è stata tanto generosa con il ragazzo. Certo è carino, ma non è cresciuto molto e va in giro, in pieno agosto, con le Timberland! Credo che faccia di tutto per apparire brutto e sciatto. Trasandato addirittura, ma lo hai visto sul palco, quando è pulito è affascinante!» Ade sembra un venditore porta a porta che vuole rifilarmi un prodotto scadente.

     «Ad ogni modo, Ade, tu hai sorpassato Zeus con una mossa degna di uno scacchista. Pensavo di conoscere prima Alex e, invece, eccomi qui, a perdere il sonno con il tuo candidato.»

     «E non ti ho ancora sfiorata!» I miei occhi volano al cielo, quanto sa essere fastidioso?

     «Sai che gli uomini che parlano tanto alla fine non concludono niente?» Dante allarga il suo sorriso verso di me.

     «E' una sfida?» Perché ha quegli occhi? Il ghiaccio dell'iride e la pupilla nera a contrasto che percorre ogni centimetro del mio pigiama, è un tormento. E, soprattutto, perché il mio corpo continua a reagire a queste sue battute? Forse mi piace essere continuamente stuzzicata. Forse mi piace che qualcuno non lasci a me l'ultima parola. Ma cosa sto dicendo?

     «Dante, sono io il tuo mentore, datti una calmata, okay?» Ade sembra riservargli uno dei suoi sguardi che sciolgono anche il ghiaccio più secco. «Bene, cosa vuoi sapere di lui?» L'attenzione di Ade si sposta a me.

     «A quest'ora? Con tutto il rispetto dovutoti, Ade, io voglio dormire. Magari domani sera. Ho già due informazioni in più su di lui. Diciamo che è alla pari con gli altri al momento.»

     «Non dopo questa notte!» Alla battuta di Dante, Ade porta gli occhi al cielo come me.

     Io osservo Dante e non mi sembra che abbia voglia di fare grandi cose, come dicevo, è bravo solo a parlare, mentre la sua palpebra fatica a stare aperta.

     «Allora lo lascio a te.» Ade mi getta uno sguardo misto di pietà e fastidio. La sua ombra l'avvolge fino a sparire dalla nostra sensibilità visiva.

     Io devo solo posizionare la testa sul cuscino e trovare il mio lato d'appoggio per la notte. Spengo la luce, ignorando completamente la presenza di Dante nella stanza.

     «Volevi un po' di intimità?» Mi parla.

     «Cosa?» Riesco a biascicare.

     «Hai spento la luce per creare l'atmosfera giusta, eh?» L'atmosfera? Vedo Orfeo ondeggiare nella mia mente. «Ehi? Già dormi? E poi che sono gli uomini a parlare e a non concludere!»

     Mi giro dal suo lato e premo la mia mano sulla sua bocca, agganciando con l'altra mano anche la sua nuca, per non farlo indietreggiare. «Non obbligarmi a imbavagliarti!» Anche se sì, mi piacerebbe.

Il giudizio di ElenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora