25. Nella pancia del leone

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"Ci sono dèi molto antichi

che frantumano l'anima."


     «Sei ancora viva?» Ermes mi sta facendo compagnia nella camera che Ade mi ha assegnato.

     «No.» Rispondo distratta, persa tra le costellazioni disegnate sul soffitto.

     «Se non sei viva, chi darà il giudizio?» Mi stuzzica Ermes.

     Corrugo la fronte, tornando alla realtà: «Che si fottano gli dèi e tutti i loro stupidi giochi!» Sono sincera.

     «Ehi! Sono un dio anch'io e ho da difendere la mia scommessa, sai?» Protesta Ermes, avvicinandomi una tazza di tè.

     «Temo che Ade mi abbia imbrogliata durante questa prova.» Rifletto ad alta voce.

     «Perché?» Ermes si sporge su di me, attento ad ogni mia singola parola.

     «Perché era questa in realtà la mia prova. Era provare gioia per qualcun altro, essere eternamente felice per la felicità di qualcun altro, Ade mi ha aperta, come una scatoletta di latta. E il mio cuore n'è fuoriuscito liquefatto. Non concederò a questo dio un alto giorno. È più astuto dei suoi fratelli. Zitto, zitto mi ha fatto il cul...» Ermes ridacchia, interrompendo la mia franchezza.

     Un leggero bussare alla porta e il sopracitato entra con un vassoio stracarico di cibo.

     «Avevi fame?» Come se non fosse ovvio. «Ho preso un po' di tutto.» 

     Non gli rispondo, forse ha sentito tutto quello che ho detto su di lui e non è saggio aprire ulteriormente bocca, quando la sconfitta ti brucia il colon.

     «Dante è andato in camera sua?» Ermes si informa, per spostare l'attenzione di Ade da me al suo candidato.

     «Sì.» I passi di Ade si dirigono allo scrittoio, appoggia il vassoio stracarico di leccornie, torna indietro con passo solenne, si inchina ed esce.

     Non perdo un nano secondo e mi fiondo sul cibo, mangiando tutto, anche il vassoio stesso per poco.

     «Pensi che Dante abbia fame?» Mi volto lentamente verso Ermes con la bocca strapiena di delizie, la sua domanda è irritante.

     «Se ti interessa tanto vai da lui e porgi i miei saluti.» Lo so, può suonare sgarbato e da stronza, ma sono codarda e voglio lasciargli spazio.

     Ermes si avvia verso la porta e mi lancia un'occhiata poco carina. «Ti strozzerai, prima o poi.» Uscendo sbatte la porta alle sue spalle.

     Che dio poco carino, ma forse ha più sentimenti di un'umana come me. La fame si placa, i miei occhi gironzolano sui mobili di vetro, il baldacchino dalla struttura d'oro bianco e i veli diafani che sventolano sospinti da un vento invisibile.

     Chissà se Persefone ha dormito in questa stanza, se i suoi piedi hanno percorso questo freddo pavimento di cristallo? Persefone Regina dell'Oltretomba, moglie di Ade, figlia di Demetra e Zeus, amante di Zeus, generatrice dei suoi figli. È una storia che arriva poco alle orecchie dei mortali. MA Persefone resta ancorata al suo trono e all'amore di Ade, ligia e pura, mentre la mia antenata è da sempre associata alla più antica delle troie, perché?

     «Ade la difende.» La voce suona come un violino.

     Una cagnolina appare ai piedi del letto. Bianca e morbida come un estensione delle pecorelle di Ade.

Il giudizio di ElenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora