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𝐅𝐄𝐋𝐋, lamine yamal

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╰┈➤𝑏𝑢𝑡 ℎ𝑒 𝑓𝑒𝑙𝑙 ℎ𝑎𝑟𝑑𝑒𝑟 ִֶ ࣪˖ ་༘࿐










L'aeroporto di Lisbona era pieno di voci, passi affrettati e suoni metallici di valigie che scivolavano sul pavimento lucido. Le persone si muovevano in ogni direzione, chi con lo sguardo concentrato sui cartelloni delle partenze, chi correndo per non perdere il volo. Io, invece, cercavo di rimanere tranquillo. Nonostante tutto il trambusto attorno a me, sentivo una strana calma, come se sapessi che qualcosa di speciale mi stesse aspettando a Barcellona.

Mentre stavo per imbarcarmi, mi guardai intorno. Mio padre stava controllando per l'ennesima volta i biglietti, assicurandosi che tutto fosse in ordine, mentre mia madre sorrideva dolcemente al piccolo Keyne, che stava saltellando di gioia, eccitato per il volo. Ogni volta che prendevamo l'aereo, per lui era come una piccola avventura.

«Lamine, sei pronto?» mi chiese mio padre, lanciandomi uno sguardo di complicità.

«Sì, papà. Non vedo l'ora di tornare a casa», risposi, sentendo una leggera fitta allo stomaco. Non era paura di volare, ma piuttosto l'emozione di rivedere Lucia. La sua immagine continuava a balenare nella mia mente, il suo sorriso, il modo in cui i suoi occhi brillavano quando rideva. Era passato troppo tempo da quando l'avevo vista l'ultima volta.

Durante il volo, cercai di distrarmi giocando con Keyne. Aveva portato con sé uno dei suoi giochi preferiti, un piccolo puzzle magnetico che adorava. Nonostante avessi la testa altrove, giocare con lui mi aiutava a rilassarmi. Guardavo il suo viso concentrato, le sue mani piccole che cercavano di mettere insieme i pezzi, e non potevo fare a meno di sorridere. Keyne era una fonte inesauribile di felicità, e la sua presenza mi faceva sentire sempre a casa, ovunque fossimo.

Keyne improvvisamente, attirò la mia attenzione, mostrandomi il puzzle completato.

«Bravo, campione!» dissi, dandogli un batti cinque. Il suo sorriso mi fece dimenticare per un attimo l'ansia che avevo addosso.

Mentre il volo proseguiva, mi lasciai andare ai miei pensieri. La mia mente tornava sempre a Lucìa. La nostra relazione stava diventando sempre più intensa, più profonda, e questo mi rendeva felice, ma allo stesso tempo mi spaventava un po'. Non ero mai stato così coinvolto da qualcuno prima d'ora, e l'idea di quanto Lucia fosse diventata importante per me era sia eccitante che destabilizzante. Pensavo a quanto fossimo cambiati in quei giorni a Kos, a come ci eravamo avvicinati, al modo in cui tutto era diventato così naturale tra di noi, quasi come se fosse sempre stato destino. Sentivo una strana sensazione di sollievo e insieme di responsabilità nel sapere che, tornato a Barcellona, avrei potuto vederla ogni volta che volevo.

Mentre l'aereo iniziava la discesa verso Barcellona, guardai fuori dal finestrino. Il sole stava calando all'orizzonte, tingendo il cielo di un arancione tenue che rifletteva sulle nuvole sotto di noi. L'atmosfera era calma, quasi surreale, e mi sentii incredibilmente grato per tutto ciò che stava accadendo nella mia vita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 28 ⏰

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