12. Alex

17 6 5
                                    


"Ci sono ragazzi che sembrano dèi.

Ci sono dèi che sembrano bambini."


Alex non è un ragazzo con molta fantasia. A lui piacciono poche cose nella vita, ma le eleva fino a sfiorare la patologia cronica. Il rugby è uno di questi. Uno sport di cui io non ho mai capito molto. O per meglio generalizzare: non c'è uno sport che abbia per me una logica. Ad ogni modo, dopo aver sfiorato il giudizio divino nel palazzo di Zeus, questo pomeriggio lo passerò con Alex proprio su un campo di rugby.

Non so se considerare questa cosa carina, perché in fondo per conoscere una persona devi viverlo nel suo ambiente, ma c'è una parte di me che la considera inquietante, come quelle persone che parlano solo di lavoro e non hanno altre argomentazioni nella loro vita.

«Questa è la palestra!» Il sorriso a trentadue denti di Alex non lo capisco. È una sala adibita alla tortura umana! È sadico questo ambiente, perché tanta felicità sul suo volto? «Oggi farò gambe!» Oggi farà gambe. Quindi? Dovrei sapere cosa significa? «Vuoi provare?» La sua voce è come quella del diavolo tentatore.

Se c'è una cosa che un mio caro amico mi disse tempo fa è: "Mai farti infinocchiare da un invito in palestra, mai!" Quando l'uomo ti invita in questi luoghi di ritrovo, devi scappare! Perché magari ha già pesato i tuoi difetti e li vuole rassodare o magari vuole solo farti vedere quanto è duro. Cioè, non fraintendetemi, intendo solo quanto è duro il suo lavoro, l'impegno, la fatica che applica in questa intensa attività fisica, nel far sudare il proprio corpo e distribuire germi e batteri sui vari attrezzi. Se questi ragazzi mettessero la stessa costanza nelle relazioni, avremmo meno nevrosi.

«No, grazie. Ti lascio fare. Fai finta che non ci sono.» Rispondo modesta allontanandomi dai sui cento novantasei centimetri.

«Non ti annoierai?» Alex sembra destabilizzato dalla mia nullafacenza.

Io? Annoiarmi in palestra? L'ultima volta, più o meno dieci anni fa, ci fui trascinata dalla mia migliore amica e non facemmo altro che commentare il genere umano, mentre gli esercizi languivano sul tappetino. «Oh, no assolutamente!» Rispondo con un sorriso falso fino al midollo.

Alex prende posizione, credo che sia qualche esercizio di stretching per riscaldare il corpo. Un metro e novantasei di muscoli tesi e pronti a surriscaldarsi. Magari Zeus non ha avuto il tempo per scegliere la perfezione assoluta, ma io in Alex non trovo neanche un neo fuori posto. Sì, forse la testa risulta piccola rispetto alle sue larghe spalle, ma dèi! Quelle spalle sono un monumento da preservare, bisognerebbe andare all'UNESCO e capire come proteggerlo!

«Vuoi contare i miei squat?» Alex non si arrende, cerca in tutti i modi di coinvolgermi, di portare i miei occhi su di lui.

Contare? Quest'azione implica avvicinarsi, avvicinarsi significa ridurre le distanze, dare agli ormoni un'occasione per fare match! «Va bene.» Non posso mica dirgli sempre di no?

I suoi squat prevedono una specie di zavorra aggiuntiva, un bilanciere di cento chili, che lui solleva come fosse una banale busta della spesa. «Per l'ultima serie ho bisogno di te.» La sua mano calda, sudata e piena di calli mi invita ad annullare le distanze. Dovrei stare in equilibrio sulla sua schiena, mentre gli affondi con il bilanciere daranno all'esercizio la giusta dose di squilibrio mentale. Lo faccio? Le mie ginocchia tremano, mentre lui si accovaccia per farmi salire. «Okay, ma ti avviso, sono pesante.»

Alex sorride e non ribatte, forse conosce questa trappola femminile. Arrampicata su di lui come un koala o meglio come un bradipo sulla sua schiena, inizio a contare le battute dell'ultima serie di squat. La potenza delle sue gambe è mostruosa. I muscoli tesi della sua schiena offrono un appoggio confortevole e il ritmo che mantiene nell'esercizio mi impressiona. Se Zeus, come suo mentore, gli ha suggerito una manovra simile, posso tranquillamente consegnargli la coccarda della furbizia, maledetto vecchio fulminato!

Il giudizio di ElenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora