Capitolo 20

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Gideon

Il solo fatto che la stesse toccando mi mandava su tutte le furie.

Solo io la posso toccare, lei è mia.

Blair rise di gusto per la mia espressione granitica mentre si avvicina sensualmente, il corpetto nero e le calze a rete che le mettevano in mostra le mutande la rendevano attraente? Sì, tantissimo cazzo.

Ma la sua luce negli occhi, spinse ogni mio desiderio carnale nei recessi più remoti del subconscio. Quella luce malevola, era terrificante, lo sguardo assassino. Era pronta a tutto pur di ottenere quello che voleva.

Era uguale ad una sirena, bellissima e attraente, ti confonde con quelle sue forme così ben fatte, ma subito dopo di squarta come se fossi un regalo da scartare.

«Fatti sotto brutta strega» ringhiai. In risposta la frusta iniziò a volteggiare in aria per poi cercare di colpirmi, iniziando così un balletto tra vita e morte, la nostra unica speranza di salvezza.

Liberai il mio potere come un'onda a cui tutti furono soggetti, pochi secondi dopo infatti erano tutti per terra svenuti per l'alta tensione. Mi ricaricai pronto per il colpo finale, quando all'improvviso feci fatica anche solo a respirare.

Cazzo è vero che c'è anche Logan dalla loro parte

Strinsi i denti e con uno sforzo sovrumano riuscii a girarmi verso la fonte di quel potere che  bloccava la mia magia. La faccia rigata dalle lacrime mentre i suoi occhi ora azzurri per via del potere mi fissavano con sguardo perso.

«Logan! Vuoi seriamente farci questo?! Dopotutto quello che è successo?! Dopotutto quello che abbiamo vissuto!? Io ti riterrò sempre mio a...» non riuscii a finire la frase che la lama del suo coltello mi trapassava la spalla destra, prendendo in pieno un polmone.

Non riesco più a respirare

Se anche solo provavo ad incamerare aria iniziavo a tossire sangue mentre il dolore al petto aumentava.

Guardai il volto del ragazzo che un tempo mi era stato amico, gli occhi pieni di lacrime che gli inzuppavano il volto, mi guardavano disperati, in cerca di aiuto. Un urlo silenzioso che nessuno di noi aveva mai ascoltato.

«Non finire quella parola... Io... Non me lo merito...» la frase spezzata dai singhiozzi, l'aria che riuscivo a stento a respirare mi provocava stilettate di dolore in tutto il corpo, il sangue colava sia dalla mia bocca che dalla ferita e tutto iniziò a farsi sfocato.

«Tu... sarai... sempre... mio...amico...» espulsi tutta l'aria che ero riuscito ad incamerare dicendo le ultime mie parole. Puntai lo sguardo verso Hester svenuta sul divano, con le ferite che sanguinavano e mi si strinse il cuore.

Non posso mantenere la promessa, mia piccola rosellina, ma ti prego non piangere per me perché io ci sarò sempre accanto a te...

La lama mi venne tolta lentamente dal petto mentre ormai privo di forze cadevo a terra, i sensi offuscati mi permisero di non provare dolore durante la caduta.

Ripensai a Kevin e alle sue ultime parole prima di svenire... "Salva Aleys".

Mi dispiace amico mio, non sai quanto...

Alcune immagini di Hester nuda sul mio letto di qualche giorno fa, mi avrebbero portato a sorridere ma ora potevo solo provare dolore e piangere lacrime amare di sconfitta. Mentre altri ricordi affollavano la mia mente...

«Fratellone! Vieni a giocare con me!» guardai la piccola manina del mio fratellino prendendola senza indugio. Ci dirigemmo nel boschetto di fianco a casa nostra, lì c'era un laghetto bellissimo in cui ci andavamo sempre a giocare. La luce del sole di mezzogiorno rendeva l'acqua cristallina, mentre la foresta attorno a noi riluceva di luce e vita.

Phoenix. La luce nelle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora