22. Fuga dall'Oltretomba

13 4 3
                                    

"Non c'è posto per i vivi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Non c'è posto per i vivi."


     Cerbero scodinzola davanti a noi, sferzando le tenebre come una lama affilata.

     Il silenzio avvolge i nostri passi, assorbiti dalla terra stessa. Mi aggrappo al braccio di Ermes che a sua volta stringe un pezzo di tessuto del peplo nero di Ade. Dante, di fianco a Cerbero, cammina in testa al gruppo, come se non avesse paura di nulla.

     «Sai almeno dove ci sta conducendo?» Ermes è un po' rude nei confronti di Ade.

     «In un posto,» sussurra Ade, come se avesse paura di farsi sentire da qualcuno. «Dove di solito mi rifugio, scontando i miei giorni eterni.» 

     Perché suona così triste? Perché non è padrone delle sue terre? È come se Zeus girasse l'Olimpo passando per le fogne. O come se Poseidone evitasse di entrare in acqua per paura degli squali. 

    «La prova» prendo iniziativa, anche se il dio non sembra gradire le chiacchiere. «Hai detto che consisteva nel trovare e catturare un'anima penitente. Qual era lo scopo? A parte, farci ammazzare.»

     «Gli dèi non sono tenuti a fornire spiegazioni agli umani.» Ade mi ammonisce. È irrequieto, vedo il terrore contrargli i lineamenti divini.

     Ermes viene in mio soccorso. «Si dice che le anime buone attirino anime cattive. Catturare l'interesse di un'anima penitente non è facile. Bisogna aver sofferto come lei. Bisogna aderire al suo tormento.»

     «E poi?» Chiedo, più per sentire la voce di qualcuno che per vera curiosità.

     Ermes sospira. «Sono solo un messaggero, non conosco ogni cosa, mia cara.»

     «Smettetela di parlare!» Ade è intransigente.

      All'improvviso, una luce intensa acceca i nostri occhi.

     La roccia si sgretola sotto il suo splendore. Ermes cerca come può di proteggermi dalla caduta dei massi e poi compare lei: la Regina dell'Oltretomba.

     La sua bellezza può essere paragonata a quella di Afrodite, ma mi accorgo subito dell'artefatto, perché i miei occhi sfarfallano sull'immagine illusoria. 

     La mia mente associa i movimenti e lo stile di Persefone all'icona di Cleopatra. Avanza sinuosa verso di noi, scendendo una scalinata fusa nell'oro, abbagliante e opulenta. 

     Il suo vestito scintilla tra mille pagliuzze, fasciando la sua figura a clessidra. Cerbero è già al suo fianco che rosicchia un bel femore umano. Traditore!

     «Nel mio Regno non entrano troie!» La sua voce mi sembra quella di una vipera. La classica voce delle donne di una certa età, squillante e fastidiosa. In America le chiamano Karen.

Il giudizio di ElenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora