Capitolo 27

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Kevin

Dopo la nostra fuga precipitosa dalla fortezza eravamo arrivati sul tetto della nostra gilda quasi del tutto illesi.

«Perché ti sei conciata in questo modo?» ringhiai appoggiando il corpo minuscolo di Aleys con delicatezza sui coppi.

Hester vagò con lo sguardo per poi guardare il cielo dei colori del tramonto, la notte stava per avvolgere ogni cosa e per qualche motivo questo pensiero riuscì a tranquillizzarmi.

Le sue iridi bordeaux si fissarono nelle mie e ci riconobbi gli stessi occhi di mia madre.

«Sai io a differenza tua non mi vergogno di ciò che sono realmente, e non dovresti farlo neanche tu. Siamo nati fatti così per un motivo, fratellone, il destino ci ha creati così per qualche scopo a noi ignaro, non pensi?» sospirò guardando con affetto Aleys che dormiva ignara di tutto questo.

«Penso che il destino sia un gran figlio di puttana a cui piace mettermi in difficoltà. Oppure molto più semplicemente: sono nato per errore come in effetti è successo, Hester. Io rompo qualsiasi schema di bene e male creato, per questo sono uno sbaglio»

«Il fatto di essere diversi non significa che si è per forza sbagliati» rispose lei sempre con le sue frasi poetiche che adorava tanto.

Sbuffai, non c'era modo di farle cambiare idea. Lei era l'unica che si ostinava a continuare a vedere la luce dove in realtà c'era solo del marcio e del rotto. Ma lasciarglielo credere dopotutto non mi dispiaceva.

Ad un certo punto vidi due grandi occhioni verdi fissarmi con curiosità.

«Dove siamo?»

La sua voce soave e un po' stridula mi fece sorridere.

Sembra così piccolina e indifesa

«A casa» rispose Hester guadagnandosi l'attenzione di Aleys che iniziò a studiarla con fare critico.

«Adoro il tuo nuovo look, sai?»

Hester la guardò stranita prima di scoppiare a ridere con Aleys.

Non ha paura di lei? Non ha paura di un demone?

Un gridolino stridulo ci mise tutti all'allerta.

E ora che cazzo c'era? Non abbiamo neanche un momento per riprenderci!?

Guardai verso l'alto e notai una figurina che cadeva ad una velocità spaventosa sempre più vicina al tetto, i capelli lunghi le svolazzavano attorno al viso mentre con il suo piccolo corpicino cercava di salvarsi in qualche maniera.

Fu questione di secondi, sentii soltanto il cambiamento della base di appoggio prima di afferrare al volo la bambina.

Sospesi a mezz'aria lei mi guardò e sorrise mettendo in mostra la sua dentatura a cui mancava qualche dente, i due occhioni ambrati mi stavano studiando attenti facendo trasparire la gioia che cercava di reprimere.

«Sei per caso tu il mio principe?» i suoi occhi traboccavano di speranza, ma purtroppo aveva sbagliato personaggio della storia.

Io sono il cattivo e devo rimanere tale.

Feci cenno di no con la testa mentre iniziavo a ritornare con passi cauti sul tetto, appena appoggiai i piedi sui coppi la bambina si sciolse dalla mia presa correndo ad abbracciare Hester tutta entusiasta.

«Tu...! Tu sei la ragazza super potente!! Sei mitica! Ho visto come hai schiacciato il cranio di quella strega contro il muro! È stato fantastico!» Hester sorrise imbarazzata per tutto questo affetto.

Phoenix. La luce nelle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora