33. Le stesse cose che facevo con te

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LE STESSE COSE CHE FACEVO CON TE

POV. NICCOLÒ

Guardo il mare d'inverno dal finestrino dell'auto. Il vento gelato muove tutto quanto e le onde impetuose si infrangono sulla sabbia. 

Le prime gocce di pioggia iniziano a ticchettare sul parabrezza così come le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso. É impossibile per me dimenticare Leonora, il mio primo e più grande amore. Da 6 mesi convivo con la sua assenza e ogni giorno il dolore mi sveglia di notte. 

Ci ho provato ad andare avanti, davvero. 

Sono tornato al nostro bar, a Trastevere, un piccolo luogo isolato che solo lei avrebbe potuto notare in mezzo a tanta gente. Lo rendeva così affascinante e pareva di stare al mercato per quanto lei riuscisse a riempirlo anche solo con la sua risata leggera. 

Mi ricordo di quando si mangiava metà delle parole per l'emozione e di quante volte l'ho chiamata, ubriaco perso, ma con un'unica certezza, che lei sarebbe arrivata e mi avrebbe retto mentre a stento mi tenevo in piedi. 

Ricordo quel Natale in cui andai a prenderla dalla casa del padre, in lacrime per averle ricordato quanto per lui quella piccola ragazza fosse uno sbaglio. 

Sono uscito con altre ragazze che hanno urlato le nostre canzoni, quelle che urlavamo in piena estate, i finestrini abbassati e il vento tra i capelli, e ho cantato con loro, ben consapevole dell'errore. Ragazze formali, che odiavano il fumo e un bicchiere in più di vino, che elogiavano i padri sperando di renderli fieri e io mi perdevo nei loro discorsi, così privi di significato e così  vuoti alle mie orecchie. 

Ci ho provato ad andare avanti, ma è difficile. 

Le stesse cose che facevo con te ora mi sembrano stupide e questo silenzio mi ghiaccia dentro perchè eri te la mia vera musica. Mia piccola Leonora ti amerò per sempre, un pezzo del mio cuore porterà per sempre la tua firma incisa sopra. 

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