19. Sei il mio tormento

12 4 3
                                    

"Ansimiamo carichi del bisogno di far sentire all'altro

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Ansimiamo carichi del bisogno di far sentire all'altro

la propria presenza nell'oscurità."


     La sveglia di Dante sveglierebbe anche i morti. Il volume è così alto che ho paura che l'intera palazzina venga giù tra le percussioni della batteria e la voce graffiante di un cantante hard rock.

     Rimando la sveglia, scrollando sullo schermo che indica le sette di mattina. Un rumore metallico mi avvisa che anche il timer della porta è saltato e che sono libera di uscire. 

     Mi imbambolo a guardare le ciglia di Dante. Lunghe, folte, nere come il carbone, ricordo la prima volta che ho guardato il suo viso e a primo impatto i suoi occhi mi erano sembrati neri.

     Non è successo nulla questa notte. Appena abbiamo toccato il letto, Orfeo ci ha sorpresi. Forse è meglio così. Non avrei avuto la forza di affrontare un altro processo, di negare di nuovo.

     La sveglia suonerà tra qualche minuto, ne approfitto per sgattaiolare via, facendo meno rumore possibile. 

     «Buongiorno a tutti!» Giulia e Hemi mi squadrano, come se avessero dei laser al posto degli occhi.

     «Buongiorno a te, raggio di Sole!» Hemi sfoggia il più affabile dei sorrisi e il più inquietante tono di voce, un incrocio tra Banderas e Pikachu.

     Io e Giulia ci scambiamo un'occhiata silenziosa, mentre i tre mentori compaiono, una strana inquietudine mi assale e non posso fare a meno di guardare Zeus con timore.

     «Buongior...no!» Alle nostre spalle Dante fa capolino. «Se sapevo questa mattina mi sarei calato dalla grondaia, pur di evitare le vostre facce!» Borbotta.

     «Ehi, fratello! Siediti vicino a me! Vuoi un pancake fatto con farina d'avena e banana? Dai! È proteico!» Hemi cerca di avvicinare un pezzo di pancake sotto il naso di Dante.

     «Fratellino! Se non togli le tue zampacce, ti stacco la mano a morsi.» Risponde Dante.

     «Vuoi per caso una bistecca al sangue, per placare i tuoi istinti omicidi?» Lo canzona Giulia in adorazione.

     I miei occhi ripassano la costellazione dei cieli, fino a posarsi sui tre dèi che ancora non hanno proferito parola. Poseidone attira la mia attenzione e un pezzo di biscotto inzuppato mi va di traverso. 

     «Da oggi, noi mentori, saremo più presenti durante i vostri incontri.» Esordisce il dio dei mari, spargendo la sua brezza dentro la mia colazione.

     «Vedi, Elena, quello che intende Poseidone è che sei inadeguata al compito che noi dèi ti abbiamo affidato. Ora inizieremo a fare sul serio e il migliore di noi emergerà.» Zeus parla dall'alto del suo piedistallo, ho notato che cerca sempre di sembrare più alto dei fratelli, che dio miserabile!

Il giudizio di ElenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora