31 - casa

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Così si trovava di fronte a casa di lei, con una margherita, il fiore preferito della ragazza.
Per poi bussare.
Bea era stupita di sentire qualcuno bussare alla sua porta.
Era sera inoltrata, e non aspettava assolutamente nessuno.
Appena aperta la porta si ritrovò la faccia imbarazzata del corvino col fiore in mano.
Quella scena le aveva già fatto sciogliere il cuore, ma doveva essere più forte.
Andrea aveva sempre avuto il potere di vincere su di lei, e ora lei non poteva più permetterlo.
Non dopo essersi sentita male per due settimane.
Così fece la cosa più semplice.
Gli chiuse la porta in faccia.
O almeno quello era il suo obbiettivo, visto che il corvino coi riflessi pronti riuscì a tenere uno spiraglio aperto.
"Ti prego Bibi, lasciami almeno parlare"
Andrea aveva la faccia da cane bastonato, era sicuramente pentito e si vedeva.
Beatrice nel frattempo si torturava il labbro, non sapendo cosa fare.
Lasciarlo parlare o farlo logare dentro?
Il suo cuore combatteva a gran voce contro il suo cervello.
Uno voleva chiarire, l'altro voleva far ovviamente prevalere l'orgoglio.
"Per favore" la supplicò il ragazzo.
Beatrice li non poteva che cedere.
Davanti ad Andrea le sue difese crollavano. Sempre.
"Sono incazzata nera, hai cinque minuti, vedi di non sprecarli"
Andrea nel sentire quelle parole esultò dentro di sé.
Poi capì che io tempo a disposizione era poco, e doveva sfruttarlo al meglio.
"So di aver sbagliato, di non essermi assolutamente comportato bene.
Immagino come tu possa esserti sentita. Ero così preso dall'euroforia, dalla folla e dalla gente che cantava le mie strofe che mi sono dimenticato di chi mi ha supportato quando nemmeno io credevo in me e nella mia musica.
So che non è una giustificazione valida, ma posso giurarti di averti sempre avuta nei pensieri, solo che poi dimenticavo di scriverti.
Sono stato un coglione, uno stronzo e non ti meriti sicuramente di essere in questa situazione, ma ti prego permettimi di rimediare".
Beatrice lo guardò, poi fu lei a prendere parola.
"Andrea tu non immagini nemmeno quanto io sia stata male a non sentirti, a leggere quei tuoi monosillabi distaccati dopo che avevo aspettato per giorni una tua risposta.
Non è la prima volta che sei il primo degli stronzi, e giuro certe volte mi sembri così tanto preso da me, poi il momento dopo sei già irriconoscibile.
Non ti capisco, dal vivo mi tratti come la cosa più bella che hai, poi a distanza ti dimentichi completamente di me.
Mi mandi in crisi, certe volte penso che tu mi stia prendendo in giro, te lo dico davvero.
Non mi sembra che tu tenga davvero a me".
La ragazza aveva ormai le lacrime agli occhi.
Il ragazzo si sentiva tremendamente in colpa per aver ridotto la persona che amava in quel modo.
Si sentiva davvero l'uomo peggiore sulla faccia della terra.
"Hai ragione, sono un emerito coglione e uno stronzo.
Non riesco mai a dimostrare quanto io ami qualcuno, che possa essere la mia famiglia, i miei amici oppure tu.
Non voglio essere una vittima, ma non posso non darti ragione.
Al contrario anche io onestamente l'avrei pensato, ma se non mi importasse nulla di te, io ora non sarei qui.
Non sarei rimasto nonostante tutti i problemi, non avrei provato a rimediare ogni cosa, me ne sarei completamente fregato e avrei fatto il mio gioco appena finito il tour.
Sono venuto qui solo per chiarire con te nonostante fra nemmeno un giorno e mezzo io sarò di nuovo in viaggio.
Sono qua solo per te, per dimostrarti che non gioco, che davvero ci tengo.
Ti prego, permettimi di rimediare, vedrai che il problema non persisterà".
La ragazza lo guardò negli occhi, dove purtroppo per il suo orgoglio leggeva solo sincerità.
Andrea così fece un passo avanti.
Le poggiò una mano sul fianco dove iniziò a disegnare piccoli cerchi.
Sapeva che fosse una fra le soluzioni migliori per sciogliere la ragazza.
E la ragazza sapeva di essere vicina a cedere.
Con Andrea così vicino non era mai riuscita a ragionare lucidamente.
Lui la mandava completamente in tilt, la partita contro di lui, lei la perdeva a prescindere.
Ma dentro di sé aveva quella voglia di farlo dannare.
Andrea stava cercando di far crollare le sue difese, perché sapeva come farlo, ma Beatrice non l'avrebbe lasciato vincere così facilmente.
Soprattutto dopo essersi sentita in quel modo.
"E io come faccio a crederti? Ogni volta siamo qua, punto a capo.
Ogni volta sempre problemi su problemi, tu che vieni, mi giuri di cambiare, poi sono sempre io da sola a cercare di rimediare tutto.
Siamo in due in questa storia, Andrea siamo una cazzo di coppia, invece sono io che trascino avanti la storia, perché purtroppo mi sono innamorata di te che sei un grandissimo coglione, e tu che scappi, scappi via.
So che ami la libertà, la vita e l'aria, non voglio toglietela, non sarà mai il mio intendo perché so che per te è fondamentale, ma voglio esistere anche io.
Tu pensi solo alle tue passioni, e io? Io che passo la primavera e l'estate ad aspettarti a casa, a contare i giorni sul calendario per quando dovrò rivederti, io come sto, te lo sei mai chiesto?"
Beatrice però aveva fatto prevalere la rabbia.
E Andrea era ora ferito.
"Ti sei pentita di esserti innamorata di me" disse deluso.
"No cazzo, perché nonostante tu sia un coglione io pendo dalle tua labbra, non riesco a levarti dal mio fottuto cervello e dal mio cuore.
Quindi no, perché più tu ti allontani, più io sono presa da te, è questo il problema.
Ora che sei qua io vorrei toglierti il fiato, ma sono così incazzata che non riesco a farcela".
La ragazza sputò quelle parole, senza pensare effettivamente a ciò che aveva appena ammesso.
Sul volto di Andrea la preoccupazione si era trasformata in gioia.
Quelle parole lo rendevano felice.
Beatrice, dopo essersi conto di ciò che aveva detto spalancò gli occhi.
"Ti prego, dammi al possibilità di dimostrarti che non sono quello che credi, che ci tengo a te"
"Ora quelle mie parole avranno solo gonfiato il tuo ego di merda"
disse la ragazza.
Eppure con Andrea lì, le era completamente passata la rabbia e la voglia di litigare e urlargli contro.
Andrea sorrise.
"Sia chiaro sei perdonato solo perché non voglio sprecare il poco tempo che possiamo passare insieme, se no saresti già finito a calci in culo a casa tua"
Poi lui rise e la baciò.
Si scambiarono amore, mancaza, e approfittarono poiché non avevano tanto di quel tempo.
"C'è solo un problema" disse il corvino.
"Cosa hai fatto ora?"
"Ho lasciato le chiavi di casa nel furgoncino"
"Dio che coglione"
"Possiamo dormire insieme?"
"Guarda te mi devo pure tenere un coglione in casa per un giorno e mezzo"
Ma in realtà Beatrice era molto contenta di quella situazione, semplicemente non lo avrebbe mai ammesso.

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