17. Una parte della verità

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"Zeus è il dio della giustizia divina

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"Zeus è il dio della giustizia divina.

Apollo è spesso associato alla verità." 


     «Non mi trascinerai fuori!» Grido, opponendomi a Dante che cerca con tutte le sue forme di scrostarmi dall'angolo più estremo della sua stanza, come se fossi un ragno sgradito.

     «Perché non vai ad infastidire Hemi o il povero Alex, che almeno ha la fortuna di non sentirti?» Dande mi strattona, mi sta facendo male.

    «E tu perché volevi vincere? Cosa ti ha promesso Ade?» Dante lascia di colpo la presa e io cado indietro con un tonfo. L'ematoma sul sedere non me lo leva nessuno. «Ma sei impazzito?»

     Soffia tra i denti infastidito. Eppure, mi aiuta ad alzami e la sua mano scorre sulla mia schiena. L'odore del bagnoschiuma mi investe. Averlo così vicino, manda in tilt le mie facoltà cognitive. 

     «Tutto accade per una ragione.» Esordisce, come se volesse dire qualcosa di sensato, ma non abbasso la guardia.

     «E la ragione è che sei un idiota e prendi decisioni stupide!» Mi riferisco al fatto che mi ha lasciata di colpo e mi ha fatto cadere.

     Sbatte le mani e la stanza viene illuminata a giorno. Il cambio è così repentino che devo schermarmi la vista con la mano, per aiutare le pupille ad abituarsi.

     Ho l'opportunità di vedere l'intera camera: i mobili dalle linee moderne, dritte, lisce e nere come la pece. Non mi sfugge che il nero attira la polvere o, per lo meno, la mette in risalto. Pensavo di trovare confusione. Maglie, pantaloni e scarpe fuori posto, invece, è tutto in ordine e nel pieno rispetto del minimalismo del luogo.

     «Dicevo che tutto accade per una ragione. Volevo vincere per una ragione.» Sono fregata. I suoi occhi di ghiaccio hanno agganciato i miei e non posso far altro che stare zitta e pendere dalle sue labbra. «Ho chiesto a Ade di morire.» 

     Il mio cervello è in blocco. Ho sentito quello che ha detto, ma non riesco ad assimilarlo. «Avevi paura delle ritorsioni di Zeus e Poseidone?» Mi sembra l'unica ragione logica. 

     Lui avrebbe vinto con l'inganno e i due dèi l'avrebbero fulminato e spedito nelle profondità degli abissi, mentre Ade, come suo mentore, sarebbe stato meno cruento. «Avere paura della morte è umano.» Lo rassicuro.

      «Come fai a parlare se non accendi il cervello?» Dante mi rifila una delle sue battute irritanti. «Io NON ho paura della morte. Ho chiesto, come ricompensa, proprio la morte! Può essere che non ci arrivi?» 

     No, non ci arrivo. Chi chiederebbe come premio la morte, invece di un miliardo di euro? Una nuova identità? O l'elmo dell'invisibilità di Ade? 

     Dante legge il mio ragionamento in viso. Sbuffa dandomi le spalle, per ritrovare un po' di calma e affrontare il discorso senza perdere la pazienza. I miei occhi vagano sulla sua figura, fino a poggiarsi sul tatuaggio che ha inciso sopra il gomito sinistro: Resilienza.

Il giudizio di ElenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora